«Chi è contro l’industria è contro l’Italia». Così ha parlato il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, dal palco di Rapallo per la reunion dei Giovani Imprenditori del Bel Paese. Boccia difende a spada tratta il proprio settore, invocando che il governo inizi a lavorare: «Finisca la campagna elettorale – un altro suo passaggio del discorso di ieri, come riporta l’agenzia Ansa – e si cominci a governare il Paese, le sue complessità. Evitiamo che a settembre si entri in una nuova campagna elettorale, perché a maggio poi ci sono le europee. Ora il Paese va governato – ha ribadito – servono scelte. E queste scelte devono essere chiare. Non si può dire oggi una cosa e oggi un’altra». Boccia si è soffermato anche sulle questioni di stampo internazionale, a cominciare dai dazi sul commercio introdotti dal governo Donald Trump: «E’ evidente che ai protezionismi degli altri noi possiamo e dobbiamo rispondere solo in chiave europea». E sulle sanzioni nei confronti della Russia: «da un punto di vista economico andrebbero tolte perché siamo un Paese ad alta vocazione esortativa», ma tutto va fatto in una compagine europea, non agendo da soli. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



“ORA SONO LORO L’ESTABILISHMENT”

Dal palco del convegno dei Giovani Imprenditori italiani, il numero uno di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha fatto un intervento di cui inevitabilmente si parlerà nei prossimi giorni e che certo potrebbe avere delle ricadute sull’azione del neonato Governo Conte e dei primi provvedimenti dell’esecutivo Lega-M5S. Boccia, infatti, da una parte ha aperto una linea di credito nei confronti delle due forze politiche, spendendo parole di incoraggiamento per il premier ma anche per Luigi Di Maio: “Da loro due grande moderazione, da parte nostra siamo pronti al confronto” ha detto Boccia, mettendo però in chiaro che oramai la campagna elettorale è finita e bisognerà entrare nel merito del famoso contratto di Governo, mettendo anche dei paletti. “Ora Lega e M5S sono diventati establishment” ha ammonito il presidente di Confindustria, spiegando di attendersi ora scelte coerenti da entrambe le forze politiche che hanno fatto man bassa alla scorsa tornata elettorale. E, a sorpresa, Boccia ha anche aperto all’eliminazione delle sanzioni alla Russia, uno dei cavalli di battaglia dell’esecutivo penta-leghista, ma a patto che “vada fatta in una compagine europea e non da soli”. (agg. di R. G. Flore)



VINCENZO BOCCIA SUL NUOVO GOVERNO

Gli industriali sono soddisfatti delle promesse del nuovo governo MS5-Lega, ma ora bisognerà passare ai fatti. E’ questo quanto si auspica il numero uno di Confindustria Vincenzo Boccia, parlando stamane al convegno dei Giovani Imprenditori. «Il governo ora è alla prova su scelte e priorità – avverte, come riportato da Il Fatto Quotidiano ora Lega e M5s sono establishment: abbiamo bisogno di scelte coerenti», quindi, più nello specifico, Boccia sostiene: «Le parole espresse sia dal premier, sia dal ministro Di Maio, all’assemblea di Confcommercio, aprono un fronte di confronto. Di qui a vedere i fatti. Valuteremo». Rimane quindi in attesa il numero uno degli industriali, in attesa delle prime mosse concrete del nuovo esecutivo per quanto riguarda il lavoro, un compito che ricadrà particolarmente nelle mani del leader grillino, ministro per il lavoro e lo sviluppo economico.



“L’ILVA NON SI TOCCA”

Boccia torna quindi sulle recenti dichiarazioni proprio di Di Maio, che all’assemblea di Confcommercio aveva spiegato di non voler aumentare l’Iva nel breve: «Una grande apertura del ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro – dice – che crea grandi aspettative». Si parla anche di flat tax, e in questo caso le parole vanno un po’ in controtendenza rispetto alle idee governative. Boccia si allinea infatti con i Giovani Imprenditori: «Il senso – prosegue – è che bisogna evitare di aumentare il debito pubblico perché altrimenti diventa una nuova tassa sul futuro delle giovani generazioni». Infine un commento sull’Ilva di Taranto, con l’acciaieria tornata nelle scorse ore al centro del dibattito dopo una “scontro” verbale fra Grillo e Di Maio: «Non si scherza con 20mila posti di lavoro, non si scherza con l’1% del Pil del Paese».