E’ stato affidato alla giustizia il presunto assassino di Soumayla Sacko, giovane migrante malese ucciso in provincia di Vibo Valentia la notte tra sabato e domenica scorsa. Il presunto responsabile sarebbe il 43enne Antonio Pontoriero, imprenditore agricolo e nipote de un ex socio di minoranza della fabbrica dismessa dove si è consumato il delitto del 29enne straniero. Ad intervenire sull’accaduto, come spiega CalabriaPost.it, sono stati il Vicesindaco Mauro e il consigliere Castorina che hanno espresso la loro opinione sulle politiche dell’immigrazione. “La morte di Sacko Soumayla è un fatto grave che mina la nostra idea di accoglienza e, soprattutto, di dignità della vita”, hanno affermato. “Questo gravissimo avvenimento non può non indurci ad una riflessione. La Città Metropolitana di Reggio Calabria, fin dalla sua costituzione, ha deciso di affrontare il tema delle Politiche per l’Immigrazione istituzionalizzando un settore che divenisse raccordo tra i Comuni metropolitani e la Prefettura per sostenere le situazioni emergenziali e di estrema criticità che il territorio metropolitano vive ogni giorno”, hanno aggiunto. Alla luce del grande lavoro che hanno effettuato in merito al tema dell’accoglienza, e per quello che continuano a fare, “riteniamo corretto qualora fosse giuridicamente possibile costituirci parte civile nel procedimento per la morte di Sacko Soumayla”, hanno spiegato. Il lavoro di Vicesindaco e consigliere non intende però fermarsi a questo poiché “intendiamo potenziare le attività per percorsi di accoglienza e di integrazione, come quelli di prevenzione e controllo, per mezzo del Corpo di Polizia Metropolitana e rafforzeremo il nostro confronto con i sindaci della zona e con le autorità preposte per prevenire episodi che umiliano il nostro territorio e la nostra identità metropolitana”, hanno concluso. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



PONTORIERO CHIAMÒ 112 PER SEGNALARE “SERIE DI FURTI”

Secondo quanto emerso dalla prima settimana di indagini, i carabinieri avevano già memorizzato lo scorso 5 maggio il nome di Antonio Pontoriero riuscendo poi a sottoporre le sue foto segnaletiche ai testimoni oculari del delitto di Soumayla. Alla Stazione dei Carabinieri di San Calogero giunse infatti quel giorno maledetto una telefonata che segnalava una serie di furti nella zona vicina alla ex fornace: il personale identificò in quelle 11 chiamate fatte proprio Pontoriero come uno dei denuncianti. Il suo volto, assieme alle sue informazioni anagrafiche, venne così registrato e proprio da quei nomi partirono le indagini dopo la scoperta della morte di Sacko: secondo i Carabinieri stessi, come già detto stamane in conferenza stampa della Procura di Vibo Valentia, l’omicidio venne perpetrato proprio per una sorta di “vendetta” di quegli stessi furti denunciati qualche ora prima. Va ricordato che Pontoriero è parente di uno degli ex custodi dell’area sequestrata de “La Tranquilla” nella quale sono stati trovati metalli pesanti, finito a processo per l’inchiesta che ne scaturì nel 2007. 



RACCOLTA FONDI PER RIPORTARE LA SALMA IN MALI

E’ stata indetta una raccolta fondi per permettere di riportare in patria, in Mali, la salma del povero Soumaila Sacko, ucciso a fucilate in quel di Vibo Valentia, nella notte fra sabato e domenica. Il crowdfunding è stato organizzato dall’Unione Sindacale di Base, come comunicato dagli stessi sindacati: «Per sostenere le mobilitazioni, le spese legali e il trasporto della salma in Mali di Soumaila Sacko, il sindacalista ucciso a colpi di fucile la sera del 2 giugno in Calabria». Il giovane lavoratore maliano era attivista proprio presso questo sindacato, che «invita tutte le persone – prosegue il comunicato – le associazioni e i movimenti che hanno espresso indignazione per il vile assassinio, a sostenere questa campagna perché, è scritto nell’appello pubblicato sulla piattaforma Gofundme, la solidarietà è l’unica arma che noi abbiamo a disposizione contro i vigliacchi, i razzisti e la violenza». I fondi raccolti verranno utilizzati per assistere legalmente la famiglia della vittima, per permettere di riportare in Mali la salma, ma anche per fiancheggiare i braccianti di Rosarno e tutti coloro che vengono sfruttati nei campi di cui non si ha traccia. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



VEDETTA CONTRO I FURTI?

Non vi è una confessione e nemmeno una certezza che sia stato davvero Antonio Pontoriero ad uccidere il migrante sindacalista, eppure il possibile movente dietro al gesto potrebbe essere la vendetta. Non d’amore e nemmeno per questioni di soldi, ma per i possibili “furti” all’interno delle sue proprietà: se fosse confermata la paternità del 43enne calabrese dietro al delitto di Soumayla Sacko, i carabinieri hanno già individuato il motivo per cui l’atroce omicidio sarebbero stato consumato. «Ad aver armato la mano di Pontoriero è stata una vendetta contro i continui furti. Si tratterebbe di una vendetta motivata, per la continua presenza di extracomunitari in quella che il presunto autore dell’omicidio riteneva fosse ancora una sua proprietà», spiegano i carabinieri in conferenza stampa dopo la cattura del sospetto omicida del povero maliano 29enne. 

