San Maurizio Canavese, in provincia di Torino, è stata protagonista di una notte tormentata. Nella centrale piazza Marconi è andata a fuoco una macchina parcheggiata vicino al dehor di un bar, mentre le serrande di un negozio di parrucchiere sono state imbrattate con della vernice rossa. Ma l’aspetto più inquietante di questa vicenda è che qualcuno ha lasciato sulla saracinesca pure un foglio con la scritta “questo è un negozio ebreo”. Un raid di cattivo gusto su cui stanno indagando i carabinieri di Venaria. Per ora gli investigatori hanno accertato che il barbiere preso di mira, Gianni Errichiello, di Nole, non è ebreo, non ha parenti ebrei e in passato non ha mai ricevuto minacce. I militari, come riportato da La Stampa, stanno anche cercando di capire se c’è una connessione tra l’incendio alla Hyunday, che non è di proprietà del barbiere, e la scritta raccapricciante che è stata lasciata davanti al negozio. Un aiuto importante potrebbero darli i filmati girati dalle telecamere che sorvegliano la zona.
SAN MAURIZIO CANAVESE, SCRITTA CHOC: “QUESTO È NEGOZIO EBREO”
La scena riporta a la memoria “La vita è bella” di Roberto Benigni, ma non si è trattato di un film, bensì di una notte folle a San Maurizio Canavese, dove sono andati in scena atti folli e intimidatori, di antisemitismo e vandalismo. Le immagini sono state girate da un reporter locale, Francesco Vivenza, che ha pubblicato tutto sui social network. L’intervento delle forze dell’ordine è stato immediato: alle 2 di notte partono diverse chiamate al 112 per un incendio di un’auto, quindi sul posto arrivano tempestivamente i vigili del fuoco che domano il rogo, salvando anche il vicino dehor del bar della stazione. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri che esamineranno le telecamere di videosorveglianza che potranno fornire qualche indicazione in più sugli autori del gesto. Questo gesto fa tornare alla mente periodi bui. Nel film “La vita è bella” veniva imbrattata la saracinesca della libreria per le leggi razziali. Un agghiacciante parallelismo.
