Il settimo anno consecutivo della Juventus tornata Juventus è come il settimo continente del pianeta Terra: la Zealandia. Circa un anno fa una ricerca pubblicata su Gsa Today, la rivista della Geological Society of America ha dichiarato che i continenti non sono sei ma sette. La Zealandia, un’area di quasi 5 milioni di chilometri quadrati, ha più o meno la stessa grandezza del subcontinente indiano, ma a differenza sua è sommersa per il 94% dalle acque che si trova intorno alla Nuova Zelanda, la sua terra emersa principale. «La Zealandia mostra come nelle scienze naturali sia possibile trascurare i fenomeni più grandi e più ovvi» scrivono i ricercatori. Ergo più si è concentrati, meno si capisce. Durante l’intervallo di Juventus-Bologna, parziale 0-1, do un’occhiata a Facebook e trovo subito Nina Moric in foto ginnica, con didascalia che recita: “date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto”. Sono d’accordo.



Anche la Curva Sud dell’Allianz Stadium credo lo sia e forse ha intuito pure quale possa essere la missione: non perdere tempo. Per far ciò occorre una sola cosa in principio: essere la Juventus, ovvero quella che squadra che dubbi non ha, tempo non perde con cose che sa già non rientrare nel termine realtà, applausi non chiede perchè consapevolezza di sé ne ha. Se sei fai. Fare la Juventus vien da sé, la Vittoria chiede solo ospitalità. Nel secondo tempo di Juventus-Bologna la Vecchia Signora torna a essere sé stessa e a fare ciò che le riesce meglio: cucinare gli avversari. L’epilogo è scontato, il sapore del successo inutile raccontarlo. Libertà e basta. Libertà di essere sé stessi che poi è la condicio sine qua non per capire la libertà, come dissi tempo fa in Svizzera. Libertà pure dagli slogan, perché vincere alla Juventus è solo una conseguenza. Essere la Juventus è l’unica cosa che conta davvero.



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