Dopo che la perizia depositata dai professori Thiene e Moreschi a proposito della morte di Davide Astori ha, di fatti, ribaltato il risultato dell’autopsia, smentendo quindi la tesi che l’ex capitano della Fiorentina sia morto a causa di una bradiaritmia, potrebbero esserci degli sviluppi attorno a questa triste vicenda. La notizia, infatti, ha fatto anche il giro delle altre testate sportive del mondo e adesso molti si domandano se il calciatore avrebbe potuto essere salvato, dato che probabilmente era cosciente di ciò che gli stava accadendo quando ha avuto l’attacco di tachiaritmia che poi l’ha stroncato: dunque l’indagine si riapre e, come si è appreso nelle ultime ore, la Procura di Firenze ha ricevuto dagli omologhi di quella di Udine il fascicolo di inchiesta sulla morte improvvisa del capitano della Viola, avvenuta lo scorso 4 marzo. Come è noto, il suddetto fascicolo è stato aperto per omicidio colposo a carico di ignoti e, oltre a quanto emerso negli ultimi mesi, è probabile che nei prossimi giorni verrà aggiornato e integrato con altre indagini effettuate alla Procura toscana, oltre alla perizia che oggi i due medici legali di cui sopra hanno depositato a Udine. Adesso le possibili strade sono due: una volta che la perizia sarà stata studiata, si procederà con nuovi accertamenti oppure si potrebbe anche andare verso l’archiviazione del caso. (agg. di R. G. Flore)



IL CALCIATORE ERA COSCIENTE DI COSA STAVA ACCADENDO

La prima ipotesi relativa alla causa della morte di Davide Astori è stata smentita dalle prime risultanze della perizia richiesta dal pm Barbara Loffredo, che sta indagando sul prematuro decesso del capitano della Fiorentina e del difensore della Nazionale. L’analisi fatta inizialmente è stata completamente capovolta dai professori Carlo Moreschi e Gaetano Thiene. La diagnosi sarebbe una “tachiaritmia”, un fenomeno completamente opposto alla “bradiaritmia” inizialmente ipotizzata. Si sarebbe verificata un’accelerazione improvvisa dei battiti che avrebbe portato il cuore ad andare in sovraccarico e dunque a fermarsi bruscamente. Come riportato dal Corriere della Sera, dalla perizia è emerso che Astori si sarebbe reso perfettamente conto dell’accaduto e si sarebbe svegliato, non riuscendo però ad avvisare nessuno e a salvarsi. Il difensore dormiva da solo per scelta, quindi nessuno poteva evitare il tragico decesso. La sua morte è dunque dovuta ad un episodio violento di una malattia cardiaca mai manifestatasi prima e non riscontrabile dagli esami. Questo particolare tra l’altro scagiona i medici della Fiorentina e della Figc. I dettagli verranno forniti dopo il deposito ufficiale della perizia, ma senza dubbio queste prime indiscrezioni sono sorprendenti. (agg. di Silvana Palazzo)



“NON MORÌ NEL SONNO, POTEVA ESSERE SALVATO”

La nuova perizia circa la morte di Davide Astori, arrivata dopo i risultati dell’autopsia, ha lasciato basiti: il capitano della Fiorentina non è morto per una bradiaritmia, bensì per una tachiaritmia, l’esatto opposto. Ciò che fa venire ancora più rabbia è il fatto che Davide si sarebbe potuto salvare, se solo quella maledetta notte avesse dormito con un suo compagno di squadra nella stessa stanza. La tristezza e il dolore sono ancora vivissimi fra le fila della Viola, con la Fiorentina che intanto sta decidendo di spostare il famoso “muro” in suo onore, l’insieme di maglie, messaggi, gagliardetti, poster, foto, cimeli e semplici ricordi, appesi lungo la cancellata dello stadio Artemio Franchi, dal 4 marzo fino ad oggi. L’ultimo omaggio per il compianto capitano della Fiorentina lo ha portato Gonzalo del San Lorenzo, una sua maglia, ma è molto probabile che non venga appostato fuori dalla casa della Viola. La dirigenza sta decidendo di trasferire il muro in una nuova collocazione, con i primi cimeli che sono stati rimossi. A darne notizia è il Corriere Fiorentino anche se non è ancora chiaro dove questo verrà ricollocato. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



POTEVA ESSERE SALVATO

Fa male leggere quanto sta emergendo in queste ore sui principali quotidiani nazionali, a cominciare dal Corriere della Sera. In sintesi, quanto è venuto a galla è che Davide Astori avrebbe potuto salvarsi. L’ultima perizia eseguita sul corpo del compianto capitano della Fiorentina, ha infatti svelato che il difensore non morì nel sonno, bensì per una tachioaritmia, con il cuore che ha accelerato i battiti all’improvviso fino alla morte. La cosa più sconvolgente è che se ci fosse stato qualcuno con lui in camera, Davide poteva salvarsi. Il procuratore di Udine, Antonio De Nicolo, ha preferito non sbilanciarsi a riguardo: «Non posso anticipare nulla. Posso solo dire che sul caso è aperto un fascicolo a carico di ignoti. La collega sta studiando il documento. Non appena il lavoro sarà terminato decideremo se proseguire l’indagine o chiedere l’archiviazione». Astori morì nella notte fra il 3 e il 4 marzo, ad un orario imprecisato, presso l’hotel Là di Moret di Udine, dove la Fiorentina stava alloggiando in vista del match di domenica contro la squadra di casa dell’Udinese. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

LA NUOVA PERIZIA RIBALTA TUTTO

Non morì di bradiaritmia il povero Davide Astori, tutt’altro. I professori Carlo Moreschi e Gaetano Thiene, che hanno consegnato in questi giorni la perizia sulla morte del capitano della Fiorentina dopo aver analizzato con attenzione i risultati dell’esame autoptico, parlano di tachiaritmia. In parole povere, è stata ribaltata la precedente diagnosi; se infatti la bradiaritmia è una patologia che rallenta il cuore con costanza fino a farlo smettere di battere definitivamente, la tachiaritmia è l’esatto contrario, con l’organo che inizia ad accelerare fino ad andare in sovraccarico. E’ questo quanto svelato in queste ore dal Corriere della Sera, un’ipotesi per certi versi sconvolgente, tenendo conto tra l’altro che tale patologia non si sarebbe mai manifestata in precedenza sul centrale difensivo.

COME MOROSINI?

Di conseguenza, stando a quanto sottolineano i periti, Davide Astori si sarebbe potuto salvare quella maledetta notte fra il 3 e il 4 marzo, se soltanto in camera sua vi fosse stato qualcun altro. L’ex calciatore della nazionale italiana ha avuto una sorta di infarto, e se ci fosse stato qualcuno al suo fianco a soccorrerlo e a lanciare l’allarme, probabilmente sarebbe ancora fra noi. Alla mente tornano le immagini della tragica scomparsa di Piermario Morosini, che si accasciò sul campo nel 2012 per una «cardiomiopatia aritmogena», una patologia praticamente identica, stando all’ultima perizia, a quella che ha colpito il povero Astori.