L’intervista di Fabrizio Corona a Non è l’Arena continua a far discutere, non solo per i toni dell’ex paparazzo, ma per come è stata affrontata tutta la vicenda giudiziaria che lo vede protagonista. Il problema non è infatti invitare una persona condannata per più reati in maniera definitiva, ma il modo in cui viene affrontata la sua storia. Grave è il modo in cui Massimo Giletti ha ad esempio presentato l’elenco delle condanne di Corona. Di fronte al reato di bancarotta fraudolenta il conduttore ha commentato con un sorprendente «stiamo parlando di una fesseria». Sorprendente anche la reazione al racconto della vicenda dei soldi in nero. «Nel mio ambiente tutti hanno i soldi in nero, prendono i soldi in nero. C’è chi si fa i conti all’estero e c’è chi ce li ha nel controsoffitto. Io li avevo murati lì nel 2011. Ero stato condannato al 4bis, poteva portare cumulo di pena di 9 anni e non sapevo cosa poteva succedere così ho deciso di murare quei soldi». (agg. di Silvana Palazzo)



FABRIZIO CORONA CONTRO I GIUDICI A NON È L’ARENA

Una parte dell’intervista che Fabrizio Corona ha rilasciato a Non è l’Arena si è trasformata in un’invettiva contro la magistratura italiana. L’ex re dei paparazzi sostiene che chi ha condotto le indagini su di lui abbia commesso degli errori e quindi dovrebbe chiedergli scusa. «Non vorrei buttarla in rissa ma che ci fosse la presunzione d’innocenza degli individui». In realtà la rissa c’è stata, per fortuna solo verbale (clicca qui per il nostro approfondimento). «Penso di aver subito uno degli abusi più grandi dalla polizia di Milano» parte subito Corona con il suo racconto dell’ultimo arresto. E spiega che l’avvocato Chiesa lo chiamò per comunicargli che gli era stato sospeso l’affidamento. «Avevo due ore di tempo per consegnarmi. Avevo specificato dove andavo e dove mi consegnavo». Decide allora di tornare a casa per salutare il figlio: «Due minuti dopo il suo arrivo dodici uomini della polizia arrivano cacciando tutti e mi mettono le manette. Mia madre sviene, mio figlio si gela di fronte a questa scena. Poi mi portano via con la forza». In realtà poi va via senza manette, perché la polizia accoglie la richiesta dei suoi avvocati.



CAPRI, LO YACHT E SILVIA PROVVEDI

Fabrizio Corona ha parlato anche della vicenda di Capri e Ischia, quindi della condotta non adeguata che spinse la magistratura ad un provvedimento di rettifica delle prescrizioni fatte all’ex paparazzo. Gli viene imposto di non abbandonare la Lombardia e di non compiere viaggi all’estero. «Avevo un permesso per andare a Capri per venerdì e a Ischia per sabato. Lo spostamento da Capri a Ischia poteva avvenire con qualsiasi mezzo. Io mi prendo un barca. Se poi mi faccio un bagno e la mia fidanzata si mette in topless, e ci fotografano, che colpa ne ho?». Corona sostiene infatti che il clamore relativo al fatto che avesse affittato uno yacht e alle foto in topless della fidanzata Silvia Provvedi abbiano spinto la magistratura ad intervenire. «Tutta la vicenda ha dentro di sé un morale etico e morale che fa venire alla luce delle ipocrisie. Quelle foto furono ritenute inopportune» aggiunge il suo legale, l’avvocato Ivano Chiesa.



LA BOMBA CARTA E SCULLI

Ancor più delicata è la vicenda della bomba carta scoppiata sotto casa sua, evento da cui sono partite le indagini su Fabrizio Corona che hanno permesso di scoprire i soldi in nero nascosti, alcuni dei quali nel controsoffitto dell’abitazione della collaboratrice Francesca Persi. «L’inchiesta parte da una informativa riservata (portata agli atti dall’avvocato Chiesa nell’ultimo processo, ndr) in cui c’è scritto nome e cognome e numero di telefono di chi ha messo la bomba carta. In un Paese normale e civile cosa si fa? Si interroga chi viene menzionato dalla polizia. C’è una intercettazione telefonica dove ammette di aver messo la bomba. Lo hanno interrogato? No» racconta Fabrizio Corona a Non è l’Arena. L’ex paparazzo afferma che non è stato sentito neppure Giuseppe Sculli, ex attaccante di Genoa e Lazio. Cosa c’entra in questa vicenda? Ad un certo punto Corona ha sospettato che avesse messo lui la bomba carta sotto casa sua. «Aveva provato ad estorcermi denaro» accusa, dicendosi poi sicuro che non sia lui l’autore di quel terribile gesto. Il fatto che non sia stato sentito però non gli va affatto giù: «Non lo hanno neppure sentito. Non lo ritenevano opportuno, ritenevano opportuno aver preso me».