Il procuratore capo di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, ha commentato la recente indagine denominata Via col vento, che ha portato all’arresto di 13 persone accusate di vari reati, fra cui associazione mafiosa, invischiate nel mercato dei parchi eolici: «Si tratta di un’operazione importante – spiega il procuratore capo, come riporta l’edizione online de La Repubblica – perché dimostra come la ‘ndrangheta sia in grado di infiltrarsi in diverse province calabresi, sempre con gli stessi metodi, tipicamente mafiosi». Come prosegue il procuratore, a molti imprenditori che si aggiudicavano gli appalti, venivano imposte dai clan della ndrangheta determinate ditte. A capo di tutto il sistema vi era un imprenditore attivo soprattutto nel reggino, che gestiva appalti, affari e cantieri sparsi in tutta la regione, una sorta di “mediatore commerciale criminale”, spiegano i magistrati, che si interfacciava anche con grandi imprese straniere, pur di fare gli interessi dei malavitosi. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
FERMATO ANCHE UN SINDACO
Emergono ulteriori dettagli circa la maxi operazione della procura antimafia di Reggio Calabria che ha portato all’arresto di 13 persone, tutte invischiate in azioni mafiose nei confronti della realizzazione dei parchi eolici di alcune delle province calabresi. Fra coloro che sono stati fermati dalle forze dell’ordine, come riporta l’edizione online de La Repubblica, anche Francesco Scalfaro, 59enne sindaco di Cortale. Particolare la vicenda del primo cittadino del catanzarese, che solamente pochi mesi fa, a marzo, era stato vittima di una pesante intimidazione dei clan ndranghetisti, per poi divenire a sua volta colluso con i malavitosi locali, e quindi colpevole. Delle 13 persone arrestati fanno parte anche sei imprenditori, tutti affiliati o vicini ai clan Paviglianiti di San Lorenzo, Mancuso di Limbadi, Anello di Filadelfia, e Trapasso di Cutro. L’operazione, denominata Via col vento, ha portato anche al sequestro di 6 imprese per un valore totale di 42 milioni di euro. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
13 ARRESTI
La mafia calabrese si era infiltrata anche nei parchi eolici. A scoprirlo è stata la Dda di Reggio Calabria, che come riportato poco fa dall’edizione online de La Repubblica, ha portato alla luce un sistema malavitoso infiltratosi nella realizzazione dei parchi suddetti in quattro province calabresi, leggasi Reggio, Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia. Alle prime luci di oggi è scattato l’arresto per 13 persone, per cui è stata emessa ordinanza di custodia cautelare, tutti imprenditori e probabili ndranghetisti. Stando a quanto sottolineato dai magistrati, vi sarebbero evidenti prove di estorsione nei confronti delle aziende committenti dei lavori per la costruzione degli impianti calabresi.
I VARI REATI DI CUI SONO ACCUSATI
In poche parole, gli imprenditori collusi collaboravano assieme agli esponenti della mafia locale per ottenere forzatamente gli appalti della realizzazione degli impianti eolici, o facendo pressione in maniera violenta nei confronti delle aziende che li stavano già realizzando. Tutti gli indagati sono accusati dei reati di associazione mafiosa, estorsione, illecita concorrenza con violenza o minaccia e danneggiamento, aggravati dal metodo o delle finalità mafiose, e induzione indebita a dare o promettere utilità. Alle ore 10:30 di questa mattina si terrà una conferenza stampa in cui il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, spiegherà meglio nel dettaglio la vicenda.