18 giorni tra sotterfugi, tentativi di fuggire in Iran e menzogne: poi invece il crollo e la confessione di un padre che per evitare la vita “occidentale” della figlia ormai più bresciana che pakistana le ha rotto l’osso del collo con l’aiuto del figlio e dello zio (che però non avrebbe partecipato materialmente all’omicidio). Il caso di Sana Cheema si appresta alla conclusione con l’orrore di quanto purtroppo abbiamo già visto più volte nei rapporti “folli” di alcune famiglie islamiste, specie nel Medio Oriente e dell’Asia centrale. Mustafa Ghulam (il padre), Adnan (il figlio) e Mazhar Iqbal (lo zio) ora rischiano grosso visto che per loro si teme la pena di morte qualora le autorità dovessero confermare la loro colpevolezza. Lo strangolamento a mani nude peggiora la situazione già compromessa della famiglia che non poteva accettare quella figlia così diversa da loro e addirittura ribelle nel non accettare il matrimonio combinato “con l’inganno” (avendola chiamata con una scusa dall’Italia per farla venire apposta in Pakistan). «Ci dissociamo completamente da questo terribile ed efferato delitto», ha detto Jabran Fazal, responsabile dell’associazione culturale Pak a Brescia. (agg. di Niccolò Magnani)
COINVOLTO ANCHE UN CUGINO
Sana Cheema non è stata stroncata da un malore, ma uccisa. L’autopsia ha drammaticamente confermato ciò che si era sospettato fin dall’inizio. Ora i tre artefici dell’omicidio – padre, zio e fratello – sono in carcere per un delitto bestiale: l’hanno strangolata fino a spezzarle l’osso del collo. La sua “colpa” è stata vivere a Brescia comportandosi da “occidentale”. I suoi aguzzini l’hanno quindi fatta andare in Pakistan con l’inganno, poi hanno provato a imporle un matrimonio combinato, ma il suo “no” ha portato al “delitto d’onore”, come lo ha definito la stampa pachistana. Dopo l’omicidio il tentativo di depistaggio, ma il rapporto medico parla chiaro. Il segretario della comunità pakistana in Italia, Raza Asif, ha spiegato – come riportato dal Giornale – che «è coinvolto anche un cugino della giovane (accusato di aver trasportato il cadavere fino al luogo di sepoltura) e il medico che ha firmato il certificato di morte. È stato proprio il medico a denunciare i familiari 25enne. Da qui la riesumazione del cadavere e la successiva autopsia». Padre, zio e fratello di Sana Cheema avrebbero anche tentato la fuga verso l’Iran, ma sono stati bloccati in tempo. Ma il padre avrebbe già confessato di aver ucciso la figlia, morta in Pakistan lo scorso 18 aprile. Lo riferiscono media pachistani. La Procura di Brescia intanto si è messa in contatto con l’Ambasciata italiana ad Islamabad per avere tutta la documentazione sul caso, avendo aperto un’inchiesta. (agg. di Silvana Palazzo)
PROCURA BRESCIA CHIEDE CARTE INCHIESTA
Nel giorno in cui è stato reso noto il referto dell’autopsia sul corpo della povera Sana Cheema, strangolata probabilmente dai suoi familiari (il padre, il fratello e lo zio sono in custodia cautelare presso la polizia pakistana) perché aveva rifiutato il matrimonio per lei combinato, anche in Italia la giustizia ha cominciato a muoversi, anche se ha dovuto attendere oltre tre settimane per avere conferma di ciò che prima solo si sospettava, ovvero che la 25enne che era cresciuta a Brescia non era certo morta per cause naturali (un infarto, secondo il certificato di morte falsificato ad hoc da un medico pakistano, anch’egli indagato): per questo motivo la Procura del capoluogo lombardo non solo ha aperto un fascicolo nel quale però, al momento, mancano le ipotesi di reato e a carico di nessun indagato, e ha pure chiesto all’ambasciata italiana in Pakistan, ad Islamabad, di poter acquisire tutti i documenti del caso prodotti dalla polizia locale assieme all’esame autoptico per capire anche i motivi di un ritardo così lungo nell’emergere della verità. Secondo fonti giornalistiche del Paese asiatico, in realtà la situazione si è sbloccata solo negli ultimi giorni (con l’autopsia svolta sul corpo di Sana) a seguito del montare della protesta di alcune associazioni e delle stesse pressioni fatte dai media sulle autorità su un caso che oramai travalicava i confini nazionali. (agg. R. G. Flore)
