E’ trascorso oltre un anno da quel 2 marzo 2017, giorno in cui Giovanni Murru, il 47enne attualmente rinchiuso nel carcere di Uta, uccise a Iglesias la moglie Federica Madau, appena 31enne, sferrandole dieci coltellate alla gola. Un delitto che sopraggiunse, come molti casi di femminicidio, in seguito alla decisione della donna di separarsi da lui perché troppo violento. Stando a quanto riportato da L’Unione Sarda, Murru si è reso di recente nuovamente protagonista attraverso uno scritto inquietante – il secondo in pochi mesi – in cui si toglie gli abiti dello “schifoso assassino”, come si era lui stesso definito, per indossare quelli della sua stessa vittima. Il 47enne si è così reso autore di un tema dal titolo “Un pericolo improvviso”. Due pagine di quaderno nelle quali Murru usa la prima persona dando voce alla moglie uccisa e raccontando le modalità di quel delitto efferato. Nello scritto vengono ripercorsi gli attimi precedenti all’omicidio ma ciò che più fa rabbrividire sono le sensazioni ed i pensieri che, secondo l’assassino reo confesso, avrebbe provato la povera Federica nei momenti in cui veniva uccisa a coltellate. Il tema in questione è stato allegato alla perizia che lo psichiatra Diego Primavera ha consegnato qualche giorno fa al gup Ermengarda Ferrarese. Lo scritto inizia con una frase emblematica, scritta come se fosse stata la vittima a pensarla: “Mi ha chiamata anche stasera, ma vuole che salga a casa perché mi deve parlare”. Poi, come aggiunge l’Ansa citando sempre il quotidiano, si legge ancora: “Cerca di farmi cadere il cellulare con un colpo, però io sono più veloce di lui, metto il cellulare in tasca e gli do una ginocchiata. Peccato, l’ho preso solo di striscio gli rido in faccia perché appena porto le bambine dai miei vado in caserma e lo denuncio di nuovo, finirà in galera questo bastardo”.



LA PRIMA LETTERA SCRITTA DAL CARCERE

Il difensore di Giovanni Murru, l’avvocato Gianfranco Trullu, ha scelto che il suo assistito potesse essere giudicato con il rito abbreviato subordinato all’accertamento dell’incapacità totale al momento del delitto della moglie Federica Madau. La speranza è che l’uomo possa usufruire di uno sconto consistente di pena in caso di condanna. Attualmente Murro si trova in carcere con l’accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione e dal rapporto di coniugio e la sentenza è prevista per il prossimo 22 giugno. Nel frattempo ha voluto mettere per iscritto ciò che, secondo lui, sarebbero stati i pensieri della vittima mentre veniva uccisa in modo violento. Era lo scorso febbraio quando il 47enne aveva scritto una lettera nella quale si definiva come “uno schifoso assassino”. La missiva, come spiega L’Unione Sarda, era stata consegnata in occasione dell’udienza preliminare dal suo legale al giudice. Anche in quel caso si trattava di due pagine scritte a mano, una cui copia fu consegnata alla madre della vittima che aveva accolto con estrema rabbia non solo le sue parole ma anche la scelta del rito abbreviato, condizionato alla nomina di un consulente per accertare la sua totale incapacità al momento del fatto. In quella lettera Murru rivolgendosi a Federica scriveva: “Se non mi amava più e ha fatto quel che ha fatto sicuramente in parte è colpa mia”.

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