C’è un indagato sul caso di Soumaila Sacko, il migrante maliano ucciso in Calabria a San Calogero mentre con alcuni compagni stava prendendo delle lastre di alluminio in una fabbrica abbandonata (per poter costruire un riparo migliore nella baraccopoli “improvvisata” nel Vibonese da ormai troppo tempo). I carabinieri di Vibo Valentia hanno notificato a un uomo un «avviso della persona indagata e contestuale notifica di accertamenti tecnici non ripetibili in relazione all’omicidio del migrante e sindacalista che lavorava nei campi come bracciante agricolo regolarmente denunciato. Si tratterebbe di un 43enne agricolture italiano incensurato e residente nella zona che avrebbe sparato col fucile nella notte tra sabato e domenica colpendo a più riprese Soumaila (e ferito i compagni lì presenti) da distanza vicino ad una Panda bianca. Secondo quanto riporta Tg Com24, l’indagato sarebbe il nipote di uno dei soci della società proprietaria della ex fornace in cui è avvenuto il delitto atroce. «Poche ore dopo il delitto e dopo avere sentito la testimonianza dei due feriti, all’uomo sono stati sequestrati l’auto Fiat Panda bianca descritta dai due cittadini del Mali ed i vestiti», spiega l’Ansa, annunciando che l’indagato sarebbe già stato sottoposto all’esame dello “stub” per accertare la presenza di eventuali residui di arma da fuoco su mani e vestiti.
SI ATTENDONO AUTOPSIA E ANALISI RIS
Oltre a questi esiti, sono attesi nei prossimi giorni i risultati dei rilievi dei Ris di Messina oltre che ovviamente alla autopsia già disposta e incaricata al medico legale Katiuscia Bisogna. Secondo quanto emerso finora dietro all’omicidio non vi sarebbero moventi xenofobi o legati alla ‘ndrangheta e il che aumenta il mistero attorno ad una fine così per di più da un incensurato come presunto assassino. In attesa di importanti novità sulle indagini, il mondo della politica continua a litigare dietro alla morte del migrante sindacalista: oggi in Senato il premier Conte ha parlato del ragazzo rivolgendo un appello per una rinnovata legalità che combatta situazioni e condizioni del genere, ma le opposizioni continuano a ritenere inaccettabili che né Salvini né Di Maio abbiano detto qualcosa a riguardo della morte di Sacko. Emerge poi nelle ultime ore una nuova polemica sorta in Liguria per un post pubblicata dalla vicesindaco di Deiva Marina (La Spezia), Giovanna Bertamino: avrebbe infatti fatto comparire sulla sua bacheca Facebook (non scritta da lei però, pare) una frase ignobile sulla vicenda legata alla morte del migrante in Calabria. «Non è perché era sempre in prima fila coi sindacati per i diritti dei migranti che è stato freddato in Calabria, ma è perché insieme ai suoi complici stava fottendo dell’alluminio. We don’t call 112»: intervistata a riguardo sul caso da Repubblica, l’amministratrice ha confermato «Non ho mai detto che dovevano sparargli. Ma non possiamo far finta che non fosse lì a rubare».