Il quadro emerso dallo studio Sentieri coordinato dall’Istituto superiore di sanità è decisamente allarmante: in Italia ci sono ben 45 siti altamente inquinati, dove si muore e ci si ammala di più rispetto alla media nazionale. Lo studio ha preso in considerazione alcuni siti già noti, come il polo dell’Ilva di Taranto, l’area petrolchimica di Gela in Sicilia, ma anche Brescia, inquinata dai PCB dell’industria chimica, le aree del porto di Piombino e Livorno, e molte altre ancora. Tutti siti, che come ricorda Il Fatto Quotidiano nella sua versione online, sono tutti in attesa di una bonifica ambientale, sia da concludersi, quanto addirittura da iniziare (vedi Gela). Una ricerca che evidenza anche un divario fra nord e sud, visto che nei siti industriali del settentrione le condizioni di salute stanno tendendo a migliorare nelle zone contaminate, mentre al sud non si registra alcuna inversione di tendenza. Il progetto, che ha coinvolto anche il Cnr, è partito dieci anni fa e i ricercatori hanno chiesto a gran voce che diventi permanente, proprio per monitorare il rapporto fra le malattie e la mortalità nonché l’inquinamento. L’epidemologo Pietro Comba, responsabile scientifico di Sentieri, ha parlato così di alcune delle malattie più diffuse nelle zone altamente inquinate, come ad esempio i tumori polmonari, “più diffusi in tutte le aree dove avvengono processi industriali di combustione, melanomi e linfomi non Hodgkin, correlati a una contaminazione da Pcb, o tumori del sistemaormonale, che hanno tra le cause principali l’esposizione asostanze chimiche interferenti endocrini”.



TUMORI MALIGNI ELEVATI NEI GIOVANI

A farne le spese fra chi vive nei siti dove il tasso di inquinamento è molto elevato, sono in particolare i giovani, e precisamente quelli di età compresa fra gli 0 e i 24 anni. A svelarlo, come riportato dall’agenzia Ansa, lo studio Sentieri, a cura dell’Istituto Superiore di Sanità. Dai dati rilevati, emerge che rispetto alla media italiana, vi è un 9% in più di giovani che contraggono dei tumori maligni nelle zone a rischio. Si tratta del 62% di sarcomi dei tessuti molli, del 66% di leucemie mieloidi acute, e infine, del 50% di linfomi Non-Hodgkin. Dati che potrebbero essere arrotondati per difetto, visto che sono presi in considerazione solo quei luoghi dove è attivo il registro tumori, 28 siti sui 45 studiati, e riguarda il periodo che va dal 2006 al 2013. Dati preoccupanti anche per i ragazzi di età compresa fra i 20 e i 29 anni,«tra i quali si riscontra – le parole all’Ansa di Ivano Iavarone, primo ricercatore Iss e direttore del centro collaborativo OMS Ambiente e salute nei siti contaminati – un eccesso del 50% di linfomi Non-Hodgkin e del 36% di tumori del testicolo». Vi sono inoltre il 6-8% di bambini e ragazzi in più, ospedalizzati per qualsiasi tipo di malattia, ed inoltre, anche i piccolissimi (quelli al primo anno di vita), subiscono dei ricoveri del 3% in più per patologie di origini perinatale, e dell’8-16% in più per malattie respiratore. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



“RISCHIO MORTALITA’ ELEVATO”

Della situazione legata all’inquinamento nella zona da Ilva a Gela in Sicilia ha parlato anche Amerigo Zona il primo ricercatore dell’Iss. Questi ha sottolineato: “Nella popolazione che si trova nei siti contaminati studiati è stato stimato un eccesso di mortalità per tutte le cause pari al quattro percento negli uomini e al cinque nelle donne. Per tutti i tumori maligni la mortalità in eccesso è stata del tre per i maschi e del due per le femmine”. Una situazione molto complicata alla quale è difficile trovare dei rimedi e che sicuramente porterà a fare delle riflessioni importanti. Quanto espresso da recenti studi ci fa riflettere su un momento in cui sicuramente serve un intervento rapido e importante per evitare di estendere la mortalità anche ad altre zone mettendo a rischio sempre più persone. Purtroppo le industrie radicate e i conseguenti fattori di inquinamento vanno avanti e creano dei problemi non indifferenti. (agg. di Matteo Fantozzi)



PIETRO COLOMBA: “UN SISTEMA DI SORVEGLIANZA EPIDEMOLOGICA”

In merito all’inquinamento tra Ilva e Gela è stato presentato un workshop tenutosi presso il Ministero della Salute dal titolo ”Un sistema permanente di sorveglianza epidemiologica nei siti contaminati”. Ne ha parlato il responsabile scientifico del progetto Sentieri Pietro Colomba come riportato da Ansa: “Sono numeri degni di nota e tracciano nel complesso quello che è un quadro coerente con quanto emerso dalle precedenti rilevazioni. Questo significa che non vi è stato ancora un generale miglioramento della situazione della contaminazione ambientale a livello nazionale“. Una situazione sicuramente che deve aprire riflessioni importanti con 45 siti di interesse nazionali o regionali sotto la lente di ingrandimento. Si va dalle miniere di Sulcis alle acciaierie di Ilva fino alle raffinerie di Gela. Si parla di situazioni pericolose in una fetta di terreno dove abitano complessivamente sei milioni di persone la cui salute potrebbe essere messa davvero a grave rischio.

12MILA MORTI IN 8 ANNI

Sono preoccupanti i numeri che arrivano dall’inquinamento atmosferico in Sicilia, dove da Ilva a Gela si contano circa 12mila morti in otto anni. L’Iss (Istituto Superiore di Sanità) ha rivelato come siano 45 i siti di interesse dove il rischio di mortalità è più alto del 4-5% rispetto alla media. Una situazione in cui sono venute a mancare per la precisione 11992 persone in otto anni di cui 5285 per tumore e 3632 per patologie cardiocircolatorie. Sono numeri sui quali bisogna riflettere attentamente per cercare poi di arrivare a delle risposte che non possono essere sommarie. Serve infatti intervenire per evitare che la situazione peggiori anche perché è inaccettabile che nel 2018 ci si trovi di fronte a danni come questi che possono inevitabilmente creare dei problemi alla salute delle persone. Non sarà facile riuscire a porvi un rimedio, ma lo Stato italiano è chiamato in causa per scendere in campo e trovare delle soluzioni.