Quello di Pier Paolo Minguzzi è un vero e proprio cold case giunto ad una svolta importante solo 31 anni dopo il suo omicidio. All’epoca dei fatti, la vittima aveva appena 21 anni ed era uno studente universitario di Agraria, figlio di imprenditori e carabiniere di leva alla caserma di Mesola, in provincia di Ferrara. Il giovane, originario di Alfonsine (Ravenna), fu rapito il 21 aprile 1987 e ucciso quasi subito. Il suo cadavere, come rammenta Fanpage.it, fu rinvenuto il primo maggio dello stesso anno nelle acque del Po di Volano, in Emilia Romagna. Da quella macabra scoperta, però, è trascorso oltre un trentennio e solo nell’ultimo periodo la procura di Ravenna ha riaperto le indagini iscrivendo tre nomi nel registro degli indagati con le gravi accuse di sequestro di persona, omicidio aggravato e occultamento di cadavere. In concomitanza a ciò, i pm Alessandro Mancini e Marilù Gattelli hanno chiesto la riesumazione della salma al fine di eseguire un nuovo e determinante esame durante il quale potrebbero emergere importanti tracce biologiche legate proprio ai tre indagati. I nomi iscritti sono quelli di Orazio Tasca, 54enne originario di Gela, in provincia di Caltanissetta ma da tempo residente a Pavia; Angelo Del Dotto, 55enne di Palmiano ma residente ad Ascolti Piceno e Alfredo Tarroni, idraulico 62enne di Alfonsine. I primi due, all’epoca della scomparsa e dell’omicidio del giovane Pier Paolo Minguzzi, erano entrambi carabinieri ad Alfonsine.
SALMA DI MINGUZZI SARÀ RIESUMATA
Pier Paolo Minguzzi fu sequestrato il giorno di Pasquetta di 31 anni fa, alle porte di Alfonsine, mentre era alla guida della sua auto, una Golf rossa, insieme alla sua fidanzata. La sparizione fu subito legata ad un rapimento ed infatti poche ore dopo la famiglia del giovane studente fu contattata da un telefonista con chiaro accento siciliano che chiedeva un riscatto di 300 milioni di vecchie lire. Le trattative andarono avanti per giorni senza che ci fosse alcuna certezza del ragazzo in vita, il quale in realtà, come poi fu accertato, fu ucciso lo stesso giorno del rapimento. Solo l’1 maggio il suo corpo fu trovato da alcuni canoisti, nel Po di Volano, attaccato a una pesante grata di ferro in modo che non risalisse a galla, con il volto coperto da un cappuccio. Ora il cold case si avvia verso una svolta decisiva in quanto nella giornata di ieri, come spiega l’agenzia di stampa Ansa, in procura è stato affidato l’incarico al medico legale Giovanni Pierucci e al genetista Carlo Previderè affinché possano procedere con la riesumazione della salma. A loro il delicato compito di stabilire la vera causa della morte di Pie Paolo e analizzare eventuali profili genetici riscontrati sui suoi resti. La riesumazione è stata fissata al prossimo 25 luglio, quando la salma del giovane sarà portata, 31 anni dopo, all’istituto di medicina legale di Pavia per i nuovi decisivi accertamenti.