Il progetto per la costruzione del nuovo stadio della Roma è stato congelato dopo i nove arresti di ieri. Nell’inchiesta della procura intanto è finito anche il sovrintendente Francesco Prosperetti, che si occupò del vincolo sulle tribune dell’ippodromo di Tor di Valle: è indagato. La procura sostiene che l’ex capo della segreteria del Ministero dei Beni culturali, Claudio Santini, «avvicinò il Sovrintendente Francesco Prosperetti chiamato a pronunciarsi sul vincolo» che fu poi tolto. Ci sarebbe stato un incontro tra il sovrintendente e «il gruppo Parnasi il 19 maggio del 2017» e la successione decisione di affidare all’architetto Paolo Desideri «la redazione di un progetto necessario per superare la questione del vincolo». Dalle intercettazioni è emerso che Desideri era amico di Prosperetti e datore di lavoro della figlia Beatrice. La procedura per il vincolo sulle tribune venne attivata il 15 febbraio 2017 e il giugno dello stesso anno venne archiviata. Nel frattempo Prosperetti è diventato direttore della nuova sovrintendenza speciale Archeologica-Belle arti-paesaggio di Roma. Per la procura Santini per la sua «mediazione per conto di Parnasi» ha percepito «quale compenso per questa illecita attività 53.440 euro». Il Ministero dei Beni culturali e turismo ha disposto un’ispezione. (agg. di Silvana Palazzo)



LANZALONE SI DIMETTE DA ACEA, ARRIVA UN CURATORE

Primi scossoni dopo i nove arresti di ieri a Roma riguardanti la realizzazione del nuovo stadio romanista. L’avvocato Lanzalone, il super-consulente della giunta 5 Stelle in merito appunto alla nuova casa dei giallorossi, ha lasciato il proprio incarico di Acea, come comunica la stessa azienda multiservizi: «L’avvocato Lanzalone – il comunicato riportato dall’edizione online de Il Messaggero – ha rimesso il mandato di Presidente del Consiglio di Amministrazione di Acea SpA. Il Consiglio di Amministrazione – prosegue la nota – nella riunione del 21 giugno 2018, assumerà le opportune determinazioni al riguardo». Intanto è stato nominato un curatore della società Eurnova, quella incaricata di costruire il nuovo impianto, dopo l’arresto del suo numero uno, Luca Parnasi. A questo punto bisognerà capire chi sarà questo nuovo “commissario”, che dovrà essere assolutamente una persona integerrima e inattaccabile dopo lo scandalo scoppiato. Il progetto risulta attualmente congelato in attesa di novità. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



IL COMMENTO DI CANTONE

Proseguono i commenti autorevoli circa la vicenda che nelle ultime ore ha scosso Roma, i 9 arresti di persone coinvolte nel progetto e nella realizzazione del nuovo stadio dei giallorossi. L’ultimo a parlare è stato Raffaele Cantone, il presidente dell’Associazione Nazionale Anticorruzione (Anac). A margine della presentazione della relazione Anac 2018, il numero uno ha spiegato: «Ho ricevuto l’ordinanza che leggerò – le parole riportate da Askanews.it – certo il contesto che emerge è preoccupante, soprattutto per la mentalità da parte di alcuni di pensare che tutti i problemi continuano ad essere risolti semplicemente ungendo le ruote». Per Cantone è necessario regolamentare il rapporto fra politica e mondo della lobby, visto che l’inchiesta «mette in evidenza con chiarezza quello che può essere il ruolo di associazioni e fondazioni nel finanziamento della politica, è un ‘trattato’ di come vengono gestiti certi affari». Fortunatamente, come ha chiosato lo stesso Cantone, «c’è chi dice no», riferendosi all’assessore all’Urbanistica del comune di Milano Pierfrancesco Maran, che avrebbe rifiutato una casa dopo essere stato contattato da uomini vicino al costruttore Parnasi, poi arrestato. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



LE PAROLE DEL SINDACO RAGGI

Virginia Raggi di nuovo lasciata “sola”, o almeno così lei si ritiene nel complesso e disastrato mondo Pentastellato di Roma: il sindaco più discusso della storia recente di Roma avrebbe confessato ai suoi collaboratori – così riporta Repubblica e Agi – «Lanzalone e gli altri nomi non li ho scelti io», accusando così indirettamente i vertici del M5s sull’intricato caso del nuovo stadio a Tor di Valle. Dopo l’arresto di Marra, il direttivo della Casaleggio Associati affiancò alla Raggi i “tutor” Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede per evitare altri danni ulteriori alla già difficile situazione nella Capitale: proprio con loro che oggi il sindaco se la prenderebbe, in particolar modo con il neo Guardasigilli (l’altro è Ministro dei Rapporti con il Parlamento) reo di aver portato in Campidoglio l’avvocato genovese ora arrestati. Proprio sulla gestione del dossier stadio venne indicato al Sindaco come l’uomo ideale per essere presidente di Acea. La Raggi torna sulla graticola ma non ci sta ad essere la sola: da Paolo Ferrara ai due ministri fino a Grillo, Di Maio e Casaleggio. Le colpe andrebbero distribuito ma al momento il sindaco resta l’unico “capro espiatorio”. (agg. di Niccolò Magnani)

GLI ARRESTI CHE “INGUAIANO” IL NUOVO STADIO DELLA ROMA

Scoppia il nuovo scandalo a Roma. Nella giornata di ieri sono finite in manette nove persone, tutte coinvolte in prima persona nel progetto del nuovo stadio dei giallorossi di Tor di Valle. Un ciclone che ha riguardato da vicino l’amministrazione capitolina dei 5 Stelle, visto che, fra gli arrestati, vi sono uomini di fiducia dei grillini, come il superconsulente Lanzalone. Ed ora sono in molti a domandarsi cosa ne sarà della nuova casa romanista, tenendo conto del fatto che l’iter, che soltanto due giorni fa sembrava proseguire a gonfie vele, si è decisamente bloccato. Fra pochi giorni, come ricorda stamane La Gazzetta dello Sport, sarebbe dovuta giungere in assemblea la maxi-variante urbanistica che avrebbe concesso migliaia di cubature in più, ma ora è tutta una grande incognita.

JAMES PALLOTTA TUONA

A farne le spese in primis potrebbe essere la stessa Roma, con James Pallotta che nelle ultime ore è uscito allo scoperto, dicendo di essere pronto a vendere la società se lo stadio alla fine non si dovesse fare: «È stato bello passare del tempo qui – avrebbe detto il patron italo-americano, come riporta l’edizione online de Il Messaggerose lo stadio non si fa più, vendo la Roma». Del resto quello dello stadio è sempre stato un pallino di Pallotta, e le dichiarazioni non ci sorprendono. In carcere è finito anche Luca Parnasi, il titolare dell’impresa che doveva appunto realizzare il nuovo impianto, con l’accusa di corruzione: acquistare uomini politici per non trovare intralci nella costruzione dello stadio. Ma sono finiti agli arresti, anche il vice presidente del Consiglio regionale Adriano Palozzi (FI) e l’ex assessore regionale Michele Civita (Pd). Ieri sera, riunione d’emergenza in Campidoglio, con la sindaca Virginia Raggi che ha spiegato che chi ha sbagliato pagherà, a cui ha fatto poi eco Di Maio. Lo stadio, che sembrava davvero ad un passo, si è riallontanato clamorosamente…