Il caso dei tre carabinieri arrestati a Napoli per false accuse nei confronti di un immigrato sta facendo molto discutere nelle ultime ore. E c’è chi se la prende con il ministro dell’Interno Matteo Salvini, parliamo degli esponenti di Giovani Democratici di Torre del Greco: “Nel frattempo a Napoli tre carabinieri sfruttano l’attuale clima d’odio per fare carriera sulle spalle di un migrante, incolpandolo di terrorismo. Ministro Matteo Salvini, di questo non ne parliamo oggi? #Resistenza”, il commento su Twitter. E sui social network spuntano altri commenti sulla stessa lunghezza d’onda: “False accuse a un immigrato, arrestati tre #carabinieri a Napoli. Sostenevano che custodisse armi clandestine e fosse coinvolto in attività di #terrorismo internazionale. Il loro obiettivo era ottenere un encomio”, “Il nostro #MinistrodellInferno @matteosalvinimi ha qualche commento sagace da regalarci? Bacioni”, “#carabinieri a #Napoli arrestano un cittadino del Gambia accusandolo diterrorismo. Tutto falso lo hanno fatto per fare carriera. Che schifo”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
MILITARI SOSPESI DALL’ARMA
False accuse a scapito di un immigrato: per questo tre carabinieri sono finiti in manette nel napoletano dopo aver fatto finta di incastrare un povero malcapitato per terrorismo. Dopo aver appurato la falsità delle loro indagini, i tre militari sono stati sospesi dall’Arma e condotti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere per i reati di falso ideologico, calunnia, detenzione e porto illegale di armi clandestine. Ma perché i tre ormai ex militari – due sottufficiali e un appuntato – avrebbero agito in questo modo contro l’extracomunitario, fornendo false prove? Le indagini avrebbero appurato che il loro scopo era quello di ricevere degli encomi eppure qualcosa nel loro piano sarebbe andato storto e quell’arresto che avrebbe dovuto farli conquistare il titolo di “eroi” in realtà ha contribuito a spedirli presto in carcere per via dei “gravi indizi di colpevolezza a carico dei destinatari della misura cautelare”, come spiegato dal procuratore aggiunto Domenico Airoma che ha commentato le intricate operazioni. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
SONO GIÀ IN CARCERE
Tre carabinieri sono stati arrestati perché avrebbero arrestato un extracomunitario accusandolo falsamente di custodire armi clandestine ventilando l’ipotesi di un suo coinvolgimento in attività terroristiche. I tre militari, che erano in servizio alla compagnia di Giugliano, sono stati subito sospesi dall’Arma. I magistrati e finanziari hanno raccolto prove e testimonianze contro i tre carabinieri infedeli. Il gruppo sarebbe accusato anche della ricettazione di una pistola. Ora si trovano nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Secondo il procuratore aggiunto della Repubblica, Domenico Airoma, le attività di inchiesta «hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dei destinatari della misura cautelare». In particolare, secondo l’ipotesi accusatoria, avvalorata dal gip, i tre carabinieri, «nell’ambito di attività di servizio istituzionale, procedevano a porre in arresto un cittadino extracomunitario, accusato falsamente di detenere armi clandestine per finalità di terrorismo internazionale». (agg. di Silvana Palazzo)
ANCHE RICETTAZIONE DI UNA PISTOLA
Sono pesanti, e hanno già portato alla loro sospensione immediata dal corpo dell’Arma, le accuse contro tre Carabinieri che nel napoletano hanno provato a produrre false accuse a carico di un immigrato per procedere al suo arresto e poi ricevere anche un encomio. I tre uomini dell’arma di Giugliano, infatti, sarebbero due sottoufficiali e un appuntato che avrebbero portato a termine una falsa indagine accusando un clandestino di custodire illegalmente delle armi per finalità di terrorismo internazionale. I tre, tuttavia, non avevano fatto i conti con le attività degli uomini della Guardia di Finanza di Aversa (Caserta) che li seguivano da tempo e che hanno proceduto all’arresto nella giornata di oggi con pesanti accuse a loro carico che vanno dal falso ideologico alla calunnia nei confronti del suddetto clandestino, fino alla detenzione e al porto illegale di armi clandestine che ha portato il Gip a disporre la misura cautelare nei suoi confronti: non solo dato che a loro carico ci sarebbe anche la ricettazione di una pistola (agg. di R. G. Flore)
NAPOLI, TRE CARABINIERI ARRESTATI
Sono stati arrestati per aver eseguito un arresto: il “gioco di parole” riguarda tre carabinieri di Giugliano (Napoli) che per aver accusato di reati falsi un extracomunitario ora pagano il tutto con il carcere dopo l’ordinanza emessa dal gip del Tribunale partenopeo (eseguita dalla Guardia di Finanza della Compagnia di Aversa). In poche parole, i tre militari avrebbero arrestato un immigrato accusandolo di custodire armi clandestinamente, ipotizzando addirittura un suo diretto coinvolgimento in attività terroristiche molto pericolose. Peccato che tutti questi reati si sono rivelati falsi: per questo motivo allora i tre carabinieri sono stati raggiunti a Giugliano e arrestati prima di prendere servizio. Le accuse che gli sono ora rivolte contro sono gravissime e hanno già comportato la sospensione immediata dall’Arma dei Carabinieri: «falso ideologico, calunnia, detenzione e porto illegale di armi clandestine». I tre arrestati sono due sottufficiali e un appuntato, tutti sospesi in attesa degli sviluppi penali della poco degna vicenda.
LE FALSE ACCUSE ALL’IMMIGRATO
Le indagini della Procura di Napoli Nord, che si sono avvalse anche della collaborazione della Procura della Repubblica di Napoli, hanno svelato l’intricata matassa e il “piano” che i tre militati avrebbero messo a punto per poter “incastrare” il giovane immigrato. «Avrebbero accusato ingiustamente un cittadino extracomunitario di detenere armi clandestine per finalità di terrorismo internazionale, disponendo il suo arresto, per ottenere un encomio»: sarebbe questa, secondo il gip e gli inquirenti che hanno lavorato sulle indagini, la vera motivazione dietro al piano “intentato” dai tre carabinieri ora raggiunti da custodia cautelare. Non solo, a quel punto essendosi poi appropriati indebitamente delle armi “clandestine” per poter incastrare l’immigrato ora sono accusati loro di averle conservate illegalmente, aggravante del piano di falso ideologico messo in piedi dai tre militari. Ancora sconosciute le cause che hanno portato ad individuare proprio quell’individuo tra tanti.