Una macchia di sangue su una scarpa dell’assassino avrebbe permesso, grazie alle moderne possibilità della polizia scientifica che vent’anni fa non erano a disposizione, di risolvere il caso di Valeriano Poli, ucciso vent’anni fa. Il buttafuori bolognese sarebbe stato ucciso da Valeriano Pioli, e la prova decisiva sarebbe stata una macchia di sangue rilevata sulle scarpe del presunto omicida. Le indagini sono state coordinate dalla Procura di Bologna, e in particolare dagli uomini della squadra mobile e da quelli dell’Udi, l’Unità delitti insoluti della Direzione anticrimine centrale della Polizia, che hanno portato avanti le moderne analisi che hanno portato a riconoscere il coinvolgimento dell’assassiono, col buttafuori Pioli che venne freddatto con la dinamica di un vero e proprio agguato il 5 dicembre del 1999. (agg. di Fabio Belli)
DECISIVI I REPERTI RITROVATI
Secondo quanto riportato delle forze dell’ordine sulle pagine del Resto del Carlino, la possibile chiusura del cold case sul caso di Valeriano Pioli è stata messa a punto sì con le moderne tecnologie che 20 anni fa ancora non esistevano, ma anche grazie ai reperti trovati e raccolti nei primi momenti dell’indagine di tanti anni fa. Il presunto killer – Stefano Monti – sarebbe stato tradito da alcuni reperti messi a fuoco dalle ultime tecnologie sull’«Analysis of virtual evidence»: sulle scarpe della vittima non sono presenti le macchie di sangue viste il giorno dell’omicidio e da questo è stato tratto e “confermato” l’accusa finale a carico di Monti. Non ci sono chiaramente conferme certe al 100% e l’accusato dovrà ovviamente difendersi dando la sua versione dei fatti, ma quello che è certo è che senza quegli elementi raccolti la grandissima novità tecnologica di questi ultimi anni sarebbe stata vana perché non avrebbe avuto il materiale “base” per poter effettuare le scoperte. (agg. di Niccolò Magnani)
LA SOLUZIONE GRAZIE A MODERNE TECNOLOGIE
Il profilo genetico di Stefano Monti, presunto assassino di Valeriano Poli, rinvenuto sugli scarponcini della vittima avrebbe rappresentato l’elemento cardine dell’attuale impianto accusatorio. Lo riferisce la Polizia nel comunicato con il quale viene spiegata la possibile soluzione, 20 anni dopo, dell’omicidio del buttafuori bolognese. L’impiego poi delle più moderne tecnologie avrebbe avuto un peso importantissimo. L’unico elemento in grado di contestare che il sangue presente sulle scarpe di Poli fosse stato trasmesso dal suo killer la sera del delitto era un video rappresentante la vittima con indosso le medesime calzature pochi giorni prima di essere ucciso. La ridotta qualità del video e l’impossibilità di poter compiere degli ulteriori accertamenti alla luce degli anni trascorsi ha portato al ricorso, per la prima volta in Italia, di una innovativa tecnica di elaborazione delle impagini basata sulla comparazione tridimensionale e denominata “analysis of virtual evidence”. Sono stati così comparati fra loro frame estratti dal video con un ambiente virtuale totalmente ricostruito in 3D e attraverso una scansione laser è stato possibile trasformare la scarpa del reperto fisico in una virtual evidence digitale. Dal lavoro che ne è derivato gli esperti sono arrivati alla conclusione che “sulle scarpe riprese nel video non sono presenti le macchie di sangue riscontrate il giorno dell´omicidio”, confermando quindi l’accusa a carico di Monti. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
COME È STATO INCASTRATO STEFANO MONTI
