Modello diretta redazionale Mentre la comunità del centro sardo di Sestu è letteralmente sotto shock per la notizia del suicidio della 64enne bidella Agnese Usai, accusata di pedofilia, pian piano si ricostruisce la vicenda che ha portato la donna al drammatico gesto, probabilmente incapace di resistere all’onta di una simile accusa e alle voci che, in centri così piccoli, si moltiplicano attorno a casi così spinosi. A dare il via alle indagini era stata infatti la denuncia presentata da una coppia di genitori di una bimba di quattro anni che frequentava la scuola materna dove lavorava la bidella: nonostante i riscontri negativi da parte di tutti i testimoni sentiti e nelle varie intercettazione telefoniche e ambientali acquisite, gli inquirenti avevano deciso circa un anno fa di procedere con l’incidente probatorio e successivamente comunicando alla donna la chiusura delle indagini preliminari. Probabilmente è stata la mancata archiviazione a far scattare qualcosa nella signora Usai che ha deciso di farla finita, pur protestando la sua innocenza nell’ultimo messaggio lasciato prima di suicidarsi: tuttavia, non è chiaro perché la donna non abbia voluto presentare una sua memoria difensiva rispetto alle accuse e il suo avvocato, Walter Pani, non ha voluto per il momento rilasciare alla stampa alcuna dichiarazione né sull’accaduto né sull’indagine a cui era stata sottoposta la bidella. (agg. R. G. Flore)



GENITORI E INSEGNANTI LA DIFENDONO

Ha profondamente scosso la comunità di Sestu, il suicidio di Agnese Usai, 64enne bidella di una scuola materna della cittadina in provincia di Cagliari, morta dopo che non riusciva più a sostenere le accuse di pedofilia. Il tragico gesto risale alla serata di lunedì, un’accusa troppo infamante per una lavoratrice, che come sottolineato da La Repubblica, ha sempre svolto il suo lavoro in maniera impeccabile, mai un richiamo, fino appunto a quella macchia indelebile, quello sfregio troppo evidente da portare in giro. Genitori, colleghi e conoscenti la sostengono, come ad esempio fa una vicina, che spiega: «È stata colpita proprio in quello che amava di più, i bambini e il suo lavoro. Non si era sposata e aveva anche un carattere brusco, ma per la scuola e i suoi bimbi si è sempre fatta in quattro. Sono convinta che, se qualcosa c’è stato, si sia trattato di un terribile malinteso. Lei era sempre molto rigorosa». Dichiarazioni simili quelle dei bidelli della scuola dove lavorava Agnese: «Era una persona corretta e attaccata al lavoro non si risparmiava ed era un punto di riferimento per i bimbi». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



IL CORDOGLIO DI SESTU

Nuovi aggiornamenti sulla tragica vicenda di Sestu, con la bidella Agnese Usai che ha deciso di togliersi la vita dopo essere stata accusato di pedofilia. Vi abbiamo raccontato i fatti che hanno coinvolto la sessantaquattrenne, che prima di suicidarsi ha lasciato un biglietto: “La gente è solamente capace di giudicare. Sono innocente”. Un macigno, quell’accusa di abuso sessuale su una bambina di quattro anni, troppo pesante per la bidella. Come sottolineato dai colleghi de L’unione Sarda, la notizia della scomparsa di Agnese Usai si è diffusa rapidamente. In tanti conoscevano la donna e in molti la difendono a spada tratta dall’accusa che le è steata mossa. Parenti, ex colleghi e vicini di casa si sono detti increduli, disperati per la tragica morte della donna. (Aggiornamenti di Massimo Balsamo)



NON ERA STATA RINVIATA A GIUDIZIO

I colleghi dell’Unione Sarda hanno provato a ricostruire la complessa vicenda degli ultimi mesi di Agnese Usai, specie a livello giuridico visto che dietro al grave suicidio avvenuto a Sestu ci sarebbe proprio quell’accusa infamante di atti pedofili con una bimba di 4 anni nel bagno di scuola. Gli accertamenti sono durati a lungo e sono giunti fino alla notifica di conclusione indagini qualche mese fa: la bimba, intanto cresciuta dopo i fatti in oggetto due anni fa, è stata di nuovo in un ambiente protetto davanti ad un giudice. Presenti anche gli avvocati dell’indagata, e la piccola avrebbe confermato di fatto gli abusi raccontati anche due anni prima: a questo punto, le indagini sono concluse e si stava attendendo che alla Usai fosse notificato il mandato di comparizione davanti ai giudici per farsi interrogare. «Agnese Usai avrebbe potuto ancora farsi interrogare, presentare memorie e provare a chiarire la sua posizione al magistrato e agli investigatori prima che venisse formalizzata una richiesta di rinvio a giudizio», spiegano dall’Unione Sarda. Ma questo purtroppo non è avvenuto e quelle accuse gravissime ora rimarranno “sospese” dietro al drammatico suicidio. (agg. di Niccolò Magnani)

“SONO INNOCENTE, LA GENTE GIUDICA E BASTA”

«Sono innocente». Così ha deciso di farla finita un’ex bidella di 64 anni, accusata di pedofilia. Lo ha fatto nella sua abitazione, dopo aver ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini da parte della Procura di Cagliari. Nonostante il peso tolto, l’anziana donna non ha retto le accuse che le sono piovute addosso negli ultimi 24 mesi, togliendosi così la vita. La vicenda inizia appunto due anni fa, dopo che i genitori di una bambina di 4 anni frequentante una scuola materna di Sestu, un paese in provincia di Cagliari, hanno deciso di denunciare per abusi sessuali la donna. Un’accusa giunta dopo 40 anni di carriera di lavoro fra i bimbi, che ha distrutto la vita della stessa bidella.

NESSUNA PROVA DA PARTE DELLE FORZE DELL’ORDINE

Molto probabilmente, da quel giorno, la bidella è stata etichettata da tutti come pedofila, isolata e lasciata a se stessa. «La gente è solamente capace di giudicare – si legge nel messaggio lasciato dopo il suicidio – sono innocente». Non ce l’ha fatta a reggere un’accusa così infamante, che stando alla piccola di 4 anni, avrebbe abusato della stessa dopo averla portata in bagno. Gli inquirenti hanno iniziato ad indagare, per cercare di capire se realmente la bidella abusasse della bimba “accusatrice”, e sia le intercettazioni, sia i riscontri con eventuali casi analoghi, hanno sempre dato esito negativo. A darne notizia, sono i colleghi dell’edizione online del quotidiano L’Unione Sarda.