Lanzalone, Ferrara e Parnasi: i tre nomi “forti” indagati (il primo e il terzo arresti) per corruzione sul caso spinoso dello stadio Tor di Valle, la prossima nuova casa della A.S Roma. Le indagini della Procura hanno condotto ad un ennesimo terremoto nella Capitale con la giunta M5s travolta dall’arresto dell’avvocato consulente dei grillini Lanzalone (nonché Presidente dell’Acea) e l’inchiesta anche a carico di Ferrara che si dice del tutto innocente e intanto si è autosospeso dal Movimento 5 Stelle. Ma il nome su cui ci soffermiamo ora è quella di Luca Parnasi: un “palazzinaro”, giovane e brillante, marito della bella attrice Christiane Filangieri (dalla quale ha un figlio, A.). L’imprenditore che nel 2012 ha rilevato l’area di Tor di Valle a Roma Sud è stato arrestato per corruzione e implicato nella gestione poco chiara e molto oscura del nuovo stadio della Roma, individuato proprio in quell’area con la presa in carico dell’intero progetto di costruzione per il figlio dello storico palazzinaro Sandro Parnasi. Un giovane rampollo erede dell’impero costruito con “simpatie rosse” ma anche imprese con la nuova borghesia romana tutt’altro che comunista: insomma, un “nuovo” Marchini che tra calce e martello si proietta nella Capitale come uno degli imprenditori più importanti e brillanti del panorama esistente. «Romanista per caso, Luca Parnasi. L’imprenditore che costruirà lo stadio della Roma all’americana abitava vicino a Roberto Pruzzo, “o Rei” di Crocefieschi, bomber dello scudetto del 1983 di casa al quartiere Fleming. Altra influenza nell’età evolutiva è quella del “nonno adottivo” Teseo, mitico fin dal nome, pescatore di Fiumicino e trasmettitore del contagio giallorosso», scriveva l’Espresso mesi fa nel presentare la figura del “palazzinaro” a cui è stato affidato il progetto del Presidente Pallotta per dare nuova linfa al futuro (e alle casse) della società giallorossa.



IL CASO-CASA DI PIERFRANCESCO MARAN

Rischia però di crollare un piccolo ma fiorente impero dopo le accuse gravissime che pesano su di lui: occorre però prudenza e senso di giustizia visto che al momento sono solo accuse, gravi, ma tali restano e dalle quali si dovrà difendere con tutta la presunzione d’innocenza che merita ogni singolo cittadino di questo Paese. A pensare subito alla sua difesa ha provveduto ieri Matteo Salvini, Ministro degli Interni, che in maniera controcorrente nel giorno in cui tutti davano contro al Parnasi, ha detto quanto segue: «chi stava lavorando alla costruzione dello stadio della Roma lo conosco personalmente come una persona perbene. Ora è nelle patrie galere, non si conosce mai una persona fino in fondo, spero possa dimostrare la sua innocenza». Salvini lo conosce bene perché Parnasi è uno dei finanziatori della Lega, tra il 2015 e il 2016 ha versato tramite una sua società (la Pentapigna srl) circa 250mila euro come contributo volontario all’Associazione PiùVoci, «la onlus che i commercialisti di Matteo Salvini hanno creato come cassaforte per ricevere i contributi delle aziende», spiega Repubblica. Stando poi alle intercettazioni emerse nella custodia cautelare di Parnasi, l’imprenditore avrebbe puntato ad esportare il “suo sistema corruttivo a Milano”, come scrivono i procuratori nell’ordinanza. «Il gruppo, incaricato di portare avanti il progetto per la costruzione del nuovo stadio della Roma, puntò a corrompere l’assessore all’Urbanistica di Milano, Pierfrancesco Maran (Pd), proponendogli l’acquisto di una casa»; l’intercettazione utilizzata mostra come il gruppo abbia provato ma l’assessore abbia risposto “qui non si usa”. «Siamo andati a parlare con l’assessore Maran, gli abbiamo proposto un appartamento ma lui ha risposto di no dicendo che lui ‘non voleva prendere per il c… chi lo ha votato’. Abbiamo fatto una brutta figura, sembravamo i romani dei film quando vanno a Milano», avrebbero detto gli uomini del gruppo Parnasi rendicontando l’incontro con Maran.

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