E’ iniziato nella giornata di ieri il processo al Clan Spada, cosca mafiosa operante in particolare nella zona di Roma, Ostia. 27 gli imputati, e come ricorda RomaToday, vi sono anche il boss Carmine detto Romoletto, e il fratello Roberto, quest’ultimo, noto per la sua aggressione al giornalista della Rai con una testata. La procura li accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, usura e estorsione. I pm Mario Palazzi e Ilaria Calò hanno ottenuto il rito immediato per i presunti capi dell’organizzazione mafiosa, leggasi Carmine, Ottavio, Roberto e Armando, tutti della famiglia Spada. «Quella degli Spada è mafia autoctona – hanno detto gli investigatori in aula – cioè diversa da quella storica, ma pur sempre mafia». Assenti le vittime delle aggressioni verbali e fisiche subite dagli Spada; in totale sarebbero una quindicina le persone che hanno preferito disertare l’aula bunker del carcere di Rebibbia, a conferma di un clima di paura che ancora permane nella zona di Ostia. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



INIZIATO IL MAXI PROCESSO AL CLAN SPADA

Ieri mattina è iniziato il maxi processo contro il clan Spada. 27 esponenti della nota cosca mafiosa di Roma, sono stati giudicati nell’aula bunker del carcere di Rebibbia. Nessuno di loro era però presente, complice l’alta pericolosità degli stessi: «Poiché è in corso un riposizionamento criminale a Ostia – ha detto il presidente della III Corte d’Assise, Vincenzo Capozza, prima di iniziare il processo, come si legge sull’edizione online de La Repubblica – poiché delle 15 parte offese di questo processo nessuno è venuto a costituirsi parte civile e poiché la pericolosità criminale non si è placata con gli arresti, ci sono evidenti ragioni di sicurezza per cui gli imputati assistano da lontano e in videoconferenza al dibattimento».



NESSUNA VITTIMA SI E’ PRESENTATA IN AULA

Dei 27 imputati, tre hanno rinunciato a presenziare, mentre gli altri 24 erano proiettati in aula su un monitor, in diretta da varie carceri d’Italia. Nessuno ha dato l’ok a stampa e tv affinché possano essere ripresi, e durante il processo si è verificato anche qualche momento di tensione fra i cronisti presenti e gli avvocati difensori. Nel processo al clan Spada si è costituita parte civile l’associazione antimafia Libera di don Luigi Ciotti: «La loro presenza – ha dichiarato l’avvocato Giulio Vasaturo, il legale della stessa associazione – è coerente con la sua storia di impegno contro le mafie. Ostia deve rispondere con coraggio all’appello del Santo Padre per fare breccia nel muro di omertà che comprime la libertà di questo territorio». Nessuna vittima delle angherie subite dagli Spada si è invece presentata in aula, forse per timore di ritorsioni: il clan fa ancora molta paura.

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