INSORGE IL LEGHISTA PAOLO GRIMOLDI
Proseguono i commenti di indignazione nei confronti dell’assassino della giovane Sana Cheema, 25enne pakistana ammazzata da padre, fratello e zio, perché voleva sposare un italiano. L’ultimo a dire la sua su questo atroce delitto è il leghista Paolo Grimoldi, che come riportato dall’edizione online de Il Giornale, ha puntato il dito contro una branchia dell’Islam: «Questa vicenda terribile – ammette l’esponente del Carroccio – conferma che un certo islam, quello più oltranzista, non è compatibile con il nostro modo di vivere, con i nostri valori e che è impossibile un’integrazione, da parte di certi islamici fondamentalisti, che non si trasformi in una sottomissione da parte nostra». La ragazza viveva a Brescia, poi aveva fatto tappa in Pakistan dove aveva rifiutato un matrimonio combinato organizzato dal padre, perché voleva sposare l’italiano. Peccato però che in Italia non sia più tornata visto che, il giorno prima di imbarcarsi sull’aereo, è stata strangolata dai suoi famigliari, ma è difficile parlare di “famiglia” in certi casi… (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
22 GIORNI DI ATTESA
Adesso che quelli che erano solo dei sospetti sono stati purtroppo confermati dall’arrivo dell’autopsia eseguita in Pakistan sulle spoglie della povera Sana Cheema, oltre allo sdegno per un omicidio insensato che potrebbe essere stato commesso dagli uomini della sua famiglia restano anche alcuni interrogativi, ai quali dovranno rispondere le autorità del Paese asiatico. Infatti, la verità è emersa solamente 22 giorni dopo la morte della 25enne che in Italia risiedeva nel bresciano e, stando a quanto si apprende, il padre, lo zio e il fratello sono in stato di fermo per quello che in Pakistan è ancora ritenuto un “delitto d’onore” (Sana non voleva sottostare al matrimonio combinato da loro e aveva intrecciato nel nostro Paese una relazione con un uomo sposata, giudicata immorale) ma è sotto indagine anche il medico che avrebbe falsificato il certificato di morte, dal momento che nei giorni successivi al decesso si era detto che la ragazza era morta improvvisamente a causa di un infarto. Intanto, anche in Italia è stata aperta una indagine da parte della Procura di Brescia, anche se ancora senza alcun indagato o ipotesi di reato. (agg. R. G. Flore)
“COLPA DELL’ISLAM RADICALE”
La città di Brescia chiede giustizia per la morte orrenda di Sana Cheema: in particolare, è la candidata sindaco della città lombarda dove viveva la bella 25enne strangolata nel suo Paese probabilmente per impedirle una vita da occidentale con il matrimonio con un italiano. «Oggi abbiamo la triste conferma: Sana è stata uccisa. Ora Brescia vuole giustizia», ha spiegato Paola Vilardi attuale consigliere comunale e candidata del centrodestra. «chiedo ufficialmente al primo cittadino di attivarsi affinché la salma di questa giovane ragazza venga riportata nella nostra città». La Vilardi si lascia poi andare ad un commento politico e una polemica nata proprio in Consiglio in questi giorni sul caso di Sana: «Durante l’ultimo Consiglio comunale avevo chiesto un minuto di silenzio per la morte della giovane Sana. Le femministe di sinistra l’hanno scandalosamente negato», e l’accusa è diretta subito dopo, «Per loro è un tabù parlare di Islam radicale. Su questo tema sono rimaste in silenzio, dimostrando una ipocrisia senza precedenti». (agg. di Niccolò Magnani)
L’UNICA COLPA? VOLER SPOSARE UN ITALIANO
