Le ossa trovate in un pozzo nei pressi del grattacielo multietnico Hotel House di Porto Recanati appartengono a Cameyi Mossamet. A segnare la svolta importante nel caso della morte della 15enne bengalese sono i primi accertamenti medico legali. La procura di Macerata ha spiegato che al 99% i resti sono della ragazza scomparsa nel nulla. Come riportato da Rai News, la certezza assoluta si avrà solo dopo la comparazione del Dna ma già ora è possibile attribuire l’identità alla ragazza in quanto il tessuto carnoso trovato all’interno di un dente tra i resti ossei coincide con il Dna della madre di Cameyi. Inoltre, vicino ai resti ossei sono stati trovati una scarpa, un foulard e un fermacapelli che appartenevano alla giovane. Monir Kazi, connazionale e fidanzato della ragazza, ha sempre negato di aver visto la ragazza il giorno della scomparsa e pure di aver avuto una relazione con lei. Il bengalese a tutt’oggi risulta essere l’unico indagato per la scomparsa della 15enne. Nel 2011 però è stato espulso dall’Italia e di lui si sarebbero perse le tracce. (agg. di Silvana Palazzo)
“UCCISA E SEPOLTA NEI PRESSI DELL’HOTEL HOUSE”
Con il passare delle ore ci si sbilancia sempre di più in merito al ritrovamento delle ossa umane a Porto Recanati e che, secondo i primi accertamenti, apparterrebbero proprio alla giovane 15enne bengalese e residente ad Ancona, Cameyi Mosammet. La tesi dell’omicidio era stata caldeggiata sin dall’inizio ma in assenza di un cadavere le indagini erano proseguite nel silenzio generale. Ora invece, tutto cambia. La ragazzina sarebbe stata uccisa proprio nei pressi dell’Hotel House, dove si sarebbero perse le sue tracce. L’esito del Dna, come spiega AnconaToday, è stato comunicato nel pomeriggio anche alla madre della ragazzina, accompagnata in questura dal figlio maggiore. La Procura ora sembra ribadire la ricostruzione che con ogni probabilità era già stata avanzata tante volte in passato: la 15enne sarebbe arrivata in treno da Ancona a Porto Recanati, recandosi poi all’Hotel House, dove viveva il suo fidanzatino dell’epoca. Qui sarebbe stata uccisa e sepolta sottoterra. La certezza, seppur drammatica, che quelle ossa ritrovate fossero della giovane è giunta solo nei giorni scorsi, quando dai laboratori di medicina legale è giunta la certezza che i dna estratti da un dente e da un capello corrispondono a quelli della madre di Cameyi. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
L’APPELLO DEL PROCURATORE PER LE INDAGINI
Sono di Cameyi Mosammet le ossa ritrovate in un pozzo di Porto Recanati lo scorso 28 marzo da un cane della Guardia di Finanza. L’esame del dna effettuato sui resti rinvenuti dall’animale, hanno confermato che si tratta appunto della 15enne di origini bengalesi scomparsa nel 2010. Molte le ipotesi su quella strana vicenda, a cominciare da un allontanamento volontario della stessa ragazzina, ma a questo punto sembrerebbe tutto cadere, con la giovane che non si sarebbe mai allontanata da quel palazzone multietnico dove viveva, a pochi passi dal pozzo dell’orrore. Diverse le lacune nelle indagini, come hanno sottolineato più volte in un recente passato amici, conoscenti e parenti della giovane vittima. Le indagini erano state subito aperte, poi frettolosamente richiuse dopo alcune ricerche, quindi di nuovo riaperte pochi mesi fa, a seguito del macabro ritrovamento. A questo punto, la speranza dei genitori, e che da quelle poche ossa si possa scoprire la verità, e capire se Cameyi sia stata uccisa o se sia invece deceduta per altre cause. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
SCOMPARSA NEL 2010
La procura di Macerata oggi si sbilancia: i resti ossei trovati nei pressi dell’Hotel House di Porto Recanati a fine marzo scorso appartengono a Cameyi Mossamet, la 15enne bengalese scomparsa ad Ancona nel 2010. L’ipotesi degli inquirenti è che la ragazza, una volta giunta da Ancona presso la stazione ferroviaria di Porto Recanati, si sia recata all’Hotel House, e sia stata uccisa poco dopo e sotterrata nei pressi dell’immobile. Inoltre, nella nota odierna invitano chi abbia notizie utili alle indagini «apparentemente non agevoli, atteso il lungo tempo trascorso dal momento della scomparsa della minore», a recarsi in Questura o presso uffici di polizia giudiziaria o alla procura di Macerata. Accanto al pozzo degli orrori, nei pressi di un casolare abbandonato, erano state trovate altre ossa umane e altri frammenti durante i controlli anti-droga della Guardia di Finanza. (agg. di Silvana Palazzo)
PORTO RECANATI, TROVATE OSSA UMANE: “SONO DI CAMEYI”
Le ossa trovate nel pozzo degli orrori all’Hotel House di Porto Recanati appartengono a Mossammet Cameyi, la ragazzina scomparsa da Ancona il 29 maggio 2010. Lo fa sapere il procuratore della Repubblica di Macerata Giovanni Giorgio, facendo riferimento nella nota all’esito dei primi accertamenti di laboratorio effettuati dal medico legale Adriano Tagliabracci. «Al momento può ragionevolmente ipotizzarsi che la ragazza, una volta giunta da Ancona alla stazione ferroviaria di Porto Recanati, si sia recata verso l’Hotel House per poi venire uccisa e sotterrata nei pressi dell’immobile» sostiene il procuratore, che poi ha lanciato un appello. «Si invita chiunque possa fornire notizie a contattare o a recarsi nelle Questure di Ancona o Macerata, in altri uffici di polizia giudiziaria o nella stessa procura della Repubblica di Macerata. Ciò al fine di raccogliere elementi utili alle indagini».
LA SCOMPARSA E IL RITROVAMENTO DELLE OSSA
Mossammet Cameyi aveva solo 15 anni quando sparì nel nulla. A scoprire il “pozzo degli orrori” fu il cane di una pattuglia della Guardia di Finanza durante controlli di routine. Aveva fiutato un femore umano in una zona che era stata bonificata nelle settimane precedenti. Proprio quest’operazione avrebbe fatto emergere le ossa, recuperate con attenzione dagli agenti della Polizia Scientifica. Subito si fece strada l’ipotesi che quei resti potessero appartenere alla ragazzina. La ragazzina, di origini bengalesi, scomparve da Ancona nel 2010. Le ricerche successive si concentrarono proprio nell’area del palazzone multietnico di Porto Recanati, l’ultimo posto dove la 15enne venne vista. La famiglia di Cameyi aveva lanciato diversi appelli, anche attraverso la trasmissione “Chi l’ha visto” per ritrovare quella ragazza finita nel nulla. All’epoca venne sentito il fidanzatino, ma il fascicolo a suo carico venne archiviato. Si ipotizzò poi una fuga volontaria, poi la macabra scoperta.