San Romualdo di Camaldoli
Il 19 giugno la chiesa cattolica celebra San Romulado. Questa data, infatti, è quella della sua morte avvenuta a Fabriano nel 1027. Era invece nato a Ravenna anche se non è accertata la data di nascita che dovrebbe essere fra il 951 e il 953. Il suo nome è legato soprattutto alla fondazione dell’eremo dei Camaldoli ma anche alla promozione della congregazione camaldolese che nasce come branca riformata dell’ordine dei benedettini. Tutti i dettagli della vita di San Romualdo sono stati raccontati nel 1042 nell’agiografia “Vita di San Romualdo” di Pier Damiani. Romualdo nasce da una nobile famiglia ravennate in quanto suo padre era il duca Sergio degli Onesti. La famiglia non è particolarmente devota ma un fatto di sangue che coinvolge il padre e il cugino di Romualdo lo spingono a seguire la via monastica e a ritirarsi a soli 20 anni nel monastero di Sant’Apollinare in Classe. Sono gli anni, però, nei quali i rappresentanti della chiesa iniziano ad abbandonare la retta via e per questo Romualdo non si trova a sua agio in questo convento in quanto non troppo in linea con la sua idea di austerità. Decide così di abbandonarlo e iniziare la vita da eremita. Elegge a sua guida spirituale l’eremita Marino che vive nel territorio di Venezia. Grazie a Marino ha modo di conoscere anche l’abate Guarino che convince Romualdo a seguirlo presso l’abbazia di San Michele di Cuxa. Romualdo ha 30 anni e si tratterrà in Catalogna per altri dieci, completando la sua formazione monastica. Romualdo rientra poi in Italia e inizia la sua carriera ecclesiastica. Tuttavia il suo animo è troppo puro e poco incline ai rapporti politici per cui dopo breve tempo rinuncia ad ogni carica per dedicarsi all’eremitaggio. Addirittura per un certo periodo di tempo visse all’interno di una grotta nelle vicinanze di Istria: ancora oggi quella zona è conosciuta come la Grotta di Romualdo. Nel 1014 Romualdo si reca a Sitria, in Umbria, e qui trova il luogo ideale dove fondare il suo eremo. Pochi anni dopo realizza nei pressi dell’eremo anche un piccolo monastero con una chiesetta che presero il nome di abbazia di Santa Maria di Sitria. Qui Romualdo rimase per quasi sette anni, dedicandosi non solo alla preghiera ma anche al digiuno purificatore. Morirà a Fabriano in completa solitudine e preghiera, probabilmente all’età di 75 anni.
Il culto di San Romualdo
La beatificazione di San Romualdo è stata molto veloce, cinque anni dopo la sua morte. A dichiararlo santo è stato papa Clemente VIII del 1595. Nella chiesa cattolica viene considerato il padre dei camaldolesi e per questo il suo culto è tenuto particolarmente in considerazione in questa comunità. La sua fama è estesa in tutto il territorio italiano. A lui è titolata la basilica concattedrale di Sansepolcro e una piccola parrocchia nella periferia di Roma. Il corpo del santo dal 1481 è conservato in una teca a Fabriano, presso la chiesa dei Santi Biagio e Romualdo, mentre un’altra reliquia – esattamente un braccio del santo – è custodita a Jesi, all’interno della cattedrale, nell’altare di San Biagio. Ogni anno in occasione del 19 giugno vengono organizzate celebrazioni e processioni in suo onore, soprattutto nei conventi dove sono insediati i monaci camaldolesi.
Oltre a San Romualdo la chiesa cattolica nella giornata del 19 giugno celebra anche altri santi e beati. Fra questi possiamo annoverare i martiri Santi Gervasio e Protasio, Beata Michelina da Pesaro, la vergine Santa Giuliana Falconieri, il vescovo San Donato di St-Diè, il cavaliere di Malta Beato Gerlando d’Alemagna, la badessa Sant’ Ildemarca e San Modeste Andlauer che fu gesuita e martire in territorio cinese.