La Cassazione ha reintrodotto con una sentenza il principio secondo cui l’assegno di mantenimento in caso di divorzio si calcola sul tenore di vita e sul contributo dell’ex coniuge. Si apre così un fenomeno che è estraneo alla tradizione culturale e giuridica italiana: quello dei contratti prematrimoniali. Lo ha spiegato Ferdinando Mauro, esperto in Diritto di famiglia, a Tgcom24: «Il nuovo orientamento non elimina il potenziale conflitto tra ex coniugi. Pertanto, la reale alternativa per proteggere la famiglia, con soluzioni razionali e preventive, sono i patti prematrimoniali». Per Mauro non è più sufficiente l’articolo 162 del codice civile con il quale i coniugi hanno la possibilità di regolamentare il loro regime patrimoniale attraverso comunione o separazione dei beni. «Un tempo non poteva essere oggetto di contratto proprio perché si configurava come una forma di aiuto al coniuge in stato di bisogno, ma ora l’assegno viene configurato come “composito”, vale a dire in parte assistenziale e in parte perequativo e proprio quest’ultima parte può diventare oggetto di contratto» ha spiegato l’avvocato. I contratti prematrimoniali, dunque, potrebbero risolvere quelle problematiche difficili da gestire in caso di divorzio. (agg. di Silvana Palazzo)
ORA I TEMPI SI ALLUNGANO…
E’ la svolta per quanto riguarda il calcolo dell’assegno di divorzio. Con la sentenza numero 18287/2018 della corte di cassazione, è stato finalmente stabilito che la cifra che uno dei due coniugi dovrà compensare all’altro, sarà calcolata in base al tenore di vita familiare, nonché al numero di anni di matrimonio. Presa quindi una posizione chiara e precisa in base a questo annoso contenzioso, fino ad oggi poco chiaro dal punto di vista normativo. Ovviamente, tale sentenza nasconde anche degli aspetti negativi, come ad esempio il fatto che da ora in avanti il divorzio breve, rischia di divenire utopico, visto che per stabilire l’assegno ci vorranno tempi tecnici ben più lunghi rispetto a prima. Ne è convinto lo studio Bernardini De Pace, che commentando la sentenza sull’edizione online de La Stampa, spiega: «Credo che le Sezioni Unite abbiamo fatto un buon lavoro nel ridare dignità a ciascuno dei coniugi; credo anche però che sia i giudici, sia gli avvocati, avranno molte più udienze, e molto più impegnative, per la necessità di accertare, con una più che diligente istruttoria, e lo squilibrio patrimoniale e il contributo prestato dal coniuge richiedente l’assegno. Con buona pace del cosiddetto divorzio breve». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
NUOVI CRITERI
Con la sentenza n. 18287, le sezioni Unite civili della Cassazione hanno risolto un contrasto giurisprudenziale per l’assegno di mantenimento dovuto al coniuge in caso di divorzio. Per il riconoscimento dello stesso, si dovrà infatti adottare un criterio composito, che dovrà tenere conto del contributo fornito dal coniuge richiedente alla formazione del patrimonio comune e personale. Questo criterio si baserà inoltre su tre variabili fondamentali: la durata del matrimonio, le potenzialità del reddito in futuro e l’età di colui o colei che ha diritto all’assegno. “Lo scioglimento del vincolo – sottolinea infatti la sentenza, così come riporta Il sole 24 Ore – incide sullo status, ma non cancella tutti gli effetti e le conseguenze delle scelte e delle modalità di realizzazione della vita familiare”. Di conseguenza il contributo dovrà valutarsi non solo in relazione “alla mancanza o insufficienza oggettiva” dei mezzi, ma anche in base a ciò che si è contribuito a realizzare. (Agg. di Fabiola Iuliano)
SENTENZA CASSAZIONE: I LIMITI
