In questo processo d’appello le accuse di Nicole Minetti a Silvio Berlusconi sono state maggiormente circostanziate, tanto che in molti osservatori hanno sottolineato come l’ex consigliera della Regione Lombardia per il PDL abbia di fatto scaricato Berlusconi, parlando esplicitamente di prostitute all’interno della villa di Arcore. Nonostante questa strategia, per l’ex igienista dentale poi dedicatasi alla politica è arrivato solo un piccolo sconto di pena, con una condanna a 2 anni e 10 mesi che non può di certo soddisfare la strategia della difesa, anche perché, pur alla luce della riduzione di pena in cui sono state prese in considerazione diverse attenuanti, di fatto l’istanza della difesa non è stata accolta. Il processo andrà comunque avanti verso il suo ultimo capitolo, con il ricorso in Cassazione. (agg. di Fabio Belli)
“FIDUCIA NELLA GIUSTIZIA”
C’è delusione tra i legali di Emilio Fede e Nicole Minetti dopo la sentenza della Corte d’Appello di Milano che, seppur con lievi sconti alla durata delle pene, ha confermato di fatto l’impianto accusatorio dei precedenti gradi di giudizio. In particolare, gli avvocati dell’ex igienista dentale, oltre a ribadire che presenteranno anche ricorso in Cassazione, hanno mostrato sorpresa per il fatto che non sia stata sollevata la questione di legittimità costituzionale, sollevata a suo tempo dalla Corte d’Appello di Bari, in merito al reato di favoreggiamento della prostituzione. Ad ogni modo, pur contestando il fatto che non vi sia stata induzione alla prostituzione e, parlando a proposito degli imputati di un normale “esercizio della libertà sessuale”, la difesa ha comunque provato a smorzare i toni, sottolineando che intanto alcune accuse sono cadute e che comunque la stessa Nicole Minetti, nonostante la sentenza, continua ad avere piena “fiducia nella giustizia italiana”. (agg. R. G. Flore)
LA DIFESA, “PROSTITUZIONE? LIBERO ESERCIZIO PROFESSIONALE”
Mentre a ogni grado di processo le pene inflitte a Nicole Minetti ed Emilio Fede continuano a diminuire vergognosamente (la difesa dell’ex consigliere regionale ha avuto il coraggio di definire la prostituzione “un libero esercizio professionale”) si va verso la riunificazione del filone principale del processo Ruby tre. Quello di oggi infatti era il Ruby bis, nel terzo appare anche Silvio Berlusconi con altri 23 imputati, in corso alla decima sezione penale. Qui si tratta dei versamenti di denaro fati dall’ex capo di governo in cambio delle quattro ospiti ai festini di Arcore, Aris Espinosa, Elisa Toti, Miriam Loddo e Giovanna Rigato. Il processo comincerà il 9 maggio. La difesa non si è opposta all’istanza di riunificazione (Agg. Paolo Vites)
RUBY BIS PENE RIDOTTE
Dopo che la quarta sezione penale della Corte d’Appello di Milano si è espressa sugli imputati Emilio Fede e Nicole Minetti in quello che era il processo Ruby bis, arrivano le prime reazioni da parte degli avvocati della difesa a una sentenza che, di fatto, conferma le condanne del grado precedente anche se comminando pene leggermente più lievi. Infatti, nella sua requisitoria, il pg Daniela Meliota aveva ribadito il “ruolo fondamentale” avuto dai due nel fornire supporto logistico (ovvero le abitazioni) alle ragazze, favorendo e inducendole alla prostituzione a favore dell’ex premier Silvio Berlusconi: dunque è stato confermato l’impianto accusatorio e scagionando Fede e la Minetti solo da alcune delle imputazioni a loro carico. In attesa delle motivazioni dei giudici, che arriveranno fra 90 giorni, Paolo Righi e Pasquale Pantano (quest’ultimo difensore dell’ex igienista dentale) hanno spiegato ai giornalisti presenti che “torneremo in Cassazione, che per fortuna è sempre a Roma”, aggiungendo che sono sorpresi che non sia stata sollevata la questione della legittimità costituzionale sulla Legge Merlin. Per Maurizio Paniz, invece, che si occupa della difesa di Emilio Fede, la sentenza odierna rappresenta comunque “una ulteriore assoluzione per moltissime vicende” e anche lui ha ricordato che resta comunque l’ultimo gradino della Cassazione e che nei tempi debiti verrà presentato ricorso. (agg. R. G. Flore)
