E’ stato ufficialmente licenziato dall’Atm, l’azienda dei trasporti pubblici milanese, l’autista che nel 2016 risultò positivo al test antidroga. Precisamente, durante un esame a sorpresa avvenuto nel luglio di quell’anno, A.V. venne trovato positivo alla cannabis, e il successivo 28 novembre venne sospeso. Da ieri la decisione è divenuta ufficiale, come stabilito dalla Cassazione, e già in precedenza dal primo e dal secondo grado. La difesa dell’ormai ex dipendente ATM si era basata su alcuni concetti chiave, come ad esempio il fatto che nel regio decreto numero 148 del 1931, riguardante il personale di ferrovie e tranvie, non esista alcuna sanzione per il consumo di droghe, bensì per l’ubriachezza. I giudici della Sesta sezione hanno però replicato dicendo che all’epoca l’unico modo per alterare la psiche era appunto l’ubriachezza.
DOVRA’ PAGARE ANCHE LE SPESE LEGALI
La Cassazione ha quindi smontato punto per punto la difesa, e il verdetto, come scrive Il Giorno, è destinato a fare giurisprudenza, visto che è la prima volta che arriva fino all’ultimo grado di giudizio. Ogni anno ATM effettua circa 6 mila controlli a “sorpresa”, visto che il preavviso massimo è di 24 ore, quanto basta comunque per rilevare tracce di droga. Una volta che il dipendente viene pizzicato con valori più alti del limite consentito, viene subito sospeso, in attesa di un procedimento disciplinare interno. Nel contempo il lavoratore viene segnalato in prefettura, e verrà poi recuperato in un Sert. Oltre al danno, la beffa, visto che il dipendente licenziato dovrà ora pagare anche 3.200 per le spese legali.