E’ ufficialmente terminata la fuga del tunisino Ben Mohamed Ayari Borhane, evaso dal carcere di Opera e considerato a rischio radicalizzazione. Otto giorni dopo è stato catturato a Palermo dopo aver precedentemente fatto tappa nel capoluogo emiliano. Tutti gli spostamenti li avrebbe effettuali in treno, come spiega l’agenzia di stampa Ansa. Gli accertamenti però proseguono al fine di fare luce sugli appoggi avuti dal 43enne in questi giorni, a partire da chi abbia fornito all’uomo il passaporto falso di cui era in possesso. Al momento il tunisino è rinchiuso nel carcere Pagliarelli di Palermo ma nei prossimi giorni sarà sentito dai magistrati. Quando è stato bloccato, nella serata di ieri, l’uomo stava per comperare un biglietto per la Tunisia. “Complimenti, ma come avete fatto?”, sono state le sue prime parole pronunciate dall’ormai ex evaso agli agenti del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria (Nic). Era ormai convinto di farcela, infatti, quando è stato bloccato proprio nell’atto di lasciare l’Italia. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



EVASO DI OPERA BLOCCATO NEL CAPOLUOGO SICILIANO

Otto giorni fa era evaso, nelle scorse ore è stato nuovamente catturato. Ben Mohamed Ayari Borhane, detenuto fuggito dal carcere di Opera nella notte fra il 17 e il 18 maggio, è finito nuovamente dietro le sbarre, preso dalle forze dell’ordine nelle scorse ore in quel di Palermo. Il detenuto di origini tunisine si stava imbarcando su una nave per la Tunisia, grazie ad un passaporto falso. La polizia lo aveva scoperto qualche ora prima ed aveva quindi fatto scattare la trappola, di modo da assicurarlo alla giustizia senza colpi di scena: una volta giunto alla biglietteria del porto, ha trovato davanti a se, invece di un normale bigliettaio, un agente della penitenziaria, mentre altri uomini lo avevano circolando per catturarlo.



GLI AGENTI LO STAVANO ATTENDENDO A PALERMO

Borhane è stato subito trasferito presso il carcere di Palermo, e a breve subirà un nuovo processo, che gli farà prolungare la sua permanenza dietro le sbarre. Il magrebino era considerato a rischio radicalizzazione, e si trovava nel carcere milanese per scontare una condanna relativa al traffico internazionale di droga. Aveva programmato la sua evasione in maniera meticolosa, quasi come in una scena da film: in cella aveva ingoiato una classica lametta da barba, quindi si era fatto ricoverare presso la struttura ospedaliera del Fate Bene Fratelli. Una volta giunto sul posto, mentre era in bagno, ha approfittato di un momento di distrazione dei suoi carcerieri per fuggire attraverso una finestra dell’ospedale. In galera si era autoproclamato imam, e raccoglieva materiale pro-Isis per arruolare altri seguaci.

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