La perquisizione dell’abitazione di Bruno Contrada, nell’ambito delle indagini sull’omicidio dell’agente Agostino non è andata giù alla difesa dell’ex dirigente del Sisde. L’avvocato Stefano Giordano è intervenuto a PalermoToday spiegando quanto accaduto nella giornata di oggi a scapito del suo assistito, vittima a sua detta di una vera e propria persecuzione giudiziaria che andrebbe avanti da tempo. Nel corso della perquisizione sarebbero stati sequestri un album di foto del periodo in cui Contrada era capo della Mobile e alcune carte processuali. “Si tratta di ricordi del mio assistito con i colleghi della Mobile”, ha spiegato il suo avvocato. “Nella foto c’è anche Boris Giuliano, nulla di rilevante ai fini investigativi e di una trascrizione di un processo pubblico, verbali quindi di cui già la Procura dispone”, ha aggiunto, spiegando come a sua detta le perquisizione sarebbero “l’ennesimo atto di una persecuzione giudiziaria che va avanti da anni nei confronti di un uomo dello Stato libero e incensurato”. Contrada infatti non risulterebbe neppure indagato. “Ci hanno detto che non è indagato ma che all’interno delle case di sua proprietà potrebbero esserci dei documenti rilevanti sotto il profilo investigativo”, ha concluso il suo avvocato difensore”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



PERQUISITA CASA DI BRUNO CONTRADA

L’abitazione di Bruno Contrada, ex numero due del Sisde, è stata sottoposta a perquisizione nella giornata odierna, su disposizione della Procura di Palermo e nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Nino Agostino, l’agente di Polizia alla questura di Palermo ucciso insieme alla moglie incinta, Ida Castellucci a Villagrazia di Carini il 5 agosto del 1989. Per quel delitto, inizialmente classificato come passionale, sono finiti nel registro degli indagati i nomi dei boss Antonino Madonia e Gaetano Scotto e, come spiega RaiNews, nei giorni scorsi erano stati disposti accertamenti in merito ad un’arma – una calibro 38 – trovata in un arsenale della mafia nel 1996. Quella pistola, tra le varie armi del boss Giovanni Brusca, ha attirato in modo particolare l’attenzione degli inquirenti. Quella stessa arma fu danneggiata e sottoposta ad un tentativo di alterazione da parte dei boss mafiosi ma ora sarà sottoposta a nuova perizia che accerterà o meno la presunta compatibilità con la pistola  usata dai killer nel delitto di Nino Agostino e della moglie. L’incidente probatorio è stato fissato per il prossimo 18 luglio.



AVVOCATO CONTRADA: “PERSECUZIONE GIUDIZIARIA CONTINUA”

La pista passionale ipotizzata per l’omicidio dell’agente Agostino lasciò presto spazio ad altre strade. La notte della morte dell’agente e della moglie, alcuni ignoti “uomini dello Stato” entrarono nella casa dei coniugi uccisi facendo sparire degli appunti relativi a delle importanti indagini che stava seguendo Agostino. Quest’ultimo, in effetti, stava indagando sul fallito attentato dell’Addaura del 21 giugno 1989 e che aveva come obiettivo Giovanni Falcone. Non è escluso che l’agente avesse scoperto qualcosa di importante e per questo fu eliminato. In merito alla perquisizione in atto nell’abitazione di Contrada, condannato a 10 anni per concorso in associazione mafiosa, è intervenuto il suo avvocato che ha commentato: “La persecuzione giudiziaria continua”. La sua condanna fu definita dalla Cassazione “ineseguibile e improduttiva di effetti penali” e nel luglio scorso la Suprema Corte annullò senza rinvio un’ordinanza della Corte d’appello di Palermo dell’11 ottobre 2016, relativa all’applicabilità di una decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo.

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