La Procura di Milano ha aperto un fascicolo sulla morte della scrittrice e giornalista Alessandra Appiano, scomparsa la scorsa domenica per quello che gli inquirenti, sin da subito, avevano definito “gesto volontario”. La parola “suicidio”, con tutto il suo peso, nel triste epilogo è stata usata di rado, quasi a voler rispettare quella grande sensibilità e gentilezza che hanno sempre contraddistinto la scrittrice, divenuta nota al grande pubblico anche per le sue numerose partecipazioni televisive in qualità di opinionista. Per ora, il fascicolo aperto non vede indagati né ipotesi di reato, come spiega Repubblica.it. Al momento, secondo le primissime informazioni, pare che il fascicolo a “Modello 45” sia stato trasmesso dal pubblico ministero Angelo Renna al dipartimento Ambiente, salute e lavoro al solo scopo di effettuare ulteriori e più approfonditi accertamenti su possibili negligenze o omissioni da parte della clinica dove Alessandra Appiano era in cura. La scrittrice aveva lasciato proprio domenica mattina la clinica Villa Turro, alla periferia di Milano, specializzata nella cura dei disturbi dell’umore dove era ricoverata da alcuni giorni. Quindi, si era recata in un hotel distante appena qualche centinaia di metri e da lì si era gettata nel vuoto. Sul suo corpo è già stata eseguita l’autopsia per i cui risultati, quasi certamente, occorrerà attendere i prossimi giorni.



ALESSANDRA APPIANO E LE REAZIONI DI SCONCERTO

Solo oggi si apprendono i primi particolari della morte per suicidio di Alessandra Appiano, 59 anni da pochi giorni compiuti, deceduta la scorsa domenica a Milano. La sua scomparsa improvvisa aveva colpito molti volti dello spettacolo che nel corso degli anni avevano imparato a conoscerla non solo per il suo lavoro di scrittrice sensibile ai temi femminili ma anche di giornalista e volto televisivo. Il suo sorriso sempre gentile e radioso nascondeva però dei buchi neri che solo in pochi, forse, erano riusciti ad intravedere. Le reazioni dei volti noti della tv non si erano fatte attendere, tra rabbia ed incredulità, come quella di Antonella Clerici che aveva tuonato: “Com’è possibile non capire un vuoto così profondo in un volto bellissimo e sempre sorridente?”. Le aveva fatto eco la collega Monica Leofreddi: “Ho chiamato tante persone che la conoscevano per capire cosa mi fosse mancato di lei. Non avevo colto niente di tutto quello che ho scoperto dopo”. E poi quelle sue parole, lasciate impresse su Facebook, e che oggi assumono il sapore amaro di chi, forse, non è riuscito a leggere tra le righe: “Un abbraccio a tutti gli esseri umani che si sentono fragili in questo periodo…”.

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