Aveva perso il lavoro e quindi si era trasferita col figlio minorenne in un’altra città, dove poteva contare sul sostegno e l’ospitalità dei propri genitori durante la ricerca di una nuova occupazione. La donna però è stata punita dal giudice minorile, sollecitato dal padre del bambino, perché aveva cambiato città senza il consenso del papà del piccolo. Di conseguenza, il giudice minorile ha emesso un provvedimento che dichiara la decadenza della responsabilità genitoriale della mamma. La donna si è opposta a questa sentenza presentando ricorso, e ha avuto ragione. La Corte di Appello di Roma ha accolto il suo reclamo e la decisione è stata confermata dalla sesta sezione civile della Cassazione con un’ordinanza depositata oggi. La mamma sosteneva che la sua condotta «non poteva giustificare un provvedimento così grave come la decadenza della responsabilità genitoriale in relazione a un comportamento ampiamente giustificato dalla perdita del lavoro» nella città di provenienza.
SI TRASFERISCE PER LAVORO, EX NON PUÒ TOGLIERLE FIGLIO
La Cassazione nell’ordinanza depositata oggi, che peraltro riporta la linea indicata dai giudici della Corte d’Appello, ha spiegato che il comportamento della donna «non integra i presupposti per la dichiarazione di decadenza dalla responsabilità genitoriale». Questo è un provvedimento disposto dal legislatore «non a scopo sanzionatorio ma a tutela del minore e finalizzato a scongiurare ulteriori condotte pregiudizievoli da parte del genitore». Ma la condotta della donna non è riconducibile «a motivazioni egoistiche o futili» bensì «alla ricerca di una occupazione lavorativa e alla possibilità di fruire del sostegno dei genitori». Contro la revoca del provvedimento di decadenza genitoriale aveva proposto ricorso in Cassazione il papà del bambino, ma senza esito. I giudici lo hanno dichiarato inammissibile a fronte di una «esaustiva e coerente valutazione dei fatti compiuta dalla Corte d’Appello».