Finalmente un atto di rinsavimento. Il Consiglio superiore della sanità ha bocciato la cannabis light. Ho sempre sostenuto la pericolosità, anche grave, dell’uso delle cosiddette droghe leggere, che poi tanto leggere non sono, non lo sono mai state.

La loro gravità viene ripetutamente sottolineata dai ragazzi che personalmente ne hanno fatto uso. I ragazzi delle nostre comunità hanno sempre affermato che non c’è differenza fra leggere e pesanti e che la questione vera non è la sostanza, il tipo di sostanza, il grado di tossicità, di dipendenza… La questione centrale è la persona, il cuore della persona.



“Perché noi ragazzi ricorriamo alle droghe? Io che cosa cerco in esse? Perché la voglio con tanto accanimento, con tanta rabbia, aggressività, andando contro tutto e tutti? Perché ho un casino tale dentro il mio cuore per cui sono portato a fare tanto male, a farmi così tanto male?”. A queste prime struggenti e drammatiche domande sovente aggiungono: “Il vero guaio, il vero male della droga non è solo la conseguenza immediata, l’effetto di alterazione psichica che comporta, la menzogna, il nascondimento, i furti che dobbiamo fare, lo spaccio… Il vero danno è sull’anima delle nostre persone, nell’intimo più vero di noi stessi… La droga ci lascia in fondo al cuore una grande vergogna, una grande umiliazione… A parole tra noi, ai nostri genitori, diciamo che non è niente, che non fa male, che ci aiuta, ci tranquillizza, ci fa essere di più, che smettiamo quando vogliamo… A parole diciamo tutto questo ma…con dentro una grande mortificazione, cioè con la morte nel cuore”.



Allora si capisce che finiamo per parlare così tanto di droga, di droga libera sì o no, perché non sappiamo più guardare e parlare della persona e del suo cuore.

La persona è un essere così grande e prezioso, così bello e imponente — in special modo il ragazzo, il giovane — che se la colpisci con qualcosa di leggero — paradossalmente e incredibilmente — è peggio, è più doloroso che se la ferissi con qualcosa di grave, di pesante.

Il cuore dell’uomo è un tabernacolo così speciale, unico e delicato che, se lo urti con qualcosa di piccolo, di più piccolo di lui, sicuramente ne risente drammaticamente. Se viene toccato da qualcosa di misero, di artificiale, di alterato, di chimico, qualcosa prodotto da mani d’uomo, inesorabilmente ne risente in misura acutissima.