Non sono stati toni “tranquilli” quelli volati davanti al Municipio di San Ferdinando e nel territorio di Rosarno dopo la morte del giovane Soumayla: in particolare è stato critico il neo ministro dell’Interno Matteo Salvini, specie dopo le parole dette solo qualche ora prima la tragedia del migrante ucciso in provincia di Vibo Valentia (“ora per i clandestini la pacchia è finita”). Secondo ancora il sindacalista Sauomaoure, collega di Sacko assassinato solo qualche ora prima, «A Salvini vogliamo dire che la pacchia è finita per lui, perché per noi la pacchia non è mai esistita, per noi esiste il lavoro. Sappiamo che in Calabria esiste gente che ricorda il proprio passato di migrante: noi siamo lavoratori, italiani, africani, bianchi, neri e gialli. Abbiamo lo stesso sangue e vogliamo gli stessi diritti». A sfondo politico anche le critiche giunte dal senatore Pd Francesco Verducci, che su Facebook ha scritto: «Soumali era un sindacalista impegnato a difendere braccianti suoi compagni, trattati come schiavi, pagati dai ‘caporali’ due euro l’ora per raccogliere agrumi a nero nella piana di Gioia Tauro. Davanti a questa enormità, davanti all’uccisione di un sindacalista, dov’è il Ministro dell’Interno Salvini? Perchè non parla? Perchè non è in visita sul posto dell’agguato, egli che peraltro è stato eletto in Calabria? Il silenzio del Governo è assordante e vergognoso». (agg. di Niccolò Magnani)



“QUI CI AMMAZZANO COME I CANI“

«Qui ci trattano e ci ammazzano come cani solo perché siamo neri. Basta, non si può morire così per questa tendopoli»: è solo uno delle tantissime polemiche e manifestazioni andate in scena questa mattina a San Calogero e San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro. A parlare sono i compagni e amici di Soumaila Sacko, migrante maliano di 29 anni ucciso a fucilate nella notte fra sabato e domenica. Non era un ladro e non era tantomeno un criminale, come invece alcuni hanno sostenuto nei primi momenti delle indagini: questa mattina un gruppo di maliani si è diretto verso il comune di San Ferdinando per incontrare un rappresentante istituzionale o un rappresentante della Giunta comunale che guida l’Ente dal 2016, lamentando le condizioni nella vecchia tendopoli e l’orrore per quanto avvenuto ieri. Soumayla era un migrante regolare che lavorava come bracciante agricolo ed era attivo nel sindacato Usb e si batteva per avere un futuro e delle condizioni migliori. Non solo, pare che avesse deciso con alcuni compagni di ricostruire larga parte della tendopoli per evitare di rimanere uccisi di nuovo in un incendio, come qualche mese fa: le lamiere di quella vecchia fabbrica abbandonata dove è stato ucciso Soumayla servivano, pare, proprio a tale obiettivo. «Vorremmo reagire, ma abbiamo paura di ritorsioni, e se poi ci tolgono il permesso di soggiorno?», lamentano ancora i compagni di Sacko nella larga protesta di oggi. «Soumaila era un cittadino, un bracciante, aveva una figlia di 5 anni. Era impegnato nella lotta allo sfruttamento e lavorava per un salario di 3 euro l’ora al giorno. Ed è stato assassinato», spiega al Corriere della Sera Ababacur Sauomaoure, dell’esecutivo nazionale Usb. (agg. di Niccolò Magnani)



“DIFENDEVA I BRACCIANTI SFRUTTATI”

Si chiamava Sacko Soumajla il 29enne del Mali ucciso la scorsa notte a colpi di fucile. Come spiega Corriere.it, si tratta di un migrante con regolare permesso di soggiorno il quale viveva nella tendopoli di San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro. Con lui sono rimasti feriti altri due migranti con i quali era intento a recuperare delle lamiere. Anche per questo si era pensato inizialmente ad una sparatoria nata dalla vendetta di vendicare un furto ma, secondo le ultime fonti dei Carabinieri, pare non ci sia alcun proprietario in grado di rivendicare l’asportazione del materiale abbandonato. Uno dei feriti, dopo aver riferito quanto accaduto, parlando del 29enne ucciso lo ha descritto come “Un ragazzo serio che voleva solo lavorare. L’ho conosciuto nel 2006”. A sparare, secondo le forze dell’ordine, sarebbe stato uno o più italiani. Soumajla era attivista dell’Unione sindacale di base e difendeva i diritti dei braccianti agricoli sfruttati, battendosi per un più dignitoso trattamento economico. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



VENDETTA PER FURTO DELLE LAMIERE?

