Fra i 22 arresti portati a termine nella giornata di ieri a Milano, con l’accusa di traffico di stupefacenti, anche Luca Lucci. Il 37enne residente in provincia di Bergamo è considerato il numero uno della Curva Sud, la frangia più estrema del tifoso rossonero. E’ lui l’erede di Giancarlo Lombardi, l’ex ras, coinvolto in un’indagine con l’accusa di tentata estorsione ai danni dello stesso Milan. Luca Lucci non è nuovo alle forze dell’ordine. Già nel 2009, infatti, si rese protagonista di una gravissima aggressione ai danni di un tifoso durante un derby con l’Inter in programma al Meazza. Colpì violentemente un fan interista, Virgilio Motta, che poi perse un occhio e cadde in depressione, suicidandosi tre anni dopo. Quel fatto costò 4 anni e mezzo di reclusione a Lucci, in parte scontati in cella e in parte ai servizi sociali. E’ sempre in prima fila quando c’è da tifare Milan e anche quando c’è da protestare. Nel 2014, ad esempio, si scontrò (insieme ad altri supporters), a muso duro con i calciatori rossoneri, chiedendo più impegno. In rete circolano foto a fianco di Allegri quando Max allenava il Milan, foto che non hanno ovviamente nulla a che vedere con le presunte attività criminose di Lucci. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



GLI INSOSPETTABILI

Nella banda “braccata” a Milano nelle scorse ore, spiegano le stesse Procura e Questura nel punto stampa, vi erano anche degli insospettabili del tutto incensurati che facevano un lavoro di facciata da anni ma che in realtà si sono rivelati dei veri e propri “grossisti” dello spaccio. Diego De Rosa e Enrico Catrini sono accusati di essere proprio questo tipo di deus-ex-machina della droga milanese: ufficialmente titolari di una ditta di pulizie e lavanderie a gettoni, in realtà sono stati trovati in possesso di 113 chili di hashish, 6 di cocaina e ben 15mila euro in contanti nascosti in due box e un appartamento nella periferia sud di Milano. Nello stesso modo anche il capo ultras del Milan e il responsabile steward dell’Inter, come riportiamo qui sotto: per quest’ultimo, Massimo Mandelli, ieri la Questura ha confermato che il suo nome risulta in lista con CasaPound alle prossime Comunali a Cerro Maggiore, ma ormai pare che la candidatura sia resa nulla dopo l’arresto. (agg. di Niccolò Magnani)



MAXI SPACCIO DI DROGA A MILANO

Due volti noti nel mondo del calcio milanese compaiono nella lista delle persone arrestate in un blitz della polizia. Si tratta di Luca Lucci, capo della curva sud del Milan, e Massimo Mandelli, responsabile degli steward dell’Inter. Il primo usava la sede dell’associazione “Il Clan” in via Sacco e Vanzetti a Sesto San Giovanni come base per i suoi traffici di droga. Qui di solito si riunisce la curva sud rossonera per questioni calcistiche: proprio questo luogo era diventato la destinazione di grossi carichi. La polizia è infatti riuscita a intercettare un tir con 250 chili tra hashish e marijuana di provenienza albanese diretta nella cittadina alle porte di Milano. Almeno tre i box usati per lo stoccaggio. Lucci, che ha molti precedenti sportivi tra cui Daspo e pestaggi, portava poi la droga nella sede dell’associazione. Come riportato da Repubblica, non è stata documentata un’attività di spaccio diretta allo stadio di San Siro, ma l’ipotesi non è esclusa dagli agenti del commissariato Centro di Milano.



ARRESTATI CAPO ULTRÀ MILAN E RESPONSABILE STEWARD INTER

Nel blitz della polizia milanese sono stati eseguiti arresti nei confronti di 22 persone per traffico di sostanze stupefacenti. Di queste 15 sono finite in manette, di cui due raggiunge da provvedimento in carcere perché già detenute, 4 sono all’estero e al momento 2 sono ricercate. Tra gli arrestati spicca anche Massimo Mandelli, uno dei responsabili degli steward volontari dell’Inter. Stando alla ricostruzione della polizia, Mandelli era il collegamento tra il canale di approvvigionamento albanese, presso cui si riforniva Luca Lucci, e quello italiano di cui era a capo Luca Boscherino, di Vibo Valentia. Mandelli si riforniva sia dagli albanesi che dai calabresi, nonostante tra le due organizzazioni non ci fosse un collegamento in termini di affari. L’indagine è partita il 24 marzo 2016. La droga arrivava da Spagna, Sud America e Calabria, più precisamente dal porto di Gioia Tauro. Gli agenti del commissariato Centro, guidati da Ivo Morelli e Gianluca Cardile del nucleo investigativo, sono riusciti a sequestrare quasi 600 chili di droga.