Al sollievo dopo il ritrovamento, è subentrata per il piccolo Mohammed la preoccupazione riguardo la vicenda familiare vissuta dall’11enne pakistano. Diverse sono le segnalazioni dei vicini che parlando del piccolo come “schiavizzato”, costretto a pesanti lavori domestici, pulizie e trasporti. Ma alcuni vicini hanno anche raccontato di come Mohammed sia stato costretto a subire anche percosse fisiche dagli zii, nonostante le smentite dei parenti. E una testimonianza alimenta la preoccupazione per la situazione familiare del piccolo, come racconta una vicina: “Mohammed è buono, remissivo, ma si capiva che era terrorizzato da questi due zii. Una volta ho visto la zia che lo picchiava sul capo ripetendogli più volte ‘testa d’asino’. Non so se Mohammed meditasse la fuga da casa da lungo tempo, certo è che era esasperato dalla situazione. (agg. di Fabio Belli)



I VICINI SEGNALANO MALTRATTAMENTI

Aumentano i sospetti sui motivi che hanno portato il piccolo Mohammed, il bambino pakistano di 11 anni scomparso da Mirandola e poi ritrovato a Comacchio, ad allontanarsi dalla casa nella quale viveva insieme ai suoi zii. Sono sempre di più le testimonianze di chi sostiene che il bimbo era in realtà maltrattato dagli zii, e che la sua fuga sia stata dunque volontaria. Come riportato da Il Resto del Carlino, El Hachmi Abdallahoui, il vicino di casa che ha ritrovato la bicicletta del piccolo alla stazione dei treni di Mirandola, ha ricordato di quella volta che “il bambino aveva le braccia piene di lividi e il sangue al naso per le botte che lo zio gli stava dando nel cortile. Gli avevamo urlato di smetterla, il bimbo poverino piangeva spaventato, stava male”. Mohammed al momento è stato affidato ai servizi sociali: serviranno delle verifiche importanti prima di decidere per un suo eventuale reintegro nel nucleo degli zii. 



BAMBINO SCOMPARSO DA MIRANDOLA E RITROVATO A COMACCHIO

Cos’ha spinto Mohammed, 11 anni, il bambino pakistano scomparso venerdì da Mirandola e ritrovato a Comacchio, ad allontanarsi dal civico 10 di via de Amicis dove viveva con i suoi zii? Una situazione di disagio dalla quale ha deciso di scappare? Questo è uno dei sospetti che gli inquirenti e i servizi sociali saranno chiamati a chiarire prima di riaffidare eventualmente il piccolo Mohammed agli zii. Del resto è stato proprio l’undicenne, al momento del ritrovamento, a spiegare che “gli zii mi picchiano”. Una ricostruzione respinta dalla zia del bimbo, Sobia Liaot, che come riportato da Il Resto del Carlino spiega:”Il bambino è trattato come i miei due figli naturali; quando sono birichini prendono le pacche, ma non l’ho mai picchiato con un bastone di ferro. Sono responsabile di Mohammed, e con lui sono severa, ma lo sono anche con i miei due figli di 4 e 7 anni“. La donna ripete che “non è vero”, che il bambino viene maltrattato. Poi aggiunge:”Se non vuole più tornare a casa non so cosa dire“.



LO ZIO, “TORNERA’ A CASA: SANGUE DEL MIO SANGUE”

Di parere diverso rispetto alla moglie, evidentemente più deciso a riportare a casa il nipote, è lo zio di Mohammed. L’uomo, Mohammed Sarwar, come riporta Il Resto del Carlino assicura:”Io voglio che torni a casa con noi perché è sangue del mio sangue, e figlio del mio povero fratello morto due mesi fa a 35 anni, e se ogni tanto gli do qualche sculacciata è per il suo bene. Non voglio che da grande faccia l’operaio come me, ma che studi e diventi una brava persona con un lavoro importante, lui è un bambino molto intelligente“. Per il momento, però, il Servizio Tutela Minori dell’Area Nord vuole andarci coi piedi di piombo. La responsabile Federica Pongiluppi ha dichiarato di non aver mai ricevuto segnalazioni di eventuali maltrattamenti:”Ora sappiamo, prima non sapevamo nulla. Il bambino è attualmente in custodia ai servizi sociali di Comacchio”.