San Filippo
Il 3 maggio è il giorno dedicato alla venerazione dei Santi Filippo e Giacomo, entrambi apostoli di Gesù. Del primo sono ben poche le notizie conosciute e la maggior parte delle informazioni che abbiamo ci arrivano dalle Sacre Scritture. Di Filippo si sa che nacque a Betsaida, sul lago di Genesaret e che era profondamente amico di Bartolomeo. Nei Vangeli il suo nome spicca durante la narrazione della miracolosa moltiplicazione dei pani e dei pesci. È proprio a lui, infatti, che Gesù si rivolge chiedendogli come avrebbero potuto sfamare tutte le persone che li avevano seguiti a piedi per un cammino così lungo. Filippo, da uomo onesto e concreto, rispose che nelle condizioni in cui erano non avrebbero mai potuto sfamare tutti, ma la sua risposta fu smentita dal miracolo di Gesù. Avvolta dal mistero è, invece, la sua morte. Secondo alcune tradizione, l’apostolo Filippo morì come Gesù, quindi crocifisso, forse durante le persecuzioni dei Cristiani attuate da Domiziano o in quelle che seguirono ordinate da Traiano. Le sue reliquie furono portate nella Chiesa dei Santi Apostoli a Roma e composte accanto a quelle di Giacomo e per tale motivo i due Santi vengono festeggiati lo stesso giorno.
San Giacomo, il Minore
Di Giacomo, detto il Minore, non si parla nei Vangeli, ma tutto quello che si conosce di lui viene dagli Atti degli Apostoli. Qui risulta che Giacomo, oltre a essere il cugino del Signore, fu Vescovo di Gerusalemme. La sua autorità nella prima comunità cristiana è evidente quando Pietro viene liberato dalla prigione da un angelo e subito corre da Giacomo per avvisarlo dell’accaduto. Ma ciò che lo rende noto ancora ai giorni nostri è soprattutto l’aver scritto la prima delle sette lettere indirizzate alle dodici tribù della diaspora, vale a dire gli Ebrei convertitisi al cristianesimo ed emigrati in Fenicia, Siria e Cipro. Nella lettera Giacomo si rifà al discorso della Montagna e sottolinea l’importanza della fede, della giustizia e della carità. Ma molto di Giacomo ci è pervenuto grazie a Eusebio, storico della Chiesa. Dai racconti l’apostolo viene descritto come un uomo saggio legato al voto del nazireato, quindi non consumava alcool e carne, non tagliava i capelli e praticava spesso penitenza e digiuno. Considerato come una persona giusta da tutti, anche dagli Ebrei, fu però condannato a morte per lapidazione per ordine del Sacerdote Hanan II. Durante il processo fittizio, Giacomo fu invitato a rinnegare l’esistenza di Dio ma egli non cedette. Un sacerdote cercò di fermare il massacro perpetrato ai danni di una persona tanto retta ma venne comunque ucciso sul colpo da un gualchieraio armato della mazza di legno che viene usata per battere le vesti.