A distanza di 20 anni, l’omicidio di Valeriano Poli, il buttafuori di Bologna ucciso a colpi di pistola sembra essere giunto alla sua soluzione. Ciò è stato possibile grazie all’attività degli uomini della sezione Omicidi e Reati contro la Persona della Mobile di Bologna e dell’UDI. Come spiega oggi la Polizia di Stato in un comunicato, per quasi un ventennio le indagini si sono svolte in un ambiente pervaso dall’omertà. Secondo quanto spiegato, la notte in cui avvenne la famosa lite davanti alla discoteca, Poli venne alle mani con Stefano Monti – suo presunto killer – e due suoi amici. Il primo minacciò ripetutamente il buttafuori di morte: “…tanto torno con il cannone”. Da allora iniziarono i continui atti intimidatori ai danni di Poli fino al giorno dell’omicidio. Contro Monti è stato emesso oggi un provvedimento di custodia cautelare in carcere che si fonda su un nuovo ed oggettivo elemento di prova, ovvero la riscontrata presenza sugli scarponcini della vittima di tracce di sangue riferibili proprio al presunto killer. Un risultato, questo, che è stato reso possibile grazie all’attività investigativa dell’UDI, istituita nel 2009. I suoi esperti hanno reso possibile la soluzione dell’omicidio Poli attraverso l’uso delle più sofisticate tecnologie che hanno dimostrato come che il sangue presente sulle calzature di Valeriano Poli fosse stato trasmesso dall’autore del reato la sera dell´omicidio. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
COLD CASE RISOLTO DOPO 20 ANNI?
Potrebbe giungere finalmente ad una soluzione il giallo attorno al delitto di Valeriano Poli, un buttafuori di Bologna ucciso con otto colpi di pistola il 5 dicembre 1999. Dopo quasi 20 anni dall’omicidio la Polizia ha eseguito l’arresto del suo presunto killer. Si tratta di un uomo bolognese di 59 anni, ritenuto l’esecutore materiale del delitto e nei cui confronti è stato emesso un provvedimento di custodia cautelare in carcere. Oltre a lui, risulta essere indagato anche un altro bolognese con l’accusa di favoreggiamento personale. A darne notizia è oggi Repubblica.it nell’edizione di Bologna che spiega come ciò sia stato reso possibile, dopo un ventennio dalla morte di Poli, grazie alle indagini coordinate dalla Procura di Bologna e portate avanti dagli uomini della Squadra Mobile e dell’Udi, l’unità che si occupa dei delitto insoluti. Le tappe che hanno portato all’arresto del presunto assassino del buttafuori e all’iscrizione nei registro degli indagati di un secondo nome saranno rese note nella mattinata di oggi, in occasione di una conferenza stampa che si terrà in tarda mattinata presso la Questura bolognese.
LA VICENDA
Valeriano Poli, all’epoca 34enne, fu ucciso la sera del 5 dicembre 1999 in via della Foscherara, periferia di Bologna. L’uomo fu coinvolto in un vero e proprio agguato poiché contro di lui furono esplosi 8 colpi di pistola calibro 7.65 mentre scendeva dalla sua auto, che non gli lasciarono scampo. Uno dei colpi centrò la testa, uno il cuore e gli altri svariate parti del corpo. Solo poche settimane prima dell’omicidio, Poli fu coinvolto in una rissa davanti ad una discoteca e nella quale rimase ferito un giovane 20enne di Vignola. Tutti i giornali dell’epoca considerarono l’omicidio del buttafuori come “un’esecuzione in stile mafioso”. Il killer non fu mai individuato poiché, come fu scritto 20 anni fa, rimase ben nascosto nel buio, a bordo di un motorino. La vittima di giorno faceva l’istruttore di nuoto e di notte il buttafuori nei locali bolognesi e proprio qui, secondo gli inquirenti, si era fatto almeno un nemico. Nonostante tutto, per anni gli investigatori non riuscirono a trovare alcuna pista attendibile e alla fine arrivò l’archiviazione. Fino alla svolta avvenuta un anno fa quando quel cold case fu tirato fuori portando all’apertura di una nuova inchiesta.