In Argentina è in atto la discussione parlamentare relativa all’approvazione della legge che renda legale l’aborto. In sostanza, il presidente della Repubblica ha dato il via lo scorso aprile a una serie di progetti di legge che prevedono diversi gradi di liberalizzazione. Il 27 marzo si è tenuta a Buenos Aires una grande marcia in difesa della vita con decine di migliaia di partecipanti, replicata contemporaneamente in diverse altre città del paese. Tra gli stessi parlamentari dello schieramento pro aborto che fanno capo al partito al governo, molti sono quelli che non hanno apprezzato questa iniziativa personalistica del capo dello stato. Si stanno tenendo numerose audizioni parlamentari in cui prendono la parola anche semplici cittadini di ognuno dei due schieramenti. E’ stato questo il caso di un giovane, Christian, nome non casuale, che è intervenuto per i sostenitori del diritto alla vita purtroppo davanti a un’aula semi vuota. Il giovane è figlio di una madre, neanche ventenne, che venne stuprata rimanendo incinta.



“GRAZIE DI NON AVERMI ABORTITO”

Mise al mondo il figlio e lo diede in adozione. A 15 anni Christian ha scoperto di avere una madre biologica, cosa che i genitori adottivi non avevano intenzione di tenergli nascosta e anni dopo, una volta sposato, si è messo a cercarla. Ha così scoperto che la donna era emigrata dalla provincia a Buenos Aires a 12 anni per fuggire alla povertà, ma aveva subito numerosi abusi, tra cui uno stupro rimanendo incinta. Raggiunta telefonicamente, hanno deciso di incontrarsi. Dopo alcuni momenti di comprensibile silenzio, il giovane le ha detto: “Voglio che tu sappia che ti ho cercata per dirti grazie di non avermi abortito”. La madre, in lacrime, gli ha risposto che non c’era stato giorno della sua vita in cui non aveva pensato a lui. Questo è quello che Christian ha raccontato ai parlamentari, per poi dire: “Se avesse deciso di abortirmi invece di farmi nascere, non sarebbe cambiato nulla. Avrebbe pensato a quel bambino ogni giorno della sua vita allo stesso modo”. La domanda che dobbiamo farci oggi, ha aggiunto, “non è quando comincia la vita, ma se la vita è degna di essere vissuta. Permettiamo a tutti i bambini di nascere come è stato permesso a me, altrimenti sarei stato solo un altro bambino abortito. Una storia che comincia con così tanto dolore e ingiustizia come la mia, nelle mani di Dio diventa una bella storia che vale la pena raccontare” ha concluso. 

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