Importanti e clamorose novità giungono dai primi interrogatori del gip a tre protagonisti della vicenda stadio di Roma: in primis, l’avvocato del M5s Lanzalone che davanti ai giudici ribadisce «io alla vicenda dello stadio non ho mai partecipato». In secondo luogo, un collaboratore dell’imprenditore Parnasi – Luca Caporilli, anche lui agli arresti per il caso Tor di Valle – spiega al gip come invece Lanzalone «al tavolo per la modifica del progetto dello stadio della Roma era lui a rappresentare il Campidoglio e il sindaco Raggi». Lo stesso ex collaboratore di Parnasi – che nei prossimi giorni potrebbe richiedere l’udienza presso i giudici per esprimere la propria versione dei fatti – ha spiegato poco dopo che una cifra di denaro è stata elargita verso un funzionario pubblico: «ho dato dazioni di denaro in favore di almeno un funzionario pubblico responsabile dei pareri al progetto sulla struttura che dovrebbe sorgere a Tor di Valle». In terzo luogo, emerge una intercettazione dell’imprenditore-palazzinaro che mette in risalto la possibile “presenza” di un “sistema-Parnasi” che rende l’intera vicenda di Tor di Valle alquanto oscura: «Io pago tutti per non avere nessuno», così ridendo Luca Parnasi dice in una intercettazione rispondendo ad una persona che lo aveva incalzato dicendo “Io non pago nessuno per non avere nessuno”. Secondo i carabinieri, come scrivono nell’informativa depositata al riesame lo scorso 6 giugno, «Il legame tra Parnasi e Lanzalone è basato su continui scambi di favore, paragonabile quasi ad un contratto di servizi a somministrazione periodica. Il ricorso alle utilità in favore di Lanzalone viene da questi ricambiato mediante proprio interessamento su questioni istituzionali ricadenti nella sfera di interessi economici di Parnasi». (agg. di Niccolò Magnani)

BUONAFEDE, “LANZALONE SCELTO DALLA RAGGI”

Lo scandalo relativo allo Stadio della Roma si infittisce di nuovi particolari. Alle accuse di Virginia Raggi, che ha affermato come la nomina di Luca Lanzalone gli fosse stata suggerita da Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede, ha risposto l’attuale Ministro della Giustizia del Movimento 5 Stelle. Che afferma esattamente il contrario, cioè che la scelta di Lanzalone è stata presa in prima persona dalla Sindaca di Roma: Non ho niente da chiarire riguardo lo Stadio della Roma, ho letto ricostruzioni fantasiose sul mio silenzio, che è dovuto solo al fatto che questa inchiesta non ha nulla a che vedere con me. Non riferirò in Parlamento perché i Ministri parlano solo della loro attività in Consiglio. Luca Lanzalone? Lo ha scelto la sindaca Raggi Gliel’ho presentato io insieme a Fraccaro. Siccome conoscevo un bravo avvocato l’ho presentato e lei, come sindaca, ha ritenuto di avvalersene.” (agg. di Fabio Belli)

PD CHIEDE DIMISSIONI, M5S ATTACCA

La sindaca di Roma Virginia Raggi è stata convocata per la seconda volta dai magistrati per l’inchiesta sullo stadio della Roma. Venerdì scorso ha risposto per un’ora in qualità di testimone alle domande dei pm, che la sentiranno ancora una volta come testimone. La prima cittadina aveva ribadito che Luca Lanzalone gli era stato suggerito da Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede, che all’epoca dei fatti – quindi inizio 2017 – erano responsabili per il MoVimento 5 Stelle degli enti locali. Ora le agenzie di stampa ipotizzano che i pm capitolini vogliano sentire nuovamente la sindaca alla luce di quanto detto da Lanzalone nell’interrogatorio di venerdì scorso, nel quale ha respinto le accuse negando di aver compiuto illeciti. Tre giorni fa la Raggi aveva chiarito una serie di dettagli in merito alla collaborazione instaurata con l’avvocato di Genova ai tempi della trattativa per la modifica del progetto dello stadio della Roma. Lanzalone è il legale incaricato dalla giunta Raggi di seguire la trattativa per la modifica del progetto, ma è diventato poi uno dei più stretti collaboratori di Parnasi.

STADIO ROMA, VIRGINIA RAGGI CONVOCATA DI NUOVO IN PROCURA

La notizia della convocazione di Virginia Raggi dai magistrati per la vicenda dello stadio della Roma arriva a poche ore dalla presa di posizione di Maurizio Martina, segretario reggente del Pd, il quale ha chiesto alla sindaca di Roma di dimettersi. «La responsabilità politica di Raggi è evidentissima. È una città allo sbando. Pur essendo da un’altra parte, non tifo per il disastro. Non gioisco perché la Capitale viene gestita male, ma la sindaca Raggi deve prendere atto delle sue difficoltà a gestire Roma» ha dichiarato ai microfoni di RTL 102.5. «La Raggi ha il dovere di tenere conto di quello che non è stata in grado di fare e dovrebbe valutare seriamente la possibilità di lasciare il campo» ha aggiunto Martina. E non si è fatta attendere la replica del Campidoglio, attraverso il vicesindaco Luca Bergamo, secondo cui quella di Martina «è una proposta senza senso». Più articolata la risposta dei parlamentari laziali del M5s (Francesco Silvestri, Federica Daga, Manuel Tuzi, Angela Salafia, Vittoria Baldino). In una nota hanno chiesto spiegazioni al Pd circa il coinvolgimento diretto di un loro esponente nell’inchiesta. «È stato arrestato il braccio destro Zingaretti, Civita, e dalle carte emerge che l’imprenditore Parnasi ha finanziato pesantemente il Pd (dalla campagna del sindaco di Milano Sala, alla fondazione del tesoriere renziano Bonifazi solo per fare due esempi), ma i seguaci di Renzi se la prendono con Virginia Raggi che non è indagata come ha più volte ribadito la Procura. Chi deve dare spiegazioni è il Pd».