CONDANNATI IN APPELLO EMILIO FEDE E NICOLE MINETTI
Come era previsto, la sentenza era prevista dopo le ore 16 e dopo una lunga Camera di Consiglio, i giudici della Corte d’Appello del Tribunale di Milano hanno dato il loro responso in merito al secondo grado bis del cosiddetto “Processo Ruby bis” a carico non solo dell’ex showgirl Nicole Minetti ma anche dell’ex direttore di Rete 4, Emilio Fede: e per entrambi è arrivata la condanna, come peraltro molti si aspettavano e nonostante l’estremo tentativo delle difese, in particolare quella della Minetti, che aveva provavo ad equiparare, con un arzigogolato parallelismo, il suo caso a quello del radicale Marco Cappato col dj Fabo, spiegando che la ragazza aveva “aiutato le Olgettine nel loro libero esercizio della prostituzione”. Per Emilio Fede, la Corte d’Appello ha deciso una condanna di 4 anni e 7 mesi, più severa di quella comminata alla stessa Minetti (2 anni e 10 mesi). Insomma, pene ridotte per entrambi, nonostante il pg di Milano, Daniela Meliota, avesse chiesto la conferma delle condanne comminata dal precedente appello per “induzione e favoreggiamento della prostituzione”. (agg. R. G. Flore)
DIFESA MINETTI, “LEI COME CAPPATO CON DJ FABO”
La difesa sentita questa mattina dall’avvocato di Nicole Minetti al processo sul Ruby bis – oggi è attesa la sentenza per il processo d’appello bis a carico di Emilio Fede e Nicole Minetti per la vicenda delle “cene eleganti” ad Arcore – è stata senza dubbio sbalorditiva, arrivando ad un paragone che difficilmente era preventivatile. «Come Marco Cappato ha aiutato Fabiano Antoniani (D Fabo) ad esercitare il suo diritto a essere libero di morire, così Minetti ha agevolato il diritto delle ragazze all’esercizio della libertà sessuale» nell’esercizio della prostituzione. Un diritto, quello di decidere della propria vita, che la difesa della ex consigliera lombarda vuole rilanciare sollevando una questione di legittimità costituzionale (qualora non dovesse esserci l’assoluzione) relativa al reato di favoreggiamento che invece imiterebbe la libertà di autodeterminazione nella sfera sessuale. Insomma, le parole dell’avvocato Pasquale Pantano poste davanti alla Corte d’Appello di Milano nel secondo grado «bis» del processo «Ruby bis» faranno discutere assai e rappresentano un ultimo tentativo di smuovere i giudici del Tribunale di Milano davanti al processo legate alle “cene eleganti” di Arcore.
OGGI PREVISTA LA SENTENZA
I giudici sono ora entrati nella Camera di Consiglio a Milano per emettere sentenza, non prima delle ore 16, sugli accusati e imputati Emilio Fede e Nicole Minetti: se per la seconda abbiamo già detto l’ultimo appello fatto dalla difesa, l’avvocato dell’ex direttore Tg4 ha spiegato come «debba esserci l’assoluzione per Fede perché il fatto non sussiste», tanto per il reato di tentata induzione alla prostituzione di Ambra Battilana, Imane Fadil e Chiara Danese, quanto per quello di favoreggiamento alla prostituzione di Roberta Bonasia e Ruby. L’avvocato Salvatore Pino ha chiesto alla Corte, «Perche’ il favoreggiamento di queste due e non delle altre ragazze? Bonasia non ha nessun rapporto con Fede, anzi la ostacola. In un’intercettazione, sottolinea che lei e’ la favorita di Berlusconi, forse hanno anche avuto una relazione sentimentale. C’è un rapporto di predilezioni con Berlusconi, che c’entra Fede? Quanto a Ruby, non risulta che Fede l’abbia favorita in alcun modo, dopo averla accompagnata ad Arcore per il primo incontro, il 14 febbraio 2010, circostanza che non è reato come ha detto anche il pg». Non solo, secondo la difesa tanto di Minetti quanto di Fede, nessuna delle tre ragazze in questione «si è mai prostituita ad Arcore, lo dicono gli atti del processo e lo conferma la Cassazione», concludono gli avvocati. Ora la parola ai giudici, in attesa della sentenza finale.