Nella giornata di oggi, l’ex vice primario del Pronto Soccorso di Saronno, Leonardo Cazzaniga, è tornato in aula nell’ambito del processo in corso a Busto Arsizio, dove ha rilasciato una serie di dichiarazioni spontanee in merito al caso delle morti in corsia e che lo vede coinvolto. Come spiega Il Giornale di Como nell’edizione online, si è trattata della sua prima dichiarazione spontanea. Cazzaniga è intervenuto subito dopo la testimonianza resa dall’infermiere Iliescu Radu che per primo segnalò ai suoi superiori il cosiddetto “Protocollo Cazzaniga” dal quale partirono poi ufficialmente le indagini sulle morti sospette. “In tutta la mia lunga attività di medico non mai inteso uccidere alcuno”, ha dichiarato l’ex primario al cospetto della Corte. Quindi, in riferimento ai decessi avvenuti nel suo reparto ha aggiunto: “I farmaci che ho somministrato avevano l’unico scopo di lenire le sofferenze fisiche e psichiche dei pazienti, essendo io contro l’accanimento terapeutico”. Le morti che gli vengono contestate sono in totale undici in riferimento a quelle avvenute presso l’ospedale di Saronno presso il quale lavorava e tre in merito a quelle registrate nella famiglia della sua ex amante, l’infermiera Laura Taroni. Quest’ultima è già stata condannata in primo grado e con rito abbreviato a 30 anni di reclusione per le morti della madre e del marito.
IL GRANDE ACCUSATORE IN AULA
L’udienza di oggi presso il Tribunale di Busto Arsizio dove si celebra il processo per le morti sospette in corsia a carico dell’ex primario del pronto soccorso di Saronno, Leonardo Cazzaniga, è durata a lungo. Prima del suo intervento spontaneo, l’infermiere di origine moldava dal quale ha preso il via l’inchiesta ha parlato al cospetto della corte per circa tre ore. L’uomo, come ricorda Il Giorno, era stato in servizio presso il nosocomio della provincia di Varese dal 2012 al 2015 ed aveva segnalato alcuni episodi anomali insieme alla collega Clelia Leto, contribuendo all’avvio delle indagini interne all’ospedale sul caso poi ribattezzato “Protocollo Cazzaniga”. In aula, l’accusatore numero uno ha dichiarato, come riporta Varesenews.it: “Ricordo che fu lui a somministrare la terapia a base di Propofol e Midazolam (potenti anestetici), quello che venne definito il protocollo Cazzaniga, io chiesi spiegazioni perché il paziente (Angelo Lauria, ndr) è peggiorato fino alla morte e lui mi disse che era una scelta medica, una scelta di etica medica che io non potevo capire”. L’ex primario ha quindi respinto ogni accusa a suo carico, dicendosi contrario all’accanimento terapeutico.