Al centro della storia di Claudio Pinti, che avrebbe potenzialmente infettato 200 partner con il virus HIV, ci sarebbe la sua completa negazione della consapevolezza di essere malato. Le indagini stabiliranno se Pinti nega l’essere affetto da HIV per problematiche di tipo psichiatrico, o se la sua sia una negazione ponderata, che affonda le radici sul negazionismo che la battaglia contro l’AIDS deve affrontare da anni. Sono infatti molte le teorie della cospirazione che affermano come non sia il virus HIV a scatenare la sindrome da immunodeficienza acquisita, altre addirittura negano che l’AIDS possa esistere come malattia, esattamente come Pinti ha affermato quando ha visto la polizia perquisire la sua casa. Una convinzione inquietante che gli inquirenti testeranno anche nei prossimi interrogatori che dovranno far luce sulla vicenda. (agg. di Fabio Belli)



L’APPELLO DELLA POLIZIA ALLE PARTNER

Le forze dell’ordine sono sempre più convinte che il caso di Claudio Pinti, il 36enne “untore” di Ancona sospettato di aver infettato centinaia di partner nonostante fosse affetto dal virus HIV, possa avere conseguenze ancor più gravi di quelle che si immaginano. Ed è stato lanciato un appello proprio per comprendere quanto sia stata vasto il raggio d’azione di Pinti. Diffusa la foto dell’uomo, viene richiesto a tutte le donne che hanno avuto rapporti con lui negli ultimi anni (si è stimato che Pinti avesse contratto l’HIV da 11 anni) di uscire allo scoperto per effettuare esami e sapere se sono state contagiate o meno. E, nel caso, procedere alle cure necessarie che possono salvare delle vite: al contrario restare nell’inconsapevolezza di aver contratto il virus, potrebbe avere conseguenze fatali. (agg. di Fabio Belli)



ANCHE PARTNER UOMINI?

Si aggiungono nuovi particolari sconvolgenti alla storia che arriva da Ancona e che ha portato all’arresto di un uomo, positivo all’Hiv da 11 anni e che, pur consapevole della sua malattia continuava ad avere rapporti non protetti senza che i propri partner ne fossero a conoscenza. L”untore’ è il 36enne Claudio Pinti, ora in carcere, mentre le vittime potrebbero essere oltre 228. La sua ex moglie era morta di Aids. Particolare che è stato aggiunto in queste ore da TgCom24. La donna è deceduta lo scorso anno. Il 36enne ha avuto molte partner e non si esclude possano esserci anche uomini. Lui ha ammesso di aver avuto rapporti con circa 200 donne che ora le forze dell’ordine stanno cercando di rintracciare a tutela della salute pubblica. Intanto sono stati sequestrati due pc, tablet e due telefonini di Pinti al fine di scovare tutti i contatti chat e telefonici per risalire alle potenziali vittime. Intanto è giunto lo sfogo dell’attuale compagna dell’uomo che lo ha denunciato dopo aver scoperto di essere stata contagiata: “Sono stata defraudata della libertà di scegliere e ingannata rispetto alla patologia di cui è affetto”, ha detto. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



LA PROVOCAZIONE, “VIRUS AIDS NON ESISTE”

Claudio Pinti quando è stato arrestato ha asserito di non credere nell’esistenza della malattia di cui è accusato di aver “infettato” almeno 200 donne: non solo, come riporta l’ordinanza di custodia cautelare, la frase con cui ha accolto gli agenti giunti per l’arresto sarebbe stata «se siete convinti che esista il virus dell’HIV entrate pure in casa per fare la vostra perquisizione». Secondo la dirigente della SCO Francesca Capaldo, che ha accompagnato gli uomini della Questura di Ancona proprio per la delicatezza del caso, la cifra di 228 donne “infettate” è credibile. Ora è una lotta contro il tempo per provare a rintracciarle tutte e proprio per questo motivo è stato deciso di diffondere subito l’identità  – cosa ad esempio non accaduta nel caso di Valentino Talluto negli scorsi mesi. L’appello del Questore Oreste Capocasa lo trovate qui sotto, mentre il collega Stefano Pagliarini di Ancona Today ha rivelato le impressioni che gli agenti stessi hanno notato durante l’arresto del Pinti: «si sono trovati di fronte un uomo “incosciente” nel senso stretto del termine, senza la minima consapevolezza del male fatto negli ultimi anni». (agg. di Niccolò Magnani)

