Fabian Bolin voleva fare l’attore, ma non ha costruito la sua carriera con decine di film. Ha dovuto invece ingaggiare una lotta con la leucemia diagnosticatagli due anni fa. Aveva tanti progetti ed era pronto a lasciare la sua carriera di banchiere per inseguire il suo sogno: recitare. La malattia ha cambiato i suoi piani. «Dovevo fare qualche cosa, ero devastato. Sono andato in rete per capire qualchecosa della mia patologia. Su Facebook ho cercato persone con la mia stessa malattia», ha raccontato prima dell’inaugurazione dell’Eha, il 23esimo congresso di ematologia che si tiene a Stoccolma. Come riportato dalla Repubblica, dopo aver cominciato a raccontare la sua storia su blog e social si è reso conto di essere seguitissimo. «Ed è stato in quel momento che ho capito che dovevo dare vita a una comunità per sostenere i pazienti come me. Un progetto che mi ha motivato durante le cure e che è stato la mia salvezza». Così Bolin ha deciso di lavorare a pieno ritmo al progetto WarOnCancer, una piattaforma digitale che sarà online a fine mese.
“VOLEVO FARE L’ATTORE, ORA COMBATTO LA LEUCEMIA”
Fabian Bolin può contare sull’aiuto del suo migliore amico, Sebastian Hermelin, con cui è cresciuto. «Quando ti dicono che il tuo amico del cuore sta male non sai cosa fare, cosa dire. Sei devastato», ha raccontato, come riportato da Repubblica. Laureatosi alla Kth Royal Institute of Technology di Stoccolma, Sebastian ha deciso di sostenere l’amico, che invece si era laureato in Economia, con le sue competenze. «È un modo per combattere questa battaglia insieme, facendo qualche cosa di utile anche per gli altri». Così sta per nascere la rete di WarOnCancer, che già nella sua prima versione ha affrontato 35 tipi di cancro, raccogliendo storie e racconti. L’obiettivo è dare un’informazione attendibile, per questo Bolin si avvale del sostegno dei medici del Karolinska Hospital di Stoccolma, in grado di dare informazioni scientifiche ai pazienti. Una “tribù digitale” che vuole essere una comunità per malati e le loro famiglie. Per Bolin l’aspetto psicologico della malattia è sottovalutato, quindi vuole contribuire a cancellare lo stigma del cancro. «La diagnosi è un trauma per chi la riceve e anche per i suoi cari. Con questo strumento tecnologico, vogliamo aiutare gli ospedali ad affrontare l’aspetto mentale della malattia. Una maggiore serenità può essere preziosa durante le lunghe terapie».