Ulteriori importanti novità in merito all’assegno di divorzio dopo il nuovo pronunciamento da parte della Cassazione che ha chiarito su che basi possa essere calcolato. La nuova sentenza depositata in data odierna, stabilisce chiaramente che bisogna tenere conto del “contributo fornito alla conduzione della vita familiare”. Una sentenza fortemente attesa da numerose coppie e che sarebbe dovuta giungere nei mesi scorsi. Fino ad oggi c’erano da una parte i mariti che lo scorso anno avevano accolto in modo positivo l’apertura della Cassazione secondo la quale il divorzio andava a cancellare ogni legame anche economico tra i coniugi, e dall’altra dalle mogli, costrette a dimostrare di essere impossibilitate a potersi mantenere da sole, al fine di ottenere l’assegno. I giudici hanno così preso in mano le redini dando un cambio rivoluzionario all’assegno di divorzio. Con la nuova sentenza, secondo quanto riportato dal portale La Legge per tutti, il divorzio non andrebbe a cancellare nulla. Il criterio dell’indipendenza o autosufficienza economica, inoltre, secondo quanto stabilito dalla Corte, non trova alcun riscontro nella legge che detta i criteri per la determinazione del suddetto assegno. Tra gli aspetti non chiariti, quello legato a cosa ancorare tale autosufficienza, “se alla pensione sociale, alla retribuzione degli operai e impiegati, alla classe economico-sociale di apparenza dei coniugi”. Ciò porta a delle possibili ingiustizie soprattutto per matrimoni di lunga durata dove a farne le spese sarà il coniuge più debole, colui che magari ha rinunciato alle proprie aspettative professionali per la famiglia. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
SVOLTA CASSAZIONE: SODDISFATTI GLI AVVOCATI
E’ giunta la svolta della Cassazione per quanto riguarda l’assegno di divorzio: da ora in avanti conterà il cosiddetto “contributo alla famiglia”, non più il tenore di vita.Arrivano le prime reazioni dal mondo giuridico sulla sentenza che farà giurisprudenza, ecco il commento dell’Associazione degli avvocati matrimonialisti riportato dal Corriere della Sera: “Cade il principio assoluto dell’indipendenza economica, laddove ci sia una sperequazione economica tra le parti e uno dei due coniugi sia in grado di dimostrare il proprio contributo alla crescita dell’altro più ricco. L’assegno dovrà in tal caso compensare e riequilibrare le differenze economiche. Una sentenza più giusta dal punto di vista morale e sociale”. Discorso diverso per quanto concerne i patti matrimoniali, che superano la comunione ma anche la separazione dei beni. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
SVOLTA DELLA CASSAZIONE
Assegno di divorzio, Cassazione “da calcolare in base alla storia familiare”. Questa la sentenza della Corte che ha ribaltato il criterio per la concessione dell’assegno divorzile: questo andrà calcolato in base a un criterio composito, una decisione che è destinata a rimettere totalmente in discussione gli accordi di divorzi famosi come sottolineato dai colleghi di Repubblica. Il criterio in questione si fonda sui principi costituzionali di pari dignità e di solidarietà relativi all’unione matrimoniale, anche dopo lo scioglimento del vincolo. Non basterà più dunque solo il tenore di vita, ampiamente citato nella vicenda che ha visti protagonisti l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e l’ex coniuge Veronica Lario, ma entrano non gioco più fattori. Il contributo, sottolinea la Corte, “costituisce il frutto di decisioni comuni di entrambi i coniugi, libere e responsabili, che possono incidere anche profondamente sul profilo economico patrimoniale di ciascuno di essi dopo la fine dell’unione matrimoniale”.
ASSEGNO DI DIVORZIO, LA RIVOLUZIONE
La Corte di Cassazione ha poi evidenziato in una nota: “All’assegno di divorzio deve attribuirsi una funzione assistenziale e, in pari misura, compensativa e perequativa. Il parametro così indicato si fonda sui principi costituzionali di pari dignità e di solidarietà che permeano l’unione matrimoniale anche dopo lo scioglimento del vincolo”. E’ necessario dunque adottare un criterio composito che deve dare rilievo al contributo fornito dall’ex coniuge richiedente alla formazione del patrimonio comune e personale in relazione a una serie di fattori quali la durata del vincolo patrimoniale, le potenzialità reddituali future e l’età dell’avente diritto. Una decisione che farà giurisprudenza e che arriva dopo l’esclusione del parametro del tenore di vita da quelli fondanti il riconoscimento del diritto dell’assegno di divorzio nel corso della vicenda che ha riguardato l’ex ministro all’Economia Vittorio Grilli.