LA POLIZIA DIVULGA L’IDENTITÀ

La polizia di Ancona ha divulgato le informazioni personali relative al nuovo “untore” Hiv, arrestato per via dei suoi numerosi rapporti non protetti avuti da quando ha scoperto di essere positivo, 11 anni fa. Un vero e proprio negazionista, come è stato definito dagli agenti, poiché ha sempre negato l’esistenza dell’Aids e per questo contagiato volontariamente con il virus decine, forse addirittura centinaia di potenziali vittime. Come riferisce Il Messaggero, l’untore Hiv ha 36 anni e si chiama Claudio Pinti. Di lui è stata anche diffusa la foto: “Per esigenze investigative e per il rilevante interesse pubblico che potrebbe riguardare eventuali altre vittime di reato, la Squadra mobile di Ancona sta cercando di contattare coloro che abbiano eventualmente avuto incontri sessuali con il Pinti Claudio, di cui si divulga la fotografia”, ha scritto la polizia in una nota. Per questo è stato chiesto a chiunque possa avere informazioni utili a rivolgersi direttamente agli agenti. L’uomo, da quanto si è appreso, viaggiava in tutta Italia per lavoro e questo potrebbe aver portato a molte vittime in diverse Regioni. Da qui l’appello della polizia per individuare le possibili vittime contattate dallo stesso uomo anche attraverso le chat e social network. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

228 LE POTENZIALI VITTIME

Secondo la Procura di Ancona l’untore arrestato – l’autotrasportatore 36enne – potrebbe aver contagiato fino a 228 potenziali vittime: è questo il calcolo effettuato in maniera ancora approssimativa e iniziale dagli inquirenti che hanno scovato un “altro caso Telluto” ancora più inquietante del primo. È stato arrestato per lesioni dolose gravissime dalla squadra mobile di Ancona in collaborazione con lo Sco della polizia e ora si cerca di risalire non solo alla fidanzata, che lo ha già denunciato, ma a tutte quelle altre donne che l’uomo avrebbe potuto infettare in questi 11 anni di malattia. La modalità con la quale la sua ormai ex compagna ha scoperto il tutto è di una rara tristezza: a fine 2017 si conoscono, si frequentano e iniziano una relazione stabile. Poi a febbraio la donna, a seguito di una serie di malesseri fisici e «insospettita da alcune dicerie sullo stato di salute del suo partner», decide di sottoporsi ad esami clinici scoprendo di essere stata infettata del virus Hiv, potenzialmente dunque malata di Aids (come è noto, il passaggio non è per fortuna automatico). Intuito dunque la malafede del compagno, lo denuncia alla Polizia dando il via all’operazione conclusa oggi. (agg. di Niccolò Magnani)

“NON ESISTE L’AIDS E IO NON SONO MALATO”

