Commercio di volatili, uccelli di varie specie rare e protette, naturalmente illecito, un business anche questo. Che l’operazione Free Wild Life che la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore dott. Giovanni Bombardieri, i Carabinieri Forestali del Raggruppamento CITES-Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati a Danno degli Animali, supportati in fase investigativa dal NIPAAF di Reggio Calabria e coadiuvati in fase esecutiva dai militari del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria, del Reparto Carabinieri Parco Nazionale “Aspromonte” e del Gruppo Carabinieri Forestali, ha messo a termine. Le persone sottoposte a custodia cautelare sono in tutto otto, sette sono agli arresti domiciliari. Il reato contestato è associazione per delinquere.



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In pratica, gli accusati avevano allestito un commercio di specie rare e protette di volatili, peraltro con metodi violenti, infatti sono anche accusati di uccisione e maltrattamento di animali, sevizie e altro ancora. L’indagine è stata avviata due anni fa seguendo le tracce di una organizzazione criminale con appoggi all’estero, dove spesso venivano venduti gli uccelli, un mercato illegale su territorio nazionale e internazionale. In sostanza bracconieri che, secondo l’accusa, catturavano circa 200 e anche 300 esemplari al giorno rivenduti all’estero (ma finivano anche nei ristoranti) con costi che variavano dalla specie: da 25 a 100 euro per un cardellino, da 25 a 50 euro per un verdone, da 60 a 100 euro per un frosone. Una attività che incideva sull’ecosistema di zone come il parco dell’Aspromonte, alterando l’habitat, con un danno al patrimonio ambientale incalcolabile. Il volume d’affari per i bracconieri viene stimato in circa un milione di euro all’anno.



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