Per la procura di Vibo Valentia non ci sarebbero dubbi: ad uccidere Soumalia Sacko, giovane immigrato maliano freddato a colpi di arma da fuoco lo scorso sabato sera, sarebbe Antonio Pontoriero. Stando alle parole del procuratore, Bruno Giordano, contro l’uomo, 43 anni, “abbiamo trovato prove schiaccianti che lo inchiodano”. Importanti, a tal proposito, le testimonianze di due amici della vittima, suoi connazionali, Drame Madhheri e Fofana Madoufane, i quali, come spiega Corriere.it, sabato sera erano presenti all’interno del capannone industriale ed avrebbero fornito dettagli importanti alle forze dell’ordine circa il presunto responsabile finito in manette. Per i militari, il movente dell’omicidio sarebbe la “vendetta” maturata nel presunto killer dopo l’ennesimo furto da parte dei migranti dentro la fabbrica, di cui lui non ha alcun titolo di proprietà. Una volta acquisite le descrizioni dettagliate di auto, abiti e fisionomia dell’uomo, i carabinieri non avrebbero più avuto alcun dubbio. “Il quadro è evidente”, ha aggiunto la procura. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



ARRESTATO IL PRESUNTO KILLER

Sono scattate questa mattina all’alba le manette a carico di Antonio Pontoriero, l’uomo di 43 anni ritenuto il responsabile dell’uccisione di Soumalia Sacko. Il migrante originario del Mali lo scorso sabato pomeriggio era stato colpito mortalmente da un colpo di fucile alla Fornace, ex fabbrica in provincia di Vibo Valentia. Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine – scrive oggi Repubblica.it – Pontoriero (del quale si temeva il pericolo di fuga) si sentiva il padrone dell’area divenuta teatro del terribile omicidio e per questo sarebbe intervenuto per difenderla da coloro che lo stesso definiva intrusi. A far scattare il fermo, nel corso del quale era presente anche lo stesso pm Luca Ciro Lotoro, sarebbe stato proprio il timore che Pontoriero potesse darsi alla macchia. “Ulteriore attività investigativa ha reso necessario ed urgente eseguire il provvedimento”, ha ribadito il procuratore capo di Vibo motivando così l’arresto dell’uomo con l’accisa di omicidio e porto e detenzione illecita di arma da fuoco. Gli indizi a carico del 43enne sono stati ritenuti molteplici e ormai impossibili da smentire. Tra questi, la descrizione precisa e chiara fornita dagli stessi amici della vittima che si erano prontamente presentati alle forze dell’ordine precisando non solo l’aspetto fisico del presunto killer ma anche i vestiti indossati al momento del delitto, l’auto guidata e l’indicazione, seppur parziale, del numero di targa. Grazie a queste informazioni a loro disposizione, per i carabinieri non è stato difficile procedere prontamente al fermo dell’uomo.



ARRESTO PONTORIERO: GLI ELEMENTI A SUO CARICO

Solo un mese fa, i carabinieri avevano identificato Antonio Pontoriero proprio all’ex Fornace. Stando alle parole del comandante provinciale, i carabinieri erano stati raggiunti dalla segnalazione relativamente a prelievi di materiale nella zona dell’ex fabbrica. Giunti sul posto, i militari lo scorso 5 maggio avevano trovato il presunto killer del migrante maliano sul posto, visibilmente infastidito dalla presenza dei migranti che proprio dalla zona avevano preso qualche vecchia lamiera utile per la realizzazione delle loro baracche. Il 43enne, tuttavia, sebbene fosse il proprietario di un terreno confinante all’area della Fornace, su quest’ultima non vanterebbe alcun titolo. In quell’occasione mise in chiaro agli stessi militari che nessuno poteva accedere senza il suo permesso. A questo episodio si sono poi aggiunte le testimonianze degli amici di Soumalia Sacko e che avevano portato gli stessi carabinieri a recarsi in casa di Pontoriero già nelle ore successive al delitto. Solo in seguito ai successivi accertamenti sono scattate in mattinata le manette.