«Io non sono malato» e soprattutto, «l’Aids non esiste!»: quanto riporta la Polizia rispetto alle dichiarazioni rilasciate dal 35enne anconetano durante l’arresto fa impressione e inquietudine rispetto ad una vicenda ancora con i contorni oscuri. L’attività investigativa della Squadra Mobile di Ancona coordinata per la delicatezza dell’indagine dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, Sezione Reati di Genere, ha di fatto rilevato – secondo la nota stampa uscita poco fa – «imperdonabile malafede in quanto consapevole del suo stato di salute, quindi responsabile a titolo di dolo di non aver adottato le necessarie precauzioni per evitare il contagio alla/alle vittima, non rendendola edotta del suo stato di salute (sono in corso indagini per identificare altri probabili partners potenzialmente contagiati)». L’arresto e la perquisizione successiva ha cercato nuovi elementi di prova per poter proseguire le indagini e colmare ogni dubbio e mistero legato alla triste vicenda di Ancona: a sorprendere gli investigatori, spigano ancora i poliziotti, è stata proprio la risposta secca e cinica data dall’arrestato, «nonostante  risultati delle analisi, rifiutava di considerarsi malato affermando di ritenersi un negazionista dell´esistenza di tale malattia. Non riconoscendo di essere affetto da HIV ha continuato negli anni ad avere rapporti sessuali, anche non protetti , senza avvisare le partner occasionali». (agg. di Niccolò Magnani)

IL PRECEDENTE DI TALLUTO

Vi abbiamo raccontato la vicenda di Ancona, con un uomo positivo all’Hiv da undici anni che è stato arrestato dalle forze dell’ordine per aver consumato rapporti sessuali non protetti. Il precedente più importante, nonché il più recente, ci porta al novembre 2017: Valentino Talluto condannato a 24 anni di reclusione. L’uomo, trentatreenne di Roma, è stato condannato con l’accusa di aver infettato co il virus dell’Hiv almeno trenta partner, in un caso anche il figlio in grembo di una donna, e di averne esposte al rischio ventisette: Talluto infatti ha preteso di avere dei rapporti non protetti nonostante fosse a conoscenza della sieropositivà da oltre dieci anni. L’uomo era stato arrestato nel dicembre del 2015 con l’accua di aver infettato sette partner conosciute in chat, ma il pubblico ministero Francesco Scavo è riuscito a risalire alle altre vittime con l’aiuto della polizia giudiziaria. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

ANCONA, ARRESTATO UNTORE HIV

Ancona, positivo Hiv aveva rapporti non protetti: arrestato “untore”. La notizia è di pochi minuti fa e la riportano i colleghi di Repubblica: l’uomo era positivo al virus dell’Hiv (sigla dell’inglese Human Immunodeficiency Virus, ndr) da undici anni e ne era assolutamente consapevole, ma nonostante ciò il nativo di Ancora ha continuato nel corso di questi anni ad avere dei rapporti sessuali non protetti. L’uomo, le cui generalità non sono ancora state rese note, è stato scoperto grazie ad una indagine condotto dalla Polizia di Stato di Ancora in collaborazione con il Servizio Centrale Operativo, coordinata dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Ancora: “l’untore” è stato arrestato dagli agenti della squadra mobile ed in questi minuti si trova in carcere. Una importante operazione delle forze dell’ordine, che ha posto fine alle azioni dell’uomo: nel corso degli ultimi anni ha portato avanti delle relazioni sessuali con diversi partner senza utilizzare precauzioni ed esponendoli dunque a rischi di contagio.

HIV, TRASMISSIONE SESSUALE

La trasmissione sessuale è sicuramente quella più diffusa per quanto riguarda il virus dell’immunodeficienza umana: le percentuali si aggirano attorno all’85 per cento. Particolarmente importante nei Paesi in via di sviluppo è la trasmissione verticale, che può avvenire sia durante la gravidanza che durante il parto che ancora nell’allattamento. E’ certamente la modalità di infezione più diffusa: il virus si isola dal fluido seminale o come particella libera o all’interno delle cellule mononucleate. Nelle campagne di sensibilizzazione degli ultimi anni è stato indicato il profilattico come mezzo pù sicuro per la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale, AIDS compresa. Nel corso degli ultimi tempi si sono moltiplicate le notizie come quella di Ancora: nel 2016 a Bergamo un uomo pagava per rapporti non protetti con l’obiettivo di infettare giovani con l’Hiv, mentre nel giugno 2017 a Pescara è stata arrestata una prostituta, rea di aver avuto rapporti sessuali senza informare i clienti della malattia.