Una coalizione amministrativa come quella che regge il comune di Todi in provincia di Perugia con la partecipazione  di Forza Italia e dei fascisti di CasaPound già avrebbe ben poco diritto di parola, anzi di esistere, in dispregio come è delle più semplici regole della Democrazia (per quanto riguarda CasaPound ovviamente). Quando poi questa amministrazione, come si legge sul blog dell’ex direttrice dell’Unità Concita De Gregorio, applica la paura del diverso, la censura, il mobbing, per oscurare tutto ciò che non si conosce o che ideologicamente viene visto come “il nemico” si cade in situazioni poco piacevoli e soprattutto poco democratiche. Secondo quanto si legge nel suddetto blog, l’amministrazione in questione “guidata dal sindaco di Forza Italia Antonio Ruggiano e sostenuta da un’ampia coalizione di centro-destra che vede la partecipazione dell’organizzazione Casa Pound, è stata più volte oggetto dell’attenzione mediatica a causa dell’atteggiamento tenuto nei confronti della direttrice della biblioteca comunale, la dottoressa Fabiola Bernardini”. In sostanza gli assessori per la famiglia e per la cultura avevano emanato una direttiva “in merito a libri per bambini con contenuti riguardanti temi educativi sensibili” per evitare il diffondersi “di un’ottica di genere” (la cosiddetta ideologia del gender che scientificamente e culturalmente non esiste, ma è innalzata come minaccia da certi settori dei cattolici italiani come scudo politico).



LA MANCANZA DI DEMOCRAZIA

In pratica si è ordinato di spostare alcuni libri dal settore per bambini a quello per adulti, libri del tipo due gatte che allevano un uovo o due pinguini maschi che fanno amicizia. Censura, paura del diverso, ignoranza culturale insomma. La Direttrice trovandosi in evidente difficoltà aveva inviato l’intero catalogo della biblioteca non riuscendo a capire e a scegliere quale libro spostare o meno e commentando: «No, quei libri non vanno spostati perché aiutano a crescere persone che non faranno discriminazioni e che non avranno pregiudizi verso il diverso da sè. E poi non tocca a un sindaco stabilire quali libri devono rimanere in biblioteca». E’ successo così che il comune di Todi ha spostato dal loro ruolo 22 dipendenti su 100, con la scusa che avrebbero commesso delle irregolarità, altri avrebbero chiesto di essere trasferiti. Fabiola Bernardini è stata trasferita, pur non avendolo mai chiesto, al settore urbanistico. Una professionista con laurea in lettere, due specializzazioni in archivistica e biblioteconomia, che secondo “l’Associazione italiana biblioteche ha negli ultimi anni aggiornato ‘secondo i migliori standard biblioteconomici’ le raccolte e i servizi, ha svolto innumerevoli programmi di promozione del libro e della lettura tanto da avere registrato un’affluenza nell’ultimo anno di oltre 12.000 frequentatori, in una città di scarsi 18.000 abitanti come Todi (la media dei frequentatori delle biblioteche in Italia è del 15 per cento, fonte Istat)”. Una ottima professionista, per altro conosciuta personalmente da chi scrive invitato a partecipare ad alcuni incontri culturali nella biblioteca di Todi, sicuramente non una esponente del mondo di sinistra e delle cosiddette teorie LGBT. Quando una amministrazione comunale usa questi metodi, non la si può certo definire democratica. Il caso è arrivato anche in parlamento con una interrogazione dei radicali al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo e a quello dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca lo scorso maggio.

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