E’ stata uccisa, strangolata, Sana Cheema, la giovane ragazza pakistana di 25 anni, cresciuta in Italia, nel bresciano. I sospetti sulla morte della povera donna erano giunti in Italia circa un mese fa, ed ora sono stati confermati dagli esiti dell’autopsia eseguita in Pakistan. Rimangono quindi in carcere il padre, il fratello e lo zio, coloro che hanno commesso l’ignobile gesto, decisamente contro natura. Ma perché la decisione di ucciderla? Semplicemente perché Sana, in uno dei suoi tanti viaggi nel paese natale, aveva comunicato alla propria famiglia di essersi innamorata di un ragazzo italiano, e di volerlo di conseguenza sposare dopo essere andata a convivere. Disonorevole, per i pakistani, il gesto della donna, che come da tradizione deve sposare un marito scelto dai famigliari e non dalla stessa. Il giorno prima del suo rientro in Italia, quindi, i tre l’hanno braccata, strangolandola, per poi falsificare il certificato di morte e seppellirla in fretta e furia. Gli amici di Sana non hanno mai creduto all’ipotesi della morte per infarto, come affermato più volte dalla famiglia, e si sono attivati, permettendo quindi la scoperta della triste verità. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL COMMENTO DELLA COMUNITA’ PAKISTANA
E’ stata ammazzata Sana Cheema, quasi sicuramente dopo essere strangolata. A rivelarlo è l’autopsia effettuata negli scorsi giorni sul cadavere della 25enne cresciuta nel bresciano, i cui esiti sono giunti in queste ore. Sgomenta l’associazione culturale Pak Brescia, con il presidente, Jabran Fazal, che intervistato dal quotidiano La Repubblica, ha ammesso: «Siamo sconvolti, sotto shock. Chi ha ucciso deve pagare, chi ha sbagliato deve essere perseguito». Fazal prende quindi le distanze da coloro che considerano tutti i pakistani delle persone violente, proprio come il padre, il fratello e lo zio di Sana: «La comunità pakistana del Bresciano – ha proseguito l’esponente dei pakistani di Brescia – è composta da dodicimila persone e non può essere condannata per il comportamento sbagliato di una persona, di una famiglia». Nella giornata di oggi è attesa una conferenza stampa o un comunicato ufficiale da parte della polizia pakistana, per confermare il tutto. La ragazza stava per rientrare in Italia, ma il giorno prima del volo è stata strangolata, colpevole di voler sposare un italiano. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
SANA CHEEMA MORTA STRANGOLATA
Sana Cheema è morta strangolata. Arrivano conferme proprio in questi minuti, circa l’assassino della giovane ragazza di origini pakistane, cresciuta in Italia, nel bresciano. Come riferito dall’agenzia di stampa Ansa, l’esame autoptico eseguito presso il laboratorio forense del Punjab, ha evidenziato l’osso del collo rotto della 25enne, sostenendo sempre di più la tesi del delitto d’onore. Sana sarebbe quindi stata ammazzata dal padre e dal fratello (si parla anche dell’aiuto di uno zio e di un medico), perché la stessa avrebbe voluto sposare un uomo italiano di cui si era innamorata. Sulla vicenda avevamo dedicato ampio spazio, e la Farnesina se ne era occupata per cercare di fare chiarezza. In Italia, infatti, si parlava di morte per uccisione, ma in Pakistan, una parte dell’opinione pubblica (soprattutto i famigliari), sosteneva che Sana fosse deceduta per cause naturali.
TRE FERMATI, FORSE COINVOLTO UN MEDICO
Anche per fare chiarezza, le autorità pakistane avevano fatto riesumare la salma della giovane donna, e disposto l’autopsia, ed ora è arrivato l’esito degli esami. Le fratture all’osso del collo sono tipiche dello strangolamento e spazzano via tutti i dubbi circa la morte di Sana. Sono in stato di fermo il padre, Ghulam Mustafa, il fratello Adnan, e lo zio Iqbal Mazhar. Bisognerà capire se vi sono responsabilità di altri, ed in particolare del medico che avrebbe redatto un certificato di morte falso, pur di assecondare la tesi del decesso per infarto. Purtroppo non è un caso isolato quello di Sana in Pakistan, una nazione dove spesso e volentieri le bambine vengono brutalmente stuprare e uccise, e le donne ammazzate perché vogliono vivere all’occidentale.