Antonio Logli usa il presente quando parla di Roberta Ragusa, nonostante due sentenze di condanne lo considerino colpevole dell’omicidio della moglie. I suoi detrattori lo paragonano a un rettile per il sangue freddo e l’impassibilità dimostrata nel ciclone giudiziario e mediatico che lo ha travolto. Nell’intervista a Quarto Grado invece l’impiegato comunale mostra una fragilità impensabile. Loris Gozi è il suo grande accusatore insieme all’altra teste, Silvana Piampiani. Ma Logli non prova rancore per loro, risponde invece con la versione già fornita ai militari. «Non ce l’ho con nessuno. Penso che ognuno ha una coscienza e che debba guardarsi nel profondo della coscienza, dell’animo, del cuore. Ma non voglio fare polemiche». Anche in appello è stato condannato a 20 anni per omicidio volontario e distruzione di cadavere, ma non è in carcere: nei suoi confronti la Corte d’Assise di Firenze ha ribadito l’obbligo di residenza nel comune di San Giuliano Terme e il divieto di allontanarsi dalla provincia di Pisa durante la notte. Ma Logli continua a dichiararsi innocente. «Il dolore che provo e ho provato è lancinante, è il dolore di una persona che sa di non aver fatto niente e che si vede crollare il mondo addosso. La cosa che mi fa più male è che non si sa dove sia Roberta». 

ROBERTA RAGUSA, ANTONIO LOGLI SI RIVOLGE ALLA FAMIGLIA DELLA MOGLIE

Antonio Logli ha ammesso di aver tradito Roberta Ragusa con un’altra donna, che ora vive con lui, ma non di aver ucciso sua moglie. «Non posso nascondermi, ma il nostro era un rapporto tra persone mature e non c’è mai stato nessun litigio, non ho mai fatto male a nessuno, tanto meno a Roberta, questo lo giuro sui miei figli. Ammazzatemi perché l’ho tradita, quello sì, ma del male non le ho mai fatto». E i figli credono in lui, infatti sono rimasti in casa con lui e come lui credono che sia ancora viva. «Per noi è impossibile che lei sia morta». Durante l’intervista a Quarto Grado ha parlato della famiglia della moglie: «Non riesco a capire come possano pensare che abbia fatto qualcosa di male a Roberta, mi fa stare male. Tempo fa avevo cercato di parlare con Carlo Ragusa, perché per me era anche come un fratello: quando ho avuto delle difficoltà ho chiamato subito lui. E mi dispiace tantissimo che possa pensare questo. Mi farebbe piacere poterlo incontrare per potergli dire come stanno le cose». Ma allora che fine ha fatto Roberta Ragusa? Potrebbe trovarsi in un posto lontano: «Mi auguro che stia bene. Non vorrei che vivesse da segregata. A distanza di anni non sappiamo proprio cosa pensare».