Il Tribunale civile di Cosenza ha condannato l’Azienda ospedaliera locale ad un risarcimento di 3 milioni e 600 mila euro per il caso delle due gemelle di Bisignano, nate nel 1995 con un grave ritardo mentale a causa di una tetra paresi spastica, per il cui accertamento ci sarebbe stata una carenza da parte dei sanitari dell’ospedale civile. Le loro vite sono purtroppo segnate, ma almeno i loro genitori non avranno problemi economici per prendersi cura di loro. Il Tribunale, con sentenza del giudice Elena Coppola, ha accolto la domanda di risarcimento dei danni proposta dai genitori delle due gemelle, con l’assistenza legale degli avvocati Emilio ed Edoardo Greco. Dopo la conferma in Appello, i genitori delle gemelle hanno dunque accettato un accordo transattivo, l’ammontare del quale è 2 milioni e 30 mila euro. Questo dunque l’accordo tra l’Ao di Cosenza e i due genitori, i cui nomi sono stati omessi per ragioni di privacy. L’importo, riassume la delibera dell’Azienda, va diviso tra i 774mila euro imputati all’incasso massimale delle Assicurazioni Generali Italia e 1 milione 255mila euro sul Bilancio 2018. Agli avvocati, invece, vanno 115mila euro ciascuno.



COSENZA, GEMELLE MALFORMATE: MAXI RISARCIMENTO AI GENITORI

La battaglia giudiziaria è cominciata nel 2007, ma la storia risale al 1995, anno in cui nascono le due gemelle. La mamma viene ricoverata il 4 gennaio per una epigastralgia durante la gravidanza e successivamente per minaccia di parto prematuro, poi viene seguita ambulatorialmente. In agosto le complicazioni colpiscono le gemelline che la signora porta in grembo: le due bambine nascono con un grave ritardo mentale. I legali sostengono che il monitoraggio ostetrico eseguito dall’ospedale civile di Cosenza sia stato carente, quindi non è stato possibile fare una corretta valutazione dei problemi fetali. «La paziente – prosegue la nota dei legali – non fu avvertita dei possibili rischi fetali né furono adottate iniziative idonee ad un’assistenza più adeguata e intensiva della gravidanza stessa». Dopo quattro anni si rivolgono dall’avvocato che riuscirono a far sequestrare il registro ospedaliero del ricovero, ma nel 2000 era inspiegabilmente introvabile. E «tanto – chiosa la nota – ha determinato una condanna risarcitoria a carico dell’Azienda ospedaliera di Cosenza».

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