Si è ripetuto il miracolo di San Gennaro. Nel pomeriggio di ieri il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, ha aperto la cassaforte nella Cappella del Tesoro, dove si trova appunto la teca con le ampolle, e il sangue del patron della città partenopea e dell’intera Campania, era già sciolto. Una volta giunti nella basilica di Santa Chiara il busto di San Gennaro e quello dei compatroni, Sepe ha ufficializzato lo scioglimento del sangue, a cui è seguito il tradizionale sventolio del fazzoletto bianco. Quella di Napoli di San Gennaro, è una delle processioni più amate dai fedeli partenopei, a cui prendono parte migliaia di persone, e che si snoda lungo le vie del caratteristico centro storico del capoluogo campano. Molti i curiosi che arrivano da fuori per assistere alla tradizione, e ieri vi era anche Emanuele Filiberto di Savoia.
LE PAROLE DEL CARDINALE SEPE
Il miracolo di San Gennaro avviene tre volte all’anno: la prima occasione è il 19 settembre quando c’è la festa del paese, quindi l’inizio di maggio, e infine, il 16 dicembre, per la festa del patrocinio in cui si ricorda l’eruzione del Vesuvio del 1600. Quello dello scioglimento o della liquefazione del sangue, non è un avvenimento così scontato, visto che capita a volte che il sangue rimanga allo stato solido: «E’ il sangue della malavita, quella comune o quella organizzata, che resta un vero cancro di questa meravigliosa terra – le parole dell’arcivescovo di Napoli in occasione della messa, dopo aver mostrato il sangue – che non riesce a liberarsene del tutto, nonostante la reazione e la lotta della gente sana, nonostante una diffusa cultura antimalavitosa, nonostante l’impegno e i successi delle forze dell’Ordine».