È stata fissata la data in cui finirà il Quantitative Easing: dicembre 2018. La Bce ha deciso di ridurre gli acquisti dei titoli da ottobre e fino a dicembre a 15 miliardi di euro, poi gli acquisti verranno azzerati a partire da gennaio 2019. L’EuroTower ha annunciato la fine del piano di acquisto dei titoli che era stato attivato dalla Banca Centrale Europea nel 2015. È stata la stessa EuroTower a spiegare come funziona il piano di riduzione del Qe in una nota dopo la riunione che si è tenuta a Riga. Dopo questo annuncio lo spread è andato a 250 punti base, salvo poi riaccendere. Restano fermi per il momento i tassi di interesse. Secondo quanto riportato dalla Bce, resteranno fermi fino all’estate del 2019. «Si aspetta che i tassi di interesse della Bce restino ai livelli attuali almeno fino all’estate del 2019 e in ogni caso per il tempo necessario a garantire che l’evoluzione dell’inflazione rimanga allineata alle attuali aspettative», fa sapere il Consiglio della Bce. La fine del Quantitative Easing è un passaggio importante per l’economia europea. In particolare per l’Italia, che dovrà fare i conti con le conseguenze di questa decisione.



BCE, DRAGHI: “STOP A QUANTITATIVE EASING DA DICEMBRE”

La Banca Centrale Europea resterà comunque attiva sul mercato: reinvestirà le somme ottenute con il rimborso dei titoli acquistati per un «esteso» periodo di tempo dopo la fine del Quantitative Easing e comunque per tutto il tempo in cui sarà necessario «mantenere favorevoli condizioni di liquidità e un elevato livello di accomodamento monetario». Le decisioni, ha fatto sapere il presidente Mario Draghi in conferenza stampa, sono state prese all’unanimità e sono state «ben preparate» nei giorni precedenti la riunione. In risposta a una domanda sull’Italia, Draghi ha ha escluso l’esistenza di rischi di ridenominazione (ossia dell’uscita dall’euro) e di contagio, se non molto limitato, catalogando le turbolenze come «un fenomeno locale». Inoltre, ha invitato a non drammatizzare i cambiamenti politici in un singolo paese ma ad usare un linguaggio compatibile con i Trattati. L’euro è irreversibile per Draghi «perché è forte e perché la gente la vuole» e non crea vantaggi a nessuno «discutere la sua esistenza», anzi «crea solo danni».

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