Si sono offesi i fedeli napoletani, ma questo è il problema meno grave, rispetto a quanto detto dall’arcivescovo polacco Henryk Hoser, inviato del papa a Medjugorje, durante una recente omelia. “Medjugorje è nel mirino delle mafie napoletane” ha detto, aggiungendo che “bisogna essere consapevoli che a causa del massiccio afflusso di pellegrini questo posto è penetrato dalle mafie, tra cui quelle del napoletano, che conta sui profitti”. Secondo Alessandro Meluzzi, psicologo ed esperto di cronaca nera, intervistato da ilsussidiario.net, “la criminalità si infila ovunque come fosse acqua, e lo fa anche nei luoghi sacri, non vedo la grande novità di quanto detto dall’arcivescovo”. Succede anche a Roma, dice ancora Meluzzi “dove nei giubilei o nei grandi pellegrinaggi questa cosa è evidente a tutti, direi che il rapporto tra mafia romana e quella eventuale presente a Medjugorjie è del mille contro uno”.



Professore, l’infiltrazione della criminalità, in particolare quella napoletana, a Medjugorje fa parte del classico meccanismo mafioso, entrare ovunque ci siano giri economici?

Non saprei dire quale sia il grado di infiltrazione della criminalità a Medjugorje, certo è che da sempre, dal Medioevo e dalle crociate, dai pellegrinaggi a Roma o a Gerusalemme ci sono state persone che si sono messe in viaggio per finalità nobili, qualcuna per esigenza di purificazione spirituale, qualcun altra per finalità criminali. Non sarebbe dunque una grande novità nel panorama dei pellegrinaggi.



Ma se così fosse, questo creerebbe scandalo nei pellegrini? Ci sarebbe una diminuzione del fenomeno?

I fatti ci dicono di no. La camorra o la malavita organizzata durante i giubilei e i pellegrinaggi romani hanno sempre dato vita a infiltrazioni malavitose, ci sono stati tantissimi casi, basti guardare il tessuto urbanistico di Roma. Gli appalti che inevitabilmente bisogna fare durante i giubilei ci dicono che dove si muove del denaro c’è anche qualcuno che lavora per impadronirsene. Non mi pare si possa parlare di consustanzialità tra la Madonna e la criminalità. Mi sembra che al massimo Medjugorje sia in buona compagnia rispetto a luoghi dove fede e affari si mescolano tranquillamente, cominciando proprio da Roma.

Intende la città di Roma o Roma-Vaticano?

Intendo dire che c’è una sproporzione assoluta tra la mafia romana e Medjugorje da mille a uno, tanto per capirci.

L’arcivescovo Hoser ha parlato anche di “lotta sempre più agguerrita tra il bene e il male a Medjugorje”.

C’è una lotta fra il bene e il male molto più forte a Roma. Ci sarà anche a Medjugorje così come c’è a Lourdes e sicuramente a Fatima come si è visto nel corso della storia. Ovunque c’è il bene c’è anche il male, la forza dello Spirito Santo si comunica attraverso la Vergine Maria e la lotta contro il male fa parte della storia della salvezza: “una vergine ti calpesterà la testa con il suo calcagno”, dicono le Scritture. Dal punto di vista teologico quanto ci dice l’arcivescovo non è nulla di nuovo. 

Medjugorje però è sempre stata sotto osservazione da parte della Chiesa, che ancora non riconosce le apparizioni, come mai secondo lei?

La Chiesa cattolica riconosce solo fenomeni conclusi, questa è la tradizione. D’altra parte c’è anche una motivazione politica ragionevole.

Quale?

Se la Chiesa dovesse attribuire un valore riconosciuto a un fenomeno carismatico, cosa sarebbe se avvenisse qualche sconfessione nei confronti del clero cattolico? Sarebbe un bel problema. La Chiesa fa bene a essere molto prudente e il carisma profetico di Medjugorje, allo stesso tempo, è un bene annunciarlo. D’altro canto il sacerdote nel tempio è il profeta nel deserto dice la Sacra Scrittura.

(Paolo Vites)