Esasperato da treni soppressi e continui ritardi, un pendolare lancia una proposta choc sulla pagina Facebook del Comitato dei pendolari del Meratese. L’idea è di esibire un machete ai controllori di viaggio al posto del biglietto. «A luglio invece del mensile pensavo di acquistare un machete da esibire come documento di viaggio… consigli sul modello più adatto?», scrive provocatoriamente l’uomo sui social. A rispondergli però non è un utente qualunque, ma Carlo Di Napoli, il capotreno che l’11 giugno 2015 fu aggredito proprio a colpi di machete da una banda di sudamericani. L’uomo con un video ha mostrato le profonde cicatrici che porta al braccio sinistro da quel terribile giorno. «Si ricordi che dietro una divisa, ogni divisa, c’è un uomo ed una donna in carne ed ossa, con famiglia, amici ed altri cari, e che quello che lei reputa simpatico o ironico ha fatto inorridire non pochi» gli ha poi scritto Di Napoli. Clicca qui per vedere il video.
“IN TRENO COL MACHETE”: PENDOLARE CHOC SU FACEBOOK
Carlo Di Napoli porta ancora i segni sul braccio di quei colpi di machete ricevuti a bordo di un treno da parte di un gruppo di sudamericani a cui aveva chiesto di esibire il biglietto. A tre anni circa da quell’episodio drammatico ha deciso di mostrare i segni di quell’aggressione per rispondere ad un pendolare che su Facebook aveva pubblicato un commento a dir poco discutibile. «Quelle che le mostro in questo breve video sono le cicatrici che porto dall’aggressione ricevuta appunto con un machete» comincia Di Napoli, che spiega di aver ricevuto lo screenshot del post non solo da colleghi ma anche da persone che non hanno nulla a che fare col trasporto pubblico. «Si ricordi che lo schermo di un telefonino o il monitor di un pc non ci rende anonimi o protegge, quello che si pubblica in un modo o nell’altro esce» ha aggiunto il capotreno, spiegando infine che in accordo con gli amministratori della pagine i commenti al suo post verranno subito bloccati. «Se riterrà opportuno contattarmi lo potrà fare tranquillamente con messaggio privato» conclude Di Napoli.