Gli inquirenti al lavoro sulla sparatoria avvenuta in località Ex Fornace, a San Calogero, in provincia di Vibo Valentia, avrebbero già le idee chiare in merito alla pista da seguire e che potrebbe portare presto all’autore della tragedia consumatasi ieri, al culmine della quale un cittadino 29enne del Mali è rimasto ucciso e altri due migranti – tutti regolari in Italia – sono rimasti lievemente feriti. La vittima è stata raggiunta alla testa da alcuni pallettoni esplosi da un fucile e a confermare questa ricostruzione, questa mattina, è stato proprio uno dei feriti, Drane Maoiheri di 39 anni, già tornato nelle baraccopoli. Lo riferisce l’agenzia di stampa Ansa che riporta: “Mentre eravamo lì si è fermata una Fiat Panda bianca vecchio modello ed è sceso un uomo con un fucile che ci ha sparato contro 4 volte”. Secondo gli inquirenti, l’ipotesi alla base della sparatoria potrebbe essere proprio la vendetta per il furto delle lamiere, mentre è esclusa al momento la matrice xenofoba. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

“UN UOMO CONTINUAVA A SPARARCI”

Arrivano le prime testimonianze della gravissima vicenda di Vibo Valentia che porta come bilancio finale un morto e due feriti per le fucilate assurde contro alcuni migranti in un rifugio di “fortuna” a San Calogero: secondo quanto raccontato da Madiheri Drame a Repubblica, uno dei due feriti dagli spari, «Stavamo raccogliendo delle lamiere quando si è fermata una Fiat Panda bianca vecchio modello ed è sceso un uomo con un fucile che ci ha sparato contro 4 volte». Il 31enne maliano Sacko Soumayla è stato colpito e si è accasciato subito ma nonostante questo, il “cecchino” non si è fermato e ha continuato a sparare ininterrottamente altre volte. Tutti regolarmente residenti in Italia, i tre uomini immigrati vivevano nella vicina tendopoli di San Ferdinando dove alcune baracche e ghetti costituiscono riparo per tanti poveri disperati che già qualche mese fa hanno dovuto affrontare il grave incendio di quel distretto dove perse la vita Becky Moses. (agg. di Niccolò Magnani)

UN MORTO E DUE FERITI

Gli inquirenti sono al lavoro per cercare di ricostruire quanto accaduto nella tarda serata di ieri in Calabria, precisamente nei territori fra San Calogero e Rosarno, a cavallo fra la provincia di Vibo Valentia e Reggio. Come scrive la Gazzetta del Sud, due compagnie di carabinieri stanno indagando, e al momento si sa solo che un maliano di 31 anni è stato ammazzato dopo essere stato colpito alla testa da lunga distanza. Il ragazzo è stato trasportato d’urgenza ancora vivo presso l’ospedale di Polistena, poi dirottato ai Riuniti di Reggio Calabria a seguito delle gravi lesioni cerebrali riportate dopo il colpo di fucile. Nella struttura ospedaliera reggina il maliano è giunto ancora vivo, per poi andare in arresto cardiaco: a quel punto è stato trasferito nel reparto di rianimazione dove però è spirato poco dopo. Come dicevamo, gli inquirenti stanno cercando di risalire ai colpevoli, ricostruendo quindi l’esatta dinamica dei fatti. Prima di tutto bisognerà capire chi ha sparato, e secondariamente, il perchè di tale gesto. La prima pista battuta è quella di un tentato furto, visto che i tre migranti sarebbero stati sorpresi a rubare in una vecchia ditta, ma non sono da escludere altre ipotesi. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

MORTO UN MALIANO DI 31 ANNI

Un immigrato di 31 anni è morto e altri due stranieri sono rimasti feriti, in una sparatoria avvenuta ieri sera in Calabria, precisamente nel comune di San Calogero, provincia di Vibo Valentia. Stando a quanto riportato dall’edizione online de La Repubblica, i tre uomini sarebbero stati colpiti vicino ad una vecchia fabbrica in zona Ex Fornace, e secondo le forze dell’ordine sarebbero stati beccati mentre rubavano qualcosa nell’edificio, molto probabilmente del materiale per la tendopoli di San Fernando. A Rosarno, paese vicino, c’è un maxi accampamento dove vivono svariati migranti che lavorano nelle piantagioni della Piana di Gioia Tauro, e non è da escludere che i tre provenissero proprio da quelle abitazioni di fortuna.

RIUNIONE DI EMERGENZA

Qualcosa di molto simile si era già verificato nel 2010, quando, dopo una sparatoria che aveva colpito alcuni migranti, si scatenò una protesta che andò avanti per diversi giorni. Per evitare che si verifichino nuovamente quegli episodi, è stata indetta una riunione d’emergenza fra le forze di polizia nella Prefettura di Reggio Calabria. Dopo tale vertice si è deciso di intensificare i controlli nell’area della tendopoli, evitando così il ripetersi di casi di criminalità, sia fra i migranti, quanto fra i cittadini calabresi. Per quanto riguarda la vittima, il 31enne maliano Sacko Soumayla sarebbe stato colpito da lunga distanza, quindi presumibilmente con un fucile: trasportato in gravissime condizioni all’ospedale di Reggio Calabria, è spirato poche ore dopo il ricovero. La sparatoria, come sottolinea la Gazzetta del Sud, è avvenuta attorno alle 20:30 di ieri.