Chi risponde al 113 pensa subito a un’emergenza. Se poi chi ti chiama è una persona anziana che racconta di avere in casa qualcuno che la sta rapinando, insomma, che sta avvenendo un furto e lei è sola, accendi le sirene e corri pensando a una violenza e a una mancanza di scrupoli terribile. Poi arrivi e anche se sei un poliziotto che ne ha viste di tutte i colori, ti intenerisci, e fai diventare quel falso allarme un fatto di cronaca che fa il giro d’Italia.



Perché la vecchina è una ultranovantenne che dopo un attimo racconta la verità e rivela che non c’è nessun furto, ma solo una drammatica storia di solitudine. “Perdonatemi, è che sono sola, non esco di casa da un mese. Non ho nessuno e non mi posso permettere una badante. Non mi portereste a fare un giretto?”. La signora cioè è a un tale livello di abbandono da credere che solo una tragedia, una catastrofe, possa meritarle un po’ di attenzione.



E, a guardar bene, la poverina ha ragione. Perché la catastrofe c’è, anche se non è quella della rapina. L’emergenza non meno grave dei ladri è che oggi una vecchina può essere talmente sola, talmente vergognosa della propria solitudine, da credere di non valere l’attenzione di nessuno. Pensate alle vecchine di un tempo, quelle di un paesino in cui tutte l’avrebbero venerata non come “vecchia” ma come “nonna”, madre di tutto il paese, circondata dall’affetto di tutti, e alla società di oggi che la convince che è più giusto pensare che solo un evento drammatico sia la via per uscire dalla prigione dell’indifferenza. Ancor più terribile se si riflette sul fatto che tutto ciò non avviene a Los Angeles, o Amsterdam, o Milano, ma a Napoli, quartiere di san Carlo all’Arena. Terribile pensare che una persona anziana abbia dovuto pensare al dramma per avere una normale compagnia. Ancor più angosciante se penso al cuore, al calore, alla solidarietà della gente partenopea e in generale alla gente del nostro meridione. 



Mi chiedo come si debbano sentire i vicini di casa ora che si sono resi conto che accanto a loro c’era una donna che ha pensato che l’unico espediente per rompere la solitudine era simulare una rapina chiamando la polizia; che era l’unico modo per trovare il calore di un’umanità che non passa indifferente accanto a chi chiede solo qualche momento per essere accolta. Per credere di essere ancora viva.