Ha insultato il Papa in una diretta radiofonica e ora rischia il carcere e una multa salatissima: era l’8 dicembre 2016 quando Donato Grassi partecipò ad una telefonata in diretta al programma La Zanzara con Giuseppe Cruciano e David Parenzo, dando sfogo a tutta la sua rabbia contro il Pontefice che – a parer suo – tutelerebbe di più la religione islamica che non quella cattolica. Una sfuriata durissima con insulti molto gravi rivolti al Pontefice: rischia ora una condanna fino a cinque anni di carcere per il reato 278 del codice penale che punisce proprio le offese all’onore e al prestigio di un capo di Stato, il Pontefice della Città del Vaticano. Secondo quanto riportato dal giudice di Milano Alberto Carboni, nel processo in corso contro Ricci, gli atti sono stati ritrasmessi alla Procura che ora dovrà formulare una nuova imputazione al posto di quella meno grave che è stato già data negli scorsi mesi di «vilipendio a ministro del culto contestata a Ricci». L’ordinanza recita chiaro: «È evidente che le espressioni profferite rappresentano, più che un’offesa alla religione cattolica mediante vilipendio a un suo ministro, una chiara offesa al Sommo Pontefice».



IL 62ENNE CHIEDE PERDONO

C’è un però: Grassi al Pontefice ha chiesto scusa, perdono e si è prodigato nel precisare che non era sua intenzione, a mente lucida, di offendere in tale modo il Capo della religione da lui stesso professata. Ha scritto una lettera diretta a Papa Bergoglio e, curioso, l’ha inoltrata anche al Papa Emerito Benedetto XVI citato nella famosa telefonata-sfogo per essere invece il Pontefice che “sapeva trattare con la religione islamica”. «Ero arrabbiato sono frasi che ho detto senza pensare. Non ho mai fatto male a nessuno, e non voglio andare in carcere», ha spiegato poi oggi al Giorno che lo ha raggiunto per un breve commento sul rischio che corre dopo la telefonata choc. Il pm dovrà chiedere l’autorizzazione a procedere al ministro della Giustizia, prevista per questo reato: se poi, nel caso di via libera, dovrà esercitare nuovamente l’azione penale con una richiesta di rinvio a giudizio, allora sì che per Ricci potrebbero esserci guai maggiori. Il pentimento e la richiesta di perdono dell’ascoltatore “focoso” potrebbe allora essere fondamentale per lo stesso ministro della Giustizia che potrebbe non dare seguito alla richiesta del pm, come già successo in passato dopo le offese di Sabrina Guzzanti a Papa Ratzinger.

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