Il no definitivo è giunto e conferma quanto già detto da Papa Giovanni Paolo II nel 1994: le donne non potranno essere e non saranno ordinate prete. La Santa Sede, tramite la decisione del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (Cdf), ha così stabilito provando a mettere fine a numerose polemiche suscitate da ambienti di Chiesa “riformisti” che vorrebbero come novità nel nuovo Millennio l’accesso al sacerdozio anche per le donne. Con un lungo articolo sull’Osservatore Romano (qui il testo integrale) l’arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer (che diverrà cardinale il prossimo 28 giugno, ndr) ha spiegato la netta differenza tra la Chiesa Cattolica e quella Anglicana o Protestante sul fronte sacerdozio femminile: «Gesù Cristo ha voluto conferire il sacramento dell’ordine a 12 apostoli, tutti uomini, che a loro volta lo hanno comunicato ad altri uomini», scrive il prelato spagnolo. In questo modo, «la Chiesa si è sempre riconosciuta vincolata a questa decisione del Signore, la quale esclude che il sacerdozio ministeriale possa essere variamente conferito alle donne». Lo stop del gesuita Ladaria, voluto fortemente da Papa Francesco, farà discutere soprattutto negli ambienti tedeschi e del Sud America che spingevano già dal Pontificato di Benedetto XVI per un radicale cambiamento in Vaticano.
RESTA LA DECISIONE DI GIOVANNI PAOLO II DEL 1994
Del resto, «Sull’ordinazione di donne nella Chiesa l’ultima parola chiara è stata data da Giovanni Paolo II nel 1994, e questa rimane», aveva detto Papa Bergoglio tornando nel novembre del 2016 dal suo viaggio lampo in Svezia. E così ha ribadito anche Ladaria nel lungo articolo con il quale sancisce chiusa la “possibilità” di nominare donne prete. «Il carattere definitivo della dottrina di ‘Ordinatio sacerdotalis”» è il titolo del decreto scritto dalla Cdf per fugare i possibili dubbi a riguardo: «La Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa», ha scritto ancora l’arcivescovo che guida la Congregazione depositaria della fede cattolica. «Desta seria preoccupazione veder sorgere ancora in alcuni Paesi delle voci che mettono in dubbio la definitività di questa dottrina», ammette il Prefetto gesuita che argomenta nel dettaglio. «Per sostenere che essa non è definitiva si argomenta che non è stata definita ex cathedra e che, allora, una decisione posteriore di un futuro Papa o Concilio potrebbe rovesciarla. Ma seminando questi dubbi – commenta ancora Ladaria sull’Osservatore Romano – si crea grave confusione tra i fedeli, non solo sul sacramento dell’ordine come parte della costituzione divina della Chiesa, ma anche sul magistero ordinario che può insegnare in modo infallibile la dottrina cattolica». Il Prefetto ribadisce come San Giovanni Paolo II che l’infallibilità non riguarda solo pronunciamenti solenni di un Concilio o del Sommo Pontefice quando parla ex cathedra, ma anche «per l’insegnamento ordinario e universale dei vescovi sparsi per il mondo, quando propongono, in comunione tra loro e con il Papa, la dottrina cattolica da tenersi definitivamente».