IL QUADRO COMPLETO DELL’OMICIDIO

E’ stato arrestato il probabile autore dell’assassino del giovane Soumaila Sacko, ucciso nella notte fra sabato e domenica a colpi di fucile, in provincia di Vibo Valentia (Calabria). Antonio Pontoriero, di 42 anni, sarebbe il presunto omicida, bloccato dalle forze dell’ordine in maniera tempestiva, visto il rischio che lo stesso potesse darsi alla macchia. Presentatisi a casa dell’indiziato, come scrive La Repubblica, i carabinieri hanno trovato l’auto descritta dai testimoni (i due amici del povero maliano ucciso), una panda bianca vecchio modello con corrispondenza anche della targa. Nella lavatrice vi erano invece la maglia nera e i pantaloni grigi che Pontoriero indossava la notte degli spari, anche questi, come da descrizione precisa. Tutto sequestrato e tutto nelle mani dei Ris di Messina, che ora passeranno al setaccio anche l’auto e i vestiti suddetti. Nel frattempo si attende l’esame autoptico sul corpo di Sacko eseguito nella giornata odierna. A quel punto gli inquirenti si presenteranno davanti al giudice con una serie di gravi indizi, una fotografia perfetta dell’omicida e del come sia avvenuto quel brutale assassino di sabato notte. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

“PROVE EVIDENTI FIN DALL’INIZIO”

Il fermo di Antonio Pontoriero è avvenuto questa notte dopo una ulteriore assunzione di informazioni indizi che hanno confermato, secondo quanto detto dai carabinieri poco fa nelle conferenza stampa di conferma dell’arresto, «un quadro che era evidente sin dall’inizio». Il 43enne è ora accusato di omicidio e porto e detenzione illegale di arma da fuoco: Pontoriero era stato iscritto nel registro degli indagati già nelle ore immediatamente successive al delitto dopo la testimonianza decisiva dei due maliani che erano insieme a Sacko durante gli spari. Descrizioni che corrispondono, abbigliamento, auto posseduta e tratti somatici: se poi lo stub confermerà lo sparo per Pontoriero la situazione potrebbe farsi davvero grave e la sua posizione a serio rischio di processo. Secondo gli inquirenti, vi sarebbe anche pericolo di fuga per il 43enne sospettato e per questo è scattato l’arresto: il fermo è stato eseguito dai carabinieri alla presenza del sostituto procuratore di Vibo Valentia, Luca Ciro Lo Toro. 

ARRESTATO IL 43ENNE GIÀ INDAGATO

Sarebbe stato arrestato il 43enne sospettato di aver ucciso domenica scorsa il migrante maliano regolare Soumaila Sacko: gli ha sparato più volte col fucile prima di tentare di colpire i suoi compagni migranti che stavano insieme a lui tentando di prendere delle lamiere di acciaio nella fabbrica abbandonata di San Calogero (per provare a costruire un “consolidamento” della tendopoli poverissima appena fuori il paesino del Vibonese). Secondo quanto riportato dall’Ansa, si chiama Antonio Pontoriero ed è il 43enne sospettato fin dal primo giorno di aver sparato al bracciante sindacalista: il fermo è stato disposto dalla Procura di Vibo Valentia ancora prima dell’esito dei risultati dello stub (per verificare se lui abbia sparato e quando) ed è stato eseguito dai carabinieri della Compagnia di Tropea. Svolta dunque nelle indagini sulla morte del 29enne maliano dopo che ieri sera il Procuratore Bruno Giordano aveva spiegato così alla stampa il possibile “movente” dietro all’omicidio: né mafia, né razzismo, né conti personali, «Noi non sappiamo cosa ci sia dietro la decisione di allontanare gli intrusi, ma è certo, però, che chi ha sparato ha voluto dare un segnale chiaro: qui gli estranei non sono ammessi. Questa è “cosa nostra” e nessuno deve metterci piede».

OGGI L’AUTOPSIA

Dopo l’esame dello stub importante sarà anche l’autopsia che è stata disposta per la giornata di oggi: si capiranno quanti colpi sono stati messi a segno e si tenterà di capire se gli spari siano stati rivolti nella direzione dei migranti o se siano stati proprio atti e indirizzati con precisione contro i ragazzi all’interno della fabbrica abbandonato de “La Tranquilla”. Insomma, si vuole tentare di capire se Pontoriero abbia voluto solo “spaventare” gli immigrati per allontanarli e ci è “scappato il morto” o se invece il suo intento fosse proprio quello di uccidere chi stava “transitando all’interno della sua proprietà”. «Il signor Pontoriero è assolutamente tranquillo. Sta vivendo la sua vita in maniera altrettanto tranquilla e serena. La difesa non ha assolutamente contezza di quelli che sono gli elementi a carico che hanno spinto la procura ad indagare e sottoporre ad indagine il mio assistito che è assolutamente tranquillo, sereno, ed aspetta con fiducia gli esiti degli accertamenti disposti dalla procura», ha spiegato ieri l’avvocato l’avvocato Franco Muzzopappa, poche ore prima dell’arresto del 43enne proprietario agricolo.