Sono gravi le accuse che la Guardia di Finanza e i Carabinieri di Bergamo ipotizzano nei confronti dell’ex direttore del carcere, Antonio Porcino, finito agli arresti domiciliari insieme ad altre cinque persone, tra cui il capo della polizia penitenziaria. Le ordinanze, tutte ai domiciliari, riguardano anche un commissario, il dirigente sanitario del carcere di Bergamo e due imprenditori di Urgnano. Le accuse vanno dalla corruzione alla turbata libertà degli incanti, al peculato, al falso ideologico, fino alla truffa ai danni dello Stato. Dall’inchiesta sono emersi trattamenti di favore nei confronti di alcuni detenuti e utilizzo di personale e beni dell’amministrazione per esigenze private, come ad esempio la ristrutturazione della propria casa privata. L’ex direttore del carcere di Bergamo è anche accusato di rapporti con membri della malavita conosciuti «in contesto di giochi presso il casinò di Saint Vincent». Le indagini sono partite per far luce sul trattamento carcerario di favore garantito a un imprenditore arrestato nell’aprile dello scorso anno nell’ambito dell’inchiesta sulla realizzazione della Salerno-Reggio Calabria. L’arrestato aveva evitato il regime carcerario ordinario grazie a un lungo ricovero all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ottenuto con certificazioni attestanti un grave choc che non risulta che il detenuto avesse effettivamente subito.



BERGAMO, ARRESTATO EX DIRETTORE DEL CARCERE

Dalle indagini sono emersi altri fatti, come false attestazioni sanitarie per far ottenere benefici economici all’ex direttore del carcere di Bergamo Antonio Porcino. Si va dal pagamento licenza non fruita all’atto del pensionamento a trattamenti privilegiati di quiescenza, riposo medico per patologie inesistenti e concordate. C’è poi l’accusa di utilizzo di personale della polizia penitenziaria e di materiali di proprietà dell’amministrazione per lavori di ristrutturazione dell’appartamento privato di Porcino. Secondo gli investigatori ci sarebbero state anche «assunzioni clientelari di personale nella casa circondariale di Bergamo». L’ex direttore Porcino, stando alle indagini, si sarebbe anche appropriato di alcuni beni dell’amministrazione penitenziaria, tra cui «due water nuovi e imballati e un circuito DVR ad otto canali», cioè un videoregistratore digitale. Il giorno prima di andare in pensione si sarebbe appropriato «di plurime risme di carta». Ma da questa articolata inchiesta è spuntata una appendice che riguarda la casa circondariale di Monza. Viene contestato il reato di corruzione legato alla stipula di un contratto di fornitura in esclusiva di distributori automatici di alimenti, bevande